Conspiracy – La cospirazione

Conspiracy – La cospirazione

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Legal thriller paramedico, Conspiracy – La cospirazione si muove tra paradossi narrativi e grossolane incongruenze. Con un protagonista, Josh Duhamel, imbambolato, e con Al Pacino e Anthony Hopkins che neppure hanno voglia di gigioneggiare.

Ho cospirato contro me stesso

Ben Cahill è un giovane e ambizioso avvocato che si ritrova coinvolto in un delicato intrigo di potere tra Arthur Denning,un corrotto manager farmaceutico, e Charles Abrams, uno dei soci del suo studio legale. Quando il caso prende una svolta pericolosa, l’uomo deve cercare di scoprire la verità prima di perdere tutto… [sinossi]

Nei primi minuti di Conspiracy – La cospirazione si ha l’impressione che l’esordiente Shintaro Shimosawa (co-produttore di The Grudge e di alcuni serial televisivi) voglia mostrarci un thriller intorno al corrotto mondo delle multinazionali della medicina. Il personaggio interpretato da Anthony Hopkins d’altronde sembra essere stato messo lì apposta: leader di una di queste aziende che se ne frega della salute dei malati e anzi li danneggia, il vecchio leone gallese fa la faccia truce, sicuro di poter incutere timore come ai bei tempi. Ben presto però si viene a scoprire che il giovane avvocato (Josh Duhamel) che lo vuole incastrare con la complicità dell’amante di Hopkins rischia a sua volta di essere incastrato da qualcun altro (forse dalla ragazza stessa, o da Hopkins, o ancora da Al Pacino, che è uno dei soci più importanti dello studio per cui lavora l’ambizioso protagonista). In più si viene a scoprire che il nostro ha vinto molte cause solo perché ha inquinato le prove, in modo tale da mandare più facilmente in carcere i veri colpevoli (e qui aleggia persino la memoria dell’Hank Quinlan di Orson Welles).
Tutti sono corrotti dunque, in un vortice che vorrebbe unire Wall Street, Effetti collaterali e L’amore bugiardo – Gone Girl e che si risolve in una inevitabile schizofrenia, sia nei toni, sia nella narrazione (i colpi di scena, in un crescendo rossiniano, appaiono sempre meno credibili), sia nei personaggi che, per rispondere alle esigenze di un copione decisamente incongruente, si comportano in modo sempre più irrazionale.

Ci si vorrebbe consolare perciò nel confronto attoriale tra Pacino e Hopkins, ma questo – a parte una sequenza sbrigativa e maldestramente buttata via – in realtà non avviene mai, e anzi i due (appesantiti) colossi della recitazione appaiono in scena in fin dei conti di rado, dividendosi quasi equamente il palcoscenico, Hokpins nell’incipit e Pacino nella parte finale del film.
Tutto finisce dunque per reggersi sulle gracili spalle di uno spaurito Josh Duhamel, che si ritrova ad avere a che fare ora con cadaveri che si spostano da un appartamento all’altro, ora con la moglie che gli rinfaccia delle colpe non meglio definite, ora con un giapponese (omaggio del regista alle sue origini) che – evidentemente malato terminale per qualche pillola andata a male (anche se il dettaglio non viene mai chiarito) – gli vuole fare la pelle (ma perché a lui e non a Hopkins?). Il tourbillon è tanto esasperato che ad un certo punto viene perfino in mente che vi siano delle finalità lynchiane nel disegno del regista. Delle finalità tese cioè a scardinare il naturale e razionale decorso di un onesto legal thriller. Ma la maldestra parte finale – con annesso deleterio post-finale – contribuisce a chiarire per bene le cose: Shintaro Shimosawa non aveva ben chiaro cosa stesse facendo.

Info
Il trailer di Conspiracy – La cospirazione su Youtube.
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