Town in a Lake

Town in a Lake

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Seconda opera di finzione per il filippino Jet Leyco, presentata all’International Film Festival Rotterdam. Town in a Lake, sotto forma di un thriller metafisico, torna sui temi cari alla nuova generazione di cineasti dell’arcipelago, il sistema dispotico e corrotto, le calamità naturali.

Picnic in un villaggio sul lago

In un villaggio di pescatori nelle Filippine due ragazze scompaiono. Di una viene trovato il cadavere, uccisa dopo violenza sessuale, mentre per l’altra proseguono le ricerche. [sinossi]

Town in a Lake è il secondo film di finzione per il giovane filmmaker filippino Jet Leyco, dopo Leave It for Tomorrow, for Night Has Fallen, mentre in precedenza aveva realizzato un corto e il documentario Ex Press. È il suo approdo al cinema di genere, come da lui stesso dichiarato alla presentazione all’International Film Festival Rotterdam. Vero, ma quale genere? Molto ricorda Twin Peaks, che pure Leyco dichiara di non aver mai visto.
Un piccolo villaggio di pescatori su un lago, in quel tipico ambiente filippino dove la giungla dirada verso un bacino acquatico. La tranquilla comunità viene scossa da una sconvolgente avvenimento. Una ragazza di 16 anni viene trovata morta dopo, come risulta dall’impietosa autopsia, aver subito violenza sessuale. La sua amica è invece scomparsa nel nulla e tutti i dintorni della cittadina vengono battuti palmo a palmo nella sua ricerca. I topoi di genere sono tanti e possono arrivare anche a La signora del lago di Chandler: la sparizione, la natura, il lago che inghiotte le persone. Col progredire della narrazione, la vicenda si tinge di elementi sovrannaturali e misteriosi. Emerge il coinvolgimento di creature ombra (extraterrestri? presenze fantasmatiche?), e tutto si avvolge in una torbida atmosfera paranormale, alla X-Files.

Jet Leyco con Town in a Lake si ispira a un episodio di cronaca per trasfigurarlo e usarlo in chiave di lettura sociale. Racconta l’episodio in modo crudo e impietoso, in stile Bruno Dumont, ma anche richiamando i momenti di necrofilia del suo precedente Leave It for Tomorrow, for Night Has Fallen: mostrando la vagina del cadavere della ragazza mentre i medici legali, durante l’autopsia, verificano la presenza di spermatozoi al suo interno, segno di un’avvenuta violenza.
Come nel caposaldo del cinema filippino Himala di Ishmael Bernal, dove un altrettanto evento clamoroso ispirato alla realtà – una presunta apparizione mariana – serviva a mettere a nudo il cinismo di una società che si apprestava subito a sfruttare a fini commerciali quella vicenda, così si muove Jet Leyco.

Le Filippine continuano a vivere l’incubo di Marcos, come testimoniato anche da tanto cinema contemporaneo, che ha disseminato il paese di cadaveri di desaparecidos, e sembra stiano ripiombando in un analogo sistema dispotico con la presidenza di Duterte, con i suoi squadroni della morte. Nell’arcipelago dove si continuano a rinvenire, nella giungla, i corpi dei missing, come racconta Lav Diaz per esempio in Melancholia. In quel tormentato paese si può sempre sparire e si possono sempre trovare cadaveri martoriati.
Leyco descrive un sistema marcio, nella polizia con i suoi metodi, nelle autorità locali, nella politica (arriva a un certo punto l’uomo del congresso), nella stampa che crea subito il circo mediatico: una corruzione diffusa. Quella stessa della violenza della polizia raccontata nel suo documentario Ex Press. Un cinismo condiviso che si vede quando, dopo un certo periodo dai fatti, i poster che tappezzavano la cittadina – quello di missing per una delle ragazze e di taglia per l’omicidio dell’altra – vengono scarabocchiati. Oppure nella scena in cui si incontrano due processioni, la fiaccolata per la ragazza uccisa e un corteo folkloristico fracassone. Ma Leyco, memore ancora di tanto cinema filippino, si pensi solo a Lino Brocka, racconta anche della comunità LGBT del paese, nelle feste delle trans, nel legame che poteva esserci tra le due ragazze.

Pian piano, come si diceva, Town in a Lake scivola nel metafisico, ma è un metafisico perfettamente connaturato nella vita e nella maestosità della natura, come in molte culture orientali del resto. La natura con il suo potere anche apocalittico, nel tifone che cancella tutto. Leyco racconta di una società molto superstiziosa (si vede a un certo punto anche un’immaginetta di Padre Pio!), ma anche una dimensione dove non vi è barriera netta tra sovrannaturale e quotidiano. Dove esistono dei tunnel spaziotemporali come quelli che portano i personaggi di Buenas noches, España di Raya Martin.
Nell’altra associazione, ovvia, che si potrebbe fare, quella a Picnic a Hanging Rock di Peter Weir, qui la carica di mistero appare depotenziata, nel contesto di una cultura dove il mistero non ha lo stesso potere dirompente come in quella occidentale che esige a tutti i costi la spiegazione, ma è un mistero immanente nella vita di tutti i giorni. Del resto è proprio una scritta nei titoli di coda a dichiarare che non sono stati maltrattati animali per la lavorazione del film, ma nemmeno creature ombra.

Info
La pagina Facebook di Town in a Lake.
Il trailer di Town in a Lake su Youtube.
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