Gli amori di una bionda
di Miloš Forman
Dopo la proiezione al Bergamo Film Meeting, nell’ambito della retrospettiva dedicata a Miloš Forman, è ora in distribuzione nel restauro della Cineteca di Bologna Gli amori di una bionda, un caposaldo della Nová vlna, un cinema di freschezza espressiva, leggerezza, educazioni sentimentali, schermaglie fra i sessi che trasversalmente accomunava le nouvelle vague d’Europa.
Andula con la valigia
Nella fabbrica di scarpe di Zruce, non lontano da Praga, lavorano duemila giovani operaie. Durante una festa da ballo, Andula, una ragazza molto intraprendente, si fa sedurre da Milda, il pianista dell’orchestra. Non ricevendo, nei giorni successivi, alcuna notizia da Milda, Andula lo va a cercare a Praga. Giunta a casa sua, non lo trova, ma viene accolta con diffidenza dai genitori di lui. Accortasi dell’inconsistenza dei suoi sogni, Andula ritorna a Zruce… [sinossi]
Su di una festa da ballo è incentrata la prima parte de Gli amori di una bionda. Come uno di quei party di college di cui abbondano i film americani. La differenza è che siamo dall’altra parte della cortina di ferro, negli anni Sessanta. Per un uomo come Miloš Forman, che avrebbe varcato tre anni dopo l’oceano per stabilirsi dall’altra parte, negli States, che avrebbe sperimentato in prima persona la trasversalità di certi meccanismi, le specularità di due sistemi opposti, mettere in scena questa festa da ballo significa già da ora riflettere sulle contraddizioni del proprio mondo. A organizzare il party, con lo scopo dichiarato di far accoppiare le operaie della fabbrica di scarpe con i militari riservisti di un contingente chiamato per l’occasione, è proprio l’anziano capo-struttura, preoccupato dalla penuria maschile nella popolazione locale. Più che da motivazioni filantropiche, far maritare le sue operaie per la loro felicità, sembra essere guidato da interessi di efficienza: il benessere delle lavoratrici migliorerà la qualità del loro lavoro. L’imperativo della produttività, peraltro svincolata dall’interesse della collettività – non sembra appartenergli l’idea di fornire un bene alla comunità – è poi il paradigma stesso del capitalismo, qui mescolato al dirigismo sovietico. E il sistema socialista si pone anche il compito di dettare una morale di stampo ultraconservatore. L’insegnante moralista che insiste con le ragazze nella necessità di sposare un bravo ragazzo rappresenta l’ambiguità delle istituzioni, il loro carattere maschilista, che dall’altro lato organizzano incontri con uomini di mezza età, sposati e in cerca di avventure extraconiugali. A fare il paio con le posizioni dell’insegnante sono i genitori di Milda, descritti come macchiette, perennemente incollati al televisore, strumento di propagazione di immagini che Forman rende in tutta la loro sgranatura e bassa definizione. Diversamente dalla prassi dell’epoca e non solo, infatti, lo schermo televisivo è ripreso dal vero e non “incollato” in post-produzione. E le scene televisive mostrano delle donne-oggetto, dei manichini che prendono vita e un clown che ci gioca.
