Parola di Dio

Parola di Dio

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Presentato al Biografilm Festival, nel focus Europa, dopo essere passato a Cannes in Un Certain Regard, e infine in sala, Parola di Dio ha tutte le caratteristiche del film a tesi, volto a evidenziare i brani più violenti della Bibbia e il ruolo negativo cui porta l’osservanza acritica e letterale dei testi sacri. Un film che non riesce ad andare oltre il mero ruolo di pamphlet.

L’oppio dei popoli

Alle ragazze non dovrebbe essere concesso di partecipare alle lezioni di nuoto in bikini. Insegnare educazione sessuale a scuola è sbagliato. L’evoluzionismo è una teoria non provata e dovrebbe essere affiancata al creazionismo. Sono queste e altre le osservazioni che il giovane Veniamin, in piena crisi mistica, muove a chi gli sta intorno, citando a memoria i passi più cruenti della Bibbia e tentando di imporre anche ai suoi compagni di scuola la sua ortodossia estrema. L’unica voce che si contrappone a lui è quella di Elena, giovane professoressa di biologia imbevuta di scienza e razionalismo. Ma come si può rispondere con la sola Ragione a chi nutre una Fede cieca? [sinossi]

Kirill Serebrennikov, conosciuto per una sua opera presentata alla Mostra di Venezia nel 2012, Betrayal, è un eclettico regista russo con il piede in due scarpe, quella del teatro e quella del cinema. Ora sta peraltro allestendo una versione teatrale di Idioti di Lars von Trier, opera che in effetti si presta non poco alla vis polemica del regista russo.
Presentato al Biografilm 2016, Parola di Dio è tratto da una pièce teatrale del drammaturgo tedesco Marius von Mayenburg, che già Serebrennikov aveva allestito a teatro, portandosi dietro anche in parte gli stessi attori. Rispetto al testo di partenza, cambia la religione oggetto della narrazione, che da cattolica diventa quella ortodossa. E l’ambientazione della vicenda è nella città di Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania. Una terra quindi di confine, sospesa tra identità diverse, dove la Russia si protende nell’Europa. E Kaliningrad è peraltro, cosa altrettanto significativa per il tema trattato, la patria di Immanuel Kant.

Il titolo originale di Parola di Dio è ben più esplicito a riguardo: (M)uchenik, è infatti un gioco di parole intraducibile, che associa i termini russi “muchenik”, che significa martire, e “uchenik” che invece vuol dire studente. Veniamin, chiamato anche con il diminutivo Venya, è il fulcro di questa storia, ed è anche il crocevia di una serie di enigmi e problematiche. Il regista lo presenta in una situazione che può apparire morbosa oppure indice di un’educazione aperta e di una situazione di confidenza con la madre. Nella piccola casa in cui vive con lei, non si fa problemi, non ha inibizioni, nell’urinare in bagno lasciando la porta aperta, lei presente. Mentre lei gli chiede tranquillamente se non gli creino problemi le erezioni involontarie. Vedremo subito dopo Venya rifiutare di spogliarsi per la lezione di nuoto. Il regista lascia quindi una situazione di ambiguità riguardo l’origine dell’ossessione del ragazzo per l’osservanza delle sacre scritture. Forse una possibile risposta è quella che fornisce la madre stessa, quando si preoccupa che sia drogato. E in effetti la sua droga è proprio quella della religione, l’oppio dei popoli.

Parola di Dio è un film a tesi, un pamphlet in questo senso monolitico. Abbiamo paura del terrorismo islamico, della cultura del Corano, ma anche la Bibbia, in quanto una delle religioni del Libro, la cui dottrina si fonda quindi su un testo sacro, contiene situazioni, frasi, elementi inaccettabili. Questi sono snocciolati nelle citazioni declamate da Venya, e richiamati proprio da note impresse sullo schermo – peraltro in caratteri latini e non cirillici – a indicare il verso esatto, il capitolo e il libro di quella citazione, quasi a scimmiottare le letture durante le funzioni religiose. E a sottolinearne l’autenticità.
Anche la Bibbia conterrebbe quindi i germi della violenza, e i pericoli nelle persone fanatiche, indottrinate, oppure che si rifugiano nella religione per situazioni di disagio di vario tipo, sono sempre latenti. La lettura della Bibbia riserva in effetti elementi sorprendenti, cose che non ci hanno detto al catechismo, e questo senza dover scomodare i testi apocrifi, come del resto scopriva Pasolini con Teorema.

La figura di Venya rappresenta un avamposto di una tendenza all’oscurantismo, in Russia e non solo. L’unico personaggio del film che si salva è la professoressa di scienze, Elena, strenua a difendere la teoria darwiniana, anche opponendosi alla preside. La sua sembra essere una lotta in favore di una cultura scientifica sempre più in declino, già da quando deve ribadire che il pipistrello non è un uccello ma un mammifero. Venya protesta contro l’insegnante vestendosi da scimmione, che sembra uno di quelli dell’incipit di 2001: Odissea nello spazio. E il suo sogno mistico con il crocifisso richiama quello dell’alleniano Fielding, de Il dittatore dello stato libero di Bananas, o al limite anche l’Alex di Arancia meccanica che si immedesima nel centurione che frusta Cristo. Serebrennikov conosce la storia del cinema.
Quello che si può laicamente contestare al regista è il non voler nemmeno prendere in considerazione la possibilità teorica di letture traslate o metaforiche, delle sacre scritture. Non ci sono altre strade.

Info
La scheda di Parola di Dio sul sito del Biografilm.
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