Gli asteroidi

Gli asteroidi

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Unico film italiano in concorso al Locarno Festival, Gli asteroidi, esordio al lungometraggio di finzione di Germano Maccioni, è un racconto di desolazione umana nella provincia italiana. Un lavoro complessivamente ben realizzato in confronto alla media delle produzioni italiane di quel tipo, in cui tuttavia tornano inesorabili anche tutti i loro limiti.

Cocci aguzzi di cinema

Una provincia industriale, sconfinata, fatta di capannoni dismessi, è l’universo in cui gravitano Pietro e il suo amico Ivan, diciannovenni in conflitto con la famiglia, con la scuola, con tutto. Sullo sfondo una serie di furti nelle chiese, compiuti dall’inafferrabile “banda dei candelabri”, e l’incombere di un grande asteroide, monitorato dalla stazione astronomica della zona perché in procinto di passare molto vicino alla Terra. Cosmic, un ragazzo un po’ strambo, fissato con questioni astronomiche e filosofiche, è sicuro che precipiterà sul pianeta, annientando l’umanità. E mentre la “fine del mondo” si avvicina, Ivan convince Pietro a partecipare a un furto, con conseguenze drammatiche che colpiranno fatalmente il loro mondo. [sinossi]

Storie di ordinaria desolazione nella provincia italiana, di marginalità. Chi si inventa una gang per rubare candelabri nelle chiese, mentre il palo si confessa tenendo occupato il parroco, chi è costretto a vendere casa, finanche oggetti preziosi come un pregiato strumento musicale appartenuto al padre defunto. Sono storie che racconta Germano Maccioni in Gli asteroidi, presentato in concorso a Locarno, esordio nel lungometraggio di fiction per un regista finora attivo in corti e documentari, che si è fatto conoscere con Fedele alla Linea, documentario su Giovanni Lindo Ferretti.
Sono personaggi errabondi quelli che popolano il film, ragazzi perdenti la cui vita è una noiosa routine, scuola, lavori vari, bar, circolini, moto e go-kart. Nel loro vagabondare passano spesso su di un cavalcavia, quei cavalcavia ormai da decenni rigorosamente protetti da robuste reti, per impedire quegli scriteriati lanci di sassi, fatti per puro divertimento e noia, che provocarono anche delle vittime. Emblema di un vuoto esistenziale e generazionale che prosegue in altre forme e modi, come mostra il film. Siamo nella pura desolazione della provincia italiana, ufficialmente nel bolognese ma in una condizione universale che si ripresenta ovunque nel nostro paese, fatta anonimato, di non luoghi, paesaggi agricoli costellati di capannoni dismessi, e via dicendo. Un mondo che ha perso quello smalto ricreativo, fatto in questo caso di balere e salamelle, mentre spunta, come oggetto vintage, anzi archeologico, una vecchia insegna con la falce e il martello. L’unica cosa che pare funzionare senza crisi è uno stabilimento industriale che produce cialde di caffè.

L’unica via di fuga è rappresentata dal vagheggiamento di un possibile asteroide che prefigura nei personaggi, a partire da Cosmic, il classico ‘matto’ del villaggio, il paradossale auspicio di una fine del mondo imminente. In fondo è successo anche ai dinosauri per lo stesso motivo. Nessuno sembra salvarsi tra i personaggi del film, né i giovani né tanto meno gli adulti, compresi i preti. Germano Maccioni ci gira attorno a lungo, forse troppo, indugia nella parte descrittiva, prima di sferzare con la narrazione. E la svolta finale è il ragazzo arruolato nella banda a far la parte del confessato che, quasi a riscatto, non segue il copione della confessione a effetto per catturare l’attenzione del sacerdote, per raccontare davvero i propri peccati e le proprie frustrazioni. Il senso di colpa cattolico trionfa sempre.
Va riconosciuta al regista e agli attori una professionalità più alta rispetto alla media del prodotto italiano di questo tipo. Ma allo stesso tempo, Gli asteroidi non rifugge a quella dimensione bozzettistica cui il cinema italiano sembra ormai ancorato senza possibilità di uscita. Inventiamoci degli elementi poetici, l’asteroide, introduciamo un quanto mai didascalico riferimento letterario, a Montale nella poesia Meriggiare pallido e assorto. Aggiungiamo delle location evocative e metaforiche, il museo di storia naturale che suggerisce un’estinzione prossima ventura, la Stazione radioastronomica con le sue grandi antenne paraboliche disposte in serie, interruzione con richiamo allo spazio, ad altre galassie e altre dimensioni, o al planetario di Gioventù bruciata; anche se pure questo tipo di apparecchiature servono a capatare le radiofrequenze di stelle lontane, non di asteroidi prossimi al nostro pianeta. Ma non basta. Se pensiamo che in Francia, per citare un film visto nello stesso concorso di Locarno 2017, Madame Hyde, si riesce a parlare delle banlieu con una rielaborazione del romanzo di Stevenson, capiamo quanta strada debba ancora fare il nostro cinema.

Info
Gli asteroidi, la scheda sul sito del festival di Locarno.
Il trailer de Gli asteroidi su Youtube.
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