Makala

Makala

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Sospeso tra neorealismo e documentario etnografico, Makala di Emmanuel Gras è un film importante, ma squilibrato. Vincitore della Semaine de la Critique di Cannes 2017.

Il sole è soltanto una palla di fuoco

Un giovane abitante di un villaggio del Congo, spera di fornire un futuro migliore per la sua famiglia. Come risorse ha solo la boscaglia circostante e una volontà tenace. Partito per un lungo ed estenuante viaggio con lo scopo di vendere i frutti del suo lavoro, scoprirà il valore del suo sforzo e il prezzo dei suoi sogni. [sinossi]

Fino a domani venerdì 2 giugno si può vedere Makala gratuitamente sul sito di Festival Scope a questo link.

Il documentario etnografico è un genere difficile, che vive di equilibri complessi tra realtà e finzione, laddove quest’ultima, come insegna il padre fondatore Jean Rouch, scaturisce nel momento stesso in cui il regista si palesa davanti alla realtà che vuole raccontare con la macchina da presa, modificandola con la sua presenza e con quella del suo strumento.
Vive di leggeri squilibri, in tal senso, Makala di Emmanuel Gras, film vincitore della Semaine de la critique di Cannes 2016. Lavoro importante ed edificante sospeso tra Ladri di biciclette e Un homme sans l’Occident di Depardon, il film di Gras segue i travagli quotidiani di un giovane uomo che vive con moglie e figli, in condizioni di indigenza (si nutrono di topi arriostiti) nei pressi di Walemba, in Congo. Lo osserviamo abbattere un albero, tagliarne i rami e il fusto in piccoli ciocchi di legno, poi trarne del carbone, confezionarlo nei sacchi e trasportarlo per oltre 50 Km su una vecchia bicicletta sospinta a mano. Una volta giunto in città e venduta la merce, l’uomo rende poi grazie a Dio pregando con altri fedeli in un capannone.

Nonostante l’azione sia estremamente dilatata, Makala è un film che fa in realtà ampio uso della narrazione, a partire dalla sua suddivisione in tre atti: la preparazione del carbone, il viaggio, la vendita della merce, cui si aggiunge l’inaspettato e liberatorio epilogo.
Si percepisce inoltre, nel corso di alcuni dialoghi, sia con la moglie che con i personaggi incontrati durante il viaggio, quanto la presenza del regista sui luoghi abbia indirizzato la realtà, facendo inserire nei dialoghi sia dettagli importanti alla comprensione del tutto, che spiegazioni del pregresso.

È un bel film Makala, certo, ricco di inquadrature ben bilanciate geometricamente e volte sempre a incastonare, anche esteticamente, la presenza fisica del protagonista nello spazio. La macchina da presa di Gras scorre rapida in principio sul tronco dell’albero da cui tutto ha origine, ne percorre i rami, fino ad andare a trovare il suo personaggio, colto in una posa significativa, ovvero ripiegato su sé stesso in atto di preghiera. Il viaggio notturno poi, vive di rimandi quasi grafici, dove al sole che come una palla di fuoco scende lentamente sull’orizzonte il regista associa per similitudine, nella notte, gli altrettanto circolari fari delle auto, il cui rombo dei motori, tra l’altro, ricorda l’esposizione costante dell’uomo al pericolo. Si segnalano inoltre affascinanti lensflare, con la luce solare pronta ad attraversare l’obiettivo della macchina da presa dando luogo a suggestive rifrazioni di luce. Emergono anche alcune suggestioni western nel corso del periglioso viaggio, con la fatica dal lavoro alternata alle soste notturne attorno ai falò, mentre di giorno la polvere che investe il personaggio sospinta dalle auto in corsa, dà origine a immagini dal forte portato evocativo.
C’è dunque un forte senso di epica del lavoro in Makala, che rischia continuamente di sovrastare quell’etica dell’estetica tipica del cinema neorealistico, nostrano e non, dal momento che Emmanuel Gras eccede in qualche autocompiacimento stilistico di troppo.
E così, alla fine dei giochi, se il nostro protagonista sia un eroe dei nostri giorni o un povero Cristo sottoposto a lungo calvario, lo deciderà il finale del film. Dopo tanto ricercato realismo, l’ultima parola spetta dunque al regista. D’altronde non ha mai cercato di nascondersi troppo.

Info
La scheda di Makala sul sito della Semaine.
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