Box
di Florin Serban
Per il focus dedicato al cinema rumeno alla 27esima edizione del Trieste Film Festival è stato presentato Box di Florin Șerban: storia di pedinamento e attrazione tra due personaggi cechoviani.
Questa vita è ancora nostra
Rafael e Cristina sono due persone che mai avrebbero immaginato di incontrarsi. Lui ha 19 anni, Rom, lavora in un autolavaggio e vuole diventare un grande pugile. Lei ha 34 anni, ungherese, è attrice in un teatro locale, è sposata e sta attraversando una crisi personale e professionale. Senza conoscerla, Rafael segue Cristina tutti i giorni. [sinossi]
La decisione da parte degli organizzatori del Trieste Film Festival di presentare, per la 27esima edizione della manifestazione giuliana, un focus sul cinema rumeno ci sembra decisamente azzeccata. Dal Cristian Mungiu vincitore nel 2007 a Cannes con 4 mesi 3 settimane 2 giorni, al Porumboiu premiato sempre a Cannes con la Caméra d’or nel 2010 per A est di Bucarest, passando per l’Orso d’Oro alla Berlinale 2013 per Il caso Kerenes di Călin Peter Netzer e quello d’argento ottenuto nello scorso anno da Radu Jude con il suo Aferim!: basta questo breve elenco per capire che la Romania sta vivendo una stagione cinematografica decisamente felice, almeno a livello qualitativo, tanto che forse è possibile parlare di una sorta di movimento, come del resto è stato in parte testimoniato dal film collettivo del 2009, Racconti dell’età dell’oro.
E all’interno del focus triestino, oltre che poter rivedere film come lo stesso Aferim! o The Treasure di Corneliu Porumboiu o ancora One Floor Below di Radu Muntean, abbiamo anche potuto recuperare Box, secondo lungometraggio di Florin Șerban, anch’egli già premiato a Berlino, per la precisione nel 2010, con il suo film d’esordio, If I Want Whistle I Whistle, che vinse il Gran premio della giuria.
Sin dalle prime battute Box sembra potersi agilmente inscrivere in una certa ‘classicità’ della nuova-nuova onda del cinema rumeno: racconto rarefatto ed ellittico, fotografia con colori caldi, macchina da presa che si muove in modo sinuoso con movimenti sempre molto controllati, una certa sottile – e spesso sublime, quanto quasi sottaciuta – ironia capace di sfociare a tratti nel grottesco. E, dunque, nel mettere in scena una montante attrazione tra due personaggi sconfitti dalla vita – o in procinto di esserlo -, Șerban utilizza tutti gli strumenti propri del cinema cui appartiene, facendo pensare a tratti persino a una sorta di maniera.
Il racconto infatti procede un po’ a fatica, spesso in modo volutamente oscuro (della vita della donna pedinata dal giovane riusciamo a cogliere qualche elemento, come ad esempio il fatto che è sposata e che ha una figlia, solo dopo un po’ di tempo), e forse – anche alla luce del finale con chiosa paradossale quanto estremamente sintetica – si ha la sensazione di una eccessiva apatia narrativa o, per dirla in maniera popolaresca, si potrebbe pensare che Șerban, prima di farci arrivare all’ironico finale, voglia menare il can per l’aia.
Del resto, lo spunto di partenza di Box è di una semplicità disarmante: un pugile diciannovenne pedina costantemente e ossessivamente una donna, non più giovane e nemmeno troppo aggraziata; ne è attratto, forse è addirittura innamorato. Probabilmente, per qualche misterioso flusso che li ha messi in sintonia, il giovane ha riconosciuto in lei un’eguale disillusione rispetto all’esistente. Su questo dunque Șerban costruisce il suo film, vi gira attorno, vi ritorna, sembra abbandonare il tema per poi riproporlo. E, come diceva Truffaut, si può realizzare un film a partire da qualsiasi cosa, basta saper portare fino in fondo il proprio discorso. Șerban, sia pur dunque appoggiandosi a un po’ di maniera, lo sa fare mettendo in mostra una maestria non indifferente e dimostrandosi capace di giocare, lungo tutto il film, su un sentimento malinconico, ondeggiante tra la depressione e l’imprevista eccitazione.
Soprattutto però Șerban piazza il suo vero colpo mettendo Cechov, e allora a quel punto tutto diventa più chiaro. La nostra protagonista, che è sposata con un attore di successo e ha anche una figlia, recita anche lei e sta facendo le prove per Tre sorelle dello scrittore russo. Però, sempre più insicura, non riesce a recitare bene, sbaglia i movimenti, ripete le battute senza convinzione e viene continuamente rimproverata dal regista. Ecco che allora, visto che stiamo vedendo un film cechoviano, basato sulle attese inevitabilmente deluse nella vita di ciascuno di noi, quei rimbrotti che la donna subisce sembrano allargarsi alla sua stessa esistenza e vanno a riverberarsi sulla sua vita quotidiana, sugli egoismi e le meschinità di cui inevitabilmente diamo prova. E sono proprio quelle prigionie che la spingono dunque a farsi tentare dalla ‘perdizione’, vale a dire il lasciarsi rimorchiare dal giovane boxeur.
Box si regge perciò su un fascino dell’evocazione, su un equilibrismo intorno al non-detto e al non-visto, che è allo stesso tempo un gioco consapevole sulla messa in scena, un ripensamento costante della stessa, caratteristica precipua d’altronde di alcuni dei capolavori recenti del cinema rumeno, come ad esempio i già citati 4 mesi 3 settimane 2 giorni e A est di Bucarest. E non crediamo che siano molte le cinematografie – tantomeno quella italiana – che possono vantare un così congruo numero di giovani registi (Șerban e Porumboiu, ad esempio, sono nati nel 1975) capaci di pensare il cinema prima di tutto come una questione – teorica e pratica – di regia. Aspettiamo di averne presto ulteriori conferme.
Info
La scheda di Box sul sito del Trieste Film Festival.
- Genere: drammatico, sentimentale
- Titolo originale: Boxe
- Paese/Anno: Francia, Germania, Romania | 2015
- Regia: Florin Serban
- Sceneggiatura: Florin Serban
- Fotografia: Marius Panduru
- Montaggio: Eugen Kelemen
- Interpreti: Catalin Mitulescu, Gyöngyi Ferenczi, Hilda Péter, Maria Fekete, Marian Simion, Mihai Ripan, Narcis Romulus Dobrin, Nicolae Motrogan, Orlando Chirvase, Rafael Florea, Robert Soare, Sorin Leoveanu, Valentin Vranceanu
- Produzione: Augenschein Filmproduktion, Fantascope, MPM Film
- Durata: 94'
