Good Time

Torna il manierismo poetico di Ben e Joshua Safdie con Good Time rocambolesca e incessante avventura urbana tra umane miserie e altruismo, truffe e affetti familiari. In concorso a Cannes 2017.

There’s someone in my head, but it’s not me

Una rapina andata alla malora… Connnie riesce a fuggire ma suo fratello Nick viene arrestato. Mentre Connie cerca di mettere insieme i soldi della cauzione per liberare il fratello, gli si offre un’altra opzione: farlo evadere. Dai bassifondi di New York ha inizio una lunga notte adrenalinica… [sinossi]

Manieristi con l’anima. Sono così i fratelli Ben e Joshua Safdie, paladini del nuovo indie americano, alacri rielaboratori di un immaginario che discende dal cinema anni ’70, cinefili e cinefagi, ma mai distanti dai loro personaggi. Dopo Heaven Knows What, rielaborazione fictionale costruita par calzare a pennello sul reale personaggio di una junkie newyorkese, i due fratelli approdano ora in concorso a Cannes 2017 con Good Time.

Protagonista è uno stralunato e multiforme Robert Pattinson, nei panni di un rapinatore di banche che, dopo l’arresto del suo sodale e fratello Nick, incarnato dallo stesso Ben Safdie, fa di tutto per racimolare il denaro per la cauzione, lanciandosi in una rocambolesca notte newyorkese, tra neon lampeggianti, drugstore, ospedali e appartamenti di sconosciuti. Quasi corpo plastico dedito ad uno slapstick acrobatico, Connie, questo il nome del personaggio incarnato da Pattinson, è energia allo stato puro, gratuita e senza obiettivi, a parte forse ricongiungersi col fratello per fuggire insieme in Virginia. Quanto a quest’ultimo, Nick è l’erede di una lunga serie di personaggi classici della letteratura e del cinema americani, che dal Benjy Compson de L’urlo e il furore di Faulkner, passa per il Lennie Small di Uomini e Topi di Steinbeck e arriva fino al Forrest Gump di Zemeckis. Come loro, Nick è affetto da un ritardo mentale che, come scopriamo nell’iniziale dialogo con un assistente sociale, gli consente di assimilare solo elementi semplici del linguaggio, mentre proverbi e aforismi gli risultano incomprensibili. Proprio come Nick, che non a caso è incarnato da uno due registi, anche Good Time è intermittente, fieramente balbuziente e dadaista, mescola elementi del poliziesco anni ’70 e ’80 con la presa diretta di un cinéma vérité perennemente ondeggiante ed empatico, al fianco e al seguito dei personaggi.

Connie e Nick sono gli ultimi discendenti, consumati, deprivati di ogni idealismo, dei cowboys di frontiera, dei reduci della Dust Bowl, e si ritrovano spiaggiati in una metropoli che li macina e trascina via come un fiume in piena. Si respirano in Good Time echi del Fuori Orario di Scorsese, di Tutto in una notte di Landis, del miglior cinema di Shatzberg e del troppo spesso dimenticato Straight Time (Vigilato speciale) di Ulu Grosbard. “There’s someone in my head, but it’s not me” cantavano i Pink Floyd in Brain Damage, ed è un po’ così il cinema dei Safdie, ha dentro molto altro cinema e relativi autori e ne va fiero, rivendica il suo immaginario, come il suo essere geneticamente già “danneggiato”, ma senza rimpiangere troppo quell’innocenza primigenia che forse non è mai esistita.

Eppure Good Time è un film pieno di rimpianto, che esplode tutto sul finale e prosegue nel corso dei titoli di coda su scena, sovvenzionato dalla splendida ballata cantata da Iggy Pop, mentre si compie sotto i nostri occhi un destino che è più forte e più folle anche dell’irrazionalità. E in questa esplosione drammatica durissima si rivela lo sguardo dei Safdie, critico e privo di speranza nei confronti di un’America che ha perduto il contatto con le proprie radici e preferisce far pascolare i suoi cittadini indicandogli a gran voce dove dirigersi e perché. Ma per fortuna il cinema dei Safdie non rientra in questa forma di omologazione, prosegue la sua ribellione guardando indietro, perché è la memoria l’unica cosa per cui vale la pena di lottare. Per il futuro invece no, al massimo si potrà andare in un altrove qualsiasi – magari la Virginia vagheggiata dai personaggi del film –, ma il futuro non c’è.

Info
Il trailer di Good Time.
La scheda del film sul sito del Festival di Cannes 2017.
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