Il rapporto tra generazioni e le schermaglie tra i sessi sono i temi che Miloš Forman ha spesso raccontato. Qui, almeno nel primo caso, è il personaggio di Andula a rappresentare il simbolo stesso dell’emancipazione, della libertà sessuale che assurge al paradigma stesso della ribellione, della Jeune vague del cinema ceco con le sue istanze di libertà espressiva e trasgressione artistica. Andula rifiuta tanto i ‘papponi’ che l’azienda le vuole rifilare, tanto il fidanzato ufficiale con cui si era messa forse senza troppa convinzione. Per cedere, non senza resistenze e tentennamenti, alla seduzione di Milda. Di Andula non vediamo i genitori e del suo passato sappiamo di un tentato suicidio tagliandosi le vene. È una figura fragile, incolta, una ragazza di provincia che non sa chi sia Picasso, a differenza del ragazzo di Praga. Svolge un lavoro di catena di montaggio mentre Milda è un musicista, un artista e forse è anche questo che la attrae di lui. Andula alla fine viene anche lei ingannata e sconfitta. Nella sua ingenuità si presenta con la sua valigia a casa della famiglia di Milda, proprio come fa Aida/Claudia Cardinale, la zurliniana “ragazza con la valigia” del film di quattro anni precedente. Una citazione probabilmente involontaria, visto che quell’immagine deriva da ricordi personali di Forman. Andula, a differenza di Aida, non troverà un altrettanto timido e impacciato Lorenzo. Il genere maschile è solo quello di Marcello che usa le ragazze come valigie per poi abbandonarle quando non servono più. Così è Milda che nel frattempo ci ha già provato con altre ragazze-valigia, con altre donne considerate alla stregua di manichini come nella scena televisiva.
Ne Gli amori di una bionda sono ben definibili i temi di Miloš Forman. Le scene da ballo, indicative di un musical inconscio, che qui sono tre. E il film comincia con un momento che sembra un provino, altra ossessione del regista. Una delle ragazze canta suonando la chitarra ma prima di iniziare aspetta un attimo, come se qualcuno dovesse darle il la. E un provino è quello di Andula nella sua iniziazione al sesso, in tutte le fasi di scoperta del corpo e di mettersi a nudo, condizione che Forman persegue per molti suoi personaggi. La ragazza non riesce a superare il pudore e chiede a Milda di spegnere la luce ma anche di chiudere la finestra in modo da annullare qualsiasi fonte luminosa. Ma il buio totale sembra impossibile perché la tapparella è rotta e questo genera tutta una serie di gag con il ragazzo che tenta di sistemarla. Una nudità simbolica, come violazione della privacy, è rappresentata anche dall’apertura della valigia di Andula da parte dei genitori di Milda.
Forman gira Gli amori di una bionda con uno stile da cinéma-vérité, usando anche la macchina a mano in alcuni momenti come per entrare nel dormitorio, secondo la sua teorizzazione della verità come smascheramento della menzogna e per la ricerca della verità sorprendente. E al contempo il regista impiega una poetica degli oggetti, reiterati nel film per costruire fili narrativi, simmetrie interne. Gli anelli: quello che il fidanzato regala ad Andula che non porta più dopo aver incontrato Milda, quello che Milda dice essere un regalo della madre, e la fede nuziale che si sfila uno dei riservisti. Le scarpe: quelle prodotte nello stabilimento, quelle inquadrate sotto il tavolino mentre il riservista raccoglie la fede nuziale, quelle dei passi di danza, quelle che Milda si toglie per entrare furtivamente nella casa della sua nuova fiamma nella scena tagliata. I letti: del dormitorio, della notte di Andula e Milda, e il lettone dei genitori dove dormirà anche lui. Le chitarre, con cui si apre e chiude il film per arrivare alla chitarra cubista, all’immagine che usa Milda per descrivere le forme femminili di Andula. La verità per Forman deve essere sorprendente, a costo di trovarvi delle immagini di Picasso.
Info
Il trailer de Gli amori di una bionda.
La scheda de Gli amori di una bionda sul sito de Il cinema ritrovato.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Lásky jedné plavovlásky
- Paese/Anno: Cecoslovacchia | 1965
- Regia: Miloš Forman
- Sceneggiatura: Ivan Passer, Jaroslav Papousek, Milos Forman, Václav Sasek
- Fotografia: Miroslav Ondrícek
- Montaggio: Miroslav Hájek
- Interpreti: Jana Brejchová, Jana Nováková, Josef Šebánek, Josef Kolb, Marie Salacová, Milada Ježková, Vladimír Menšík, Vladimír Pucholt
- Colonna sonora: Evzen Illín
- Produzione: Barrandov Sebor, CBK, Filmové studio
- Distribuzione: Cineteca di Bologna, Il cinema ritrovato
- Durata: 90'
- Data di uscita: 10/04/2017
