Twin Peaks – Ep. 5

Twin Peaks – Ep. 5

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Il quinto episodio di Twin Peaks, il primo a essere mandato in onda “spaiato”, palesa uno dei tratti essenziali della serie, così come era per l’originale di due decenni fa: la scrittura di Mark Frost, anello di congiunzione tra l’immaginario di David Lynch e le necessità televisive. Ecco dunque una parentesi che più che proporre soluzioni amplifica la portata degli interrogativi, approdando perfino a Buenos Aires…

Virtù private, pubblici vizi

L’agente Cooper è ancora intrappolato nel corpo di Dougie Jones, quasi privo di emozioni, mentre il suo doppelganger trama in prigione. Nel frattempo giungono nuove e inattese informazioni riguardo il maggiore Garland Briggs… [sinossi]

La maggior parte dei commenti che è stato possibile rintracciare in giro per la rete dei social network a ridosso della trasmissione del quinto episodio di Twin Peaks lo inserivano tra i momenti di passaggio; una puntata interlocutoria, per i più, inevitabile all’interno di un percorso seriale. Non c’è dubbio che dopo la matassa visionaria sbrogliata da Lynch nei primi episodi, e in particolar modo nella prima metà del terzo, quello mandato in onda un paio di giorni fa appaia come secondario, magari utile alla trama ma più facile da immaginare sbiadito nella memoria nel corso del tempo. In realtà questa impressione è dovuta a un semplice, perfino banale, dettaglio: la narrazione, pur ancora dislocata da un punto di vista geografico (ed è probabile che questa frammentazione spaziale rappresenti uno dei tratti distintivi della nuova serie), non affastella multi-versi. Non è presente l’elemento del mondo “altro”, eternamente vivo sopra e sotto il vero: perfino la Loggia Nera è esclusa da tutto, se non per il montaggio di materiale recuperato dagli archivi della memoria, quel materiale che rende eternamente giovane Kyle MacLachlan e ancora ghignante Frank Silva, morto più di venti anni fa. L’intera azione del quinto episodio si muove nella realtà, e il soprannaturale appare solo in modo occasionale, per quanto di fondamentale importanza, come quel raggio verde che illumina il viso del collega di Dougie Jones e permette al catatonico Cooper che vi abita all’interno di “riconoscere” la menzogna affermata.
Mark Frost, che spesso viene posizionato in secondo piano rispetto allo strapotere di Lynch ma che del progetto-Twin Peaks nel suo complesso è co-fondatore e co-gestore, palesa il proprio ruolo proprio nella tessitura narrativa di questo quinto episodio. Chiarificato anche al più cieco degli spettatori il ritorno in auge di un autore che non accetta i dogmi televisivi né si prostra davanti a schemi predefiniti, la storia che affonda una volta di più nei misteri dei boschi dello stato di Washington si dipana in tutta la sua stratificazione.

Ecco dunque nuovi personaggi che fanno la loro apparizione – tra questi anche Becky, la figlia di Shelly interpretata da Amanda Seyfried, e il suo fidanzato Steven, che per apparenza angelica e riflessi ben più tenebrosi sembrano la riedizione della coppia Laura/Bobby –, e vecchie conoscenze che tornano dal passato per rivendicare un proprio spazio, seppur liminare. Ecco anche tornare a galla interrogativi lanciati nelle puntate precedenti, come ad esempio il ruolo del maggiore Garland Briggs – anche Don S. Davis, l’attore che interpretò il ruolo in Twin Peaks, è venuto a mancare un decennio or sono, e rivive solo grazie al materiale d’archivio – e del programma “Blue Rose”. Ed ecco, infine, il progressivo avvicinamento alla cittadina di Twin Peaks farsi sempre più pressante, anche perché il nodo attorno al quale tutto fino a questo momento sembra girare, vale a dire lo scontro tra bene e male identificato nei due Cooper, si fa sempre più chiaro.
Cooper/Dougie non ha acquisito coscienza di sé, ma dopo aver sbancato il casinò (sempre seguendo un’illuminazione) dimostra di saper riconoscere la differenza tra vero e falso, e rimane a lungo perplesso quando qualcuno in sua presenza utilizza il termine “agent”; dall’altra parte, rinchiuso in una prigione del South Dakota, il Cooper “malvagio” tesse le fila di un complotto la cui portata è ancora difficile da comprendere, ma che dopo l’allusione di Albert nella precedente puntata alla Colombia, si sposta fino a Buenos Aires, in Argentina. In un passaggio cruciale, per lo meno sotto il profilo del puro godimento spettatoriale, Cooper si guarda nello specchio e vede nel proprio viso le sembianze di Bob, sovrimpresse alle sue: “Sei ancora con me, e questo è un bene”, afferma sibillino.

Tutti sono ancora ingabbiati, frustrati, sconfitti, malridotti, in Twin Peaks: tutti hanno debiti, vizi che non possono nascondere pubblicamente, memorie che non fanno dormire la notte. Tutti vorrebbero trovare una via d’uscita, e forse per questo nella sperduta cittadina in cui nulla in apparenza succede ma tutto si muove angosciosamente sotto banco, il dottor Jacoby vende a trenta dollari le pale da lui dorate: perché è importante “shovel your way out of the shit”, nella fanghiglia in cui ogni cosa sembra essersi impantanata. Ancora una volta, e proprio partendo dall’episodio che in apparenza sembrerebbe più innocuo, Lynch ribadisce la propria estraneità rispetto ai dettami del piccolo schermo. Twin Peaks è qualcosa di diverso, dall’utilizzo del sonoro ai tagli di montaggio, fino alla struttura di una narrazione lineare che non cede di fronte alla facile richiesta di soluzioni, di punti d’aggancio. La filiera seriale si può interrompere, perché è l’insieme e la sua compattezza a reggere la struttura, non altro.
Chi ritiene di essersi imbattuto in un passaggio inevitabile ma inessenziale non ha forse compreso fino in fondo il senso di Twin Peaks, e le modalità con cui Lynch ha intenzione di raccordare questi mondi sovrapposti e a tratti in aperto conflitto tra loro: ancora una volta l’intuizione è nella doppiezza, nella duplicazione, nell’idea che di ogni campo esista un controcampo, anche e soprattutto quando questo non viene mostrato apertamente. Per ogni immagine esiste un riflesso. Quando questo, come insegna Bob, assume una propria identità, lì (ri)nasce la narrazione. A infinita notte.

Info
La sigla della nuova serie di Twin Peaks.
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