A Good Wife

A Good Wife

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Esordio alla regia dell’attrice serba Mirjana Karanović, A Good Wife è il racconto robusto e con poche sbavature del declino fisico e della ribellione morale di una donna. Vincitore della sezione lungometraggi alla 28esima edizione del Trieste Film Festival.

L’assassino che è in noi

A Milena, un donna di 50 anni, viene diagnosticato un tumore. Contemporaneamente scopre l’orribile passato del marito. Per la donna inizia così una sorta di risveglio dal finto paradiso in cui aveva pensato di vivere fino ad allora. [sinossi]

Comincia con un’inquadratura che è una dichiarazione d’intenti A Good Wife, film d’esordio dell’attrice serba Mirjana Karanović (interprete, tra l’altro, di alcuni dei migliori film di Kusturica, come Underground e Papà è in viaggio d’affari). Vediamo la donna, che è incarnata dalla stessa regista, guardarsi nuda allo specchio con un sentimento di grande rassegnazione: prossima ai cinquant’anni, sembra presentire il prossimo disfacimento del suo corpo. Ma allo stesso tempo questa prima inquadratura – che verrà rievocata nel finale – ci parla dell’orgoglio della regista e attrice che, sin dall’incipit, ci vuole dire: eccomi, mi porterò sulle spalle tutto il peso del film.
Ed è quel che accade: A Good Wife, superata una qualche incertezza narrativa e registica che fa capolino di tanto in tanto, ruota con efficacia interamente intorno alla sua protagonista che mette tutta se stessa in una storia di rifiuto verso la rassegnazione femminile.

Milena ha tre figli e un marito, una bella villa nei dintorni di Belgrado e un gruppo di amici che sembrano volersi bene al di là di qualche scaramuccia. Ma la figlia maggiore, che chiede che i criminali di guerra serbi vengano processati, si è inimicata suo padre che non la vuole più vedere. Gli amici poi cominciano a minacciare suo marito, senza che Milena riesca bene a capire quale possa essere il motivo. In più alcuni di loro muoiono in circostanze misteriose. E infine lei stessa scopre di essere malata.
Quella che potrebbe sembrare una eccessiva coltre di catastrofi che si abbatte sulla protagonista viene in realtà gestita da Mirjana Karanović con un buon senso della misura e con una narrazione progressiva e sempre più opprimente. Fino ad arrivare all’agnizione finale: lì finalmente Milena smette i panni della sottomissione nei confronti del marito, del senso di frustrazione che la attanaglia, di una vita vissuta in silenzio – o quasi – al fianco dei familiari, e per una volta prende una decisione (forte) di sua iniziativa.

A Good Wife ha il pregio, se vogliamo anche di natura commerciale, di avere i temi giusti (malattia e cicatrici di guerre passate, che interessano sempre il pubblico e solleticano la sua volontà di immedesimazione); questo senza cadere nel difetto di travestirsi in film a tesi o in toni moraleggianti, o ancora in una deviazione ‘contenutistica’. Tanto che ad esempio il maschilismo della società serba, sin troppo evidente nella vicenda della protagonista (e non poteva essere altrimenti), viene però contemporaneamente riverberato in mille rivoli e annotazioni minuziose (come nel dialogo a tavola tra i giovani, in cui già si intravede un destino identico a quello dei loro genitori).
A conferma, infine, della solidità dell’esordio di Mirjana Karanović arriva anche la sovrastruttura simbolica, legata ovviamente al seno materno, che ha allattato e nutrito mostri; il seno come madre terra che deve estirpare quel che porta di malato in sé.
Non sarà niente di nuovo, o di eclatante, ma tanto basta per fare di A Good Wife un film solido e dalla natura squisitamente popolare. E chissà che qualche distributore nostrano non faccia un pensierino a questo film che, se ben presentato e promosso, può avere un’eco anche da noi.

Info
La scheda di A Good Wife sul sito del Trieste Film Festival.
Il trailer di A Good Wife su Youtube.
La pagina Facebook di A Good Wife.

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