Marie et les naufragés

Marie et les naufragés

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Il cinema lieve e misterico di Sébastien Betbeder si arricchisce di una nuova creatura, Marie et les naufragés, storia di amori, gelosie e isole sperdute. A Torino in Festa Mobile.

E adesso cosa succede?

Antoine l’aveva avvertito: Marie è pericolosa. Ma ciò non impedisce a Siméon di abbandonare tutto per seguirla. Un “tutto” che non è molto, visto che la storia con Béatrice è finita e la rivista per cui lavorava ha chiuso. Siméon decide quindi di lasciare Parigi e andare in Bretagna, sull’isola di Groix. Tuttavia, se pensava di iniziare un’avventura a due, si sbagliava: anche Oscar, il suo coinquilino musicista e sonnambulo, e lo stesso Antoine, scrittore in crisi d’ispirazione, sbarcano sull’isola. L’involontario quartetto parigino si trova così immerso in un luogo totalmente diverso, con personaggi tutti da scoprire. [sinossi]

Marie et les naufragés è il titolo del primo dei due film di Sébastien Betbeder usciti in Francia nel corso del 2016 (il secondo, Le Voyage au Groenland, lo si è visto a Cannes, nell’universo parallelo di Acid), e condivide con tutti i suoi predecessori, vale a dire tre lungometraggi, due medi e una decina di corti, una duplice sorte: essere selezionato all’interno del programma del Torino Film Festival e non trovare distribuzione in Italia… Battute a parte, appare sempre più grottesco come uno dei nomi fondamentali del cinema francese dell’ultimo decennio rimanga completamente sconosciuto a una platea, quella italiana, che potrebbe senza troppe difficoltà eleggerlo ad autore di culto. Da principio a far storcere il naso ai distributori era la durata delle opere (Les nuits avec Théodore, per esempio, supera a fatica l’ora), ma soprattutto i toni umbratili, cupi, misterici con i quali Betbeder guardava il mondo; ma dopo la “svolta”, se tale la si può definire, di 2 automnes 3 hivers con cui ha virato con decisione verso toni più leggeri, da commedia in odor di Allen, il perdurare dell’ostracismo assume contorni a dir poco grotteschi.
Marie et les naufragés sembra in qualche modo un congiunto di 2 automnes 3 hivers: anche qui è l’incontro casuale tra un uomo e una donna a muovere gli ingranaggi della trama, anche qui la narrazione supera la parete che divide lo spettatore dagli eventi sullo schermo, con i personaggi che si rivolgono direttamente alla macchina da presa per raccontare il loro punto di vista, le emozioni, i desideri, i ricordi.

Nascondendola sotto le coltri di una commedia briosa e corale, non priva di bizzarrie – la trasferta nell’isola bretone Groix, di fronte a Lorient, che occupa in pratica tutto l’ultimo segmento del film – Betbeder firma un’operazione a suo modo coraggiosa. Marie et les naufragés non si limita a “raccontare una storia”, con lo stuolo di trovate ironiche e divertenti che sono d’abitudine per gli appassionati del cineasta francese, ma fa sì che siano gli stessi personaggi a condurla avanti, a volte ripescando nelle proprie memorie, altre volte sospirando le proprie ambizioni per il futuro. È per primo Siméon a dare slancio alla storia, parlando della sua infanzia, dei suoi primi amori, della donna con cui ha avuto una bambina prima di separarsi. Può apparire come il classico percorso emotivo nella psiche di un protagonista, ma non è così; è invece il primo segnale di una ricerca di altre vie alla struttura narrativa, che si evolve poi tra camere a circuito chiuso per riprendere sonnambuli – il più delirante “omaggio” all’oggettività di Paranormal Activity, a ben vedere –, pedinamenti di detective improvvisati, e ovviamente il romanzo che Antoine/Eric Cantona sta scrivendo e che altro non è che il film che sta prendendo corpo sullo schermo, Marie et les naufragés.

Non appartiene a nessuna prassi reale, Marie et les naufragés, e al massimo può riportare alla mente il cinema di Alain Tanner, a sua volta dimenticato e quasi completamente sconosciuto in Italia: i suoi protagonisti non seguono schemi predefiniti, e per questi sono così liberi di muoversi. Per questo possono incontrare Cosmo, a Groix, e per questo possono trovare finalmente i loro gesti in un ballo notturno in discoteca dove dopo paturnie varie Oscar riesce a trovare il punto d’incontro perfetto tra musica triste e ballabile; triste e ballabile proprio come il cinema di Betbeder, anche quando sa farsi spensierato e libero. Triste perché dietro quella che sta raccontando ci sono sempre decine, forse centinaia di storie destinate a finire male, già perse, mai raccontate. Come quella di Wim, che apre con illuminante grazia il film, scheggia di un’amicizia impossibile.
La vita non è necessariamente “bella”, né per forza piacevole. Molto di quel che accade lo si vorrebbe evitare. Ma accade, e allora l’unica cosa è cercare di narrarlo, per trovare nuove strade, per percorrere sentieri che non era stato possibile vedere. L’approccio letterario che è uno dei tratti distintivi delle opere di Betbeder trova in Marie et les naufragés la sua sublimazione; ognuno dei personaggi vive perché qualcun altro lo sta narrando, e quindi ricordando e sorreggendo a ogni passo. Per questo quando la nave si allontana da Groix, dividendo per la prima volta – e forse in maniera definitiva, chissà – i quattro protagonisti e le loro future sorti, Marie non può fare altro che guardare il vuoto e chiedere “e adesso cosa succede?”. Come si fa a proseguire senza narratore? Melanconico, tenero e spesso molto divertente, Marie et les naufragés è un film/porto, in cui si può cercare un riparo dalle temperie della natura e della società, con lo sguardo sempre proteso in avanti, ma affondati nella propria memoria. La conferma di un talento cristallino, e incomprensibilmente sconosciuto.

ps. La colonna sonora è opera di Sébastien Tellier: prosegue dunque la collaborazione fra Betbeder e alcuni dei principali compositori della sua generazione, dopo Sylvain Chauveau (autore delle musiche dei lavori d’esordio del regista, fino a Les nuits avec Théodore), Bertrand Betsch (all’opera su 2 automnes 3 hivers) e Minizza, trio che si adopera alla soundtrack di Le Voyage au Groenland dopo aver portato a termine una colonna sonora immaginaria di Hotel Monterey di Chantal Akerman.

Info
Il trailer di Marie et les naufragés.
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