The Devil and Father Amorth

The Devil and Father Amorth

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Presentato fuori concorso a Venezia 2017 il documentario The Devil and Father Amorth rappresenta un nuovo tassello della ricerca di William Friedkin sulla possessione demoniaca, a 45 anni di distanza da L’esorcista.

The Searcher

You see, the devil haunts a hungry man
If you don’t want to join him
You gotta beat him
I ain’t saying I beat the devil
But I drank his beer for nothing
Then I stole his song
To Beat the Devil, Kris Kristofferson

Era il 1970 quando Kris Kristofferson apriva la sua splendida ballata To Beat the Devil con un ringraziamento a Johnnie Cash e June Carter, che gli avevano mostrato come sconfiggere il demonio. Certo, non stiamo parlando di un diavolone corna-munito, ma conoscendo i personaggi in questione non si fa fatica a credere che siano stati perseguitati da qualche demone personale. Chi non lo è, specie gli artisti poi, che per loro natura posseggono quella “fame” di esperienza, di conoscienza che li rende aperti, esposti all’incontro, anche demoniaco.
È proprio armato di questo tipo di appetito che William Friedkin con il documentario The Devil and Father Amorth, Fuori Concorso a Venezia 2017, ci consegna un nuovo tassello della sua ricerca sulla possessione, a 45 anni di distanza da L’esorcista.

Freidkin ha da sempre definito L’esorcista un “documentario sulla fede”, è cosa nota, ma questa volta, armato di una videocamera digitale e senza l’ausilio di effetti speciali, si ritrova di fronte alla possibilità di riprendere un vero esorcismo. L’occasione gli è data quando nel 2016 incontra, nella sua diocesi romana, Padre Gabriele Amorth, stimato esorcista deceduto poi circa un anno fa. Il sacerdote, grande ammiratore de L’esorcista, film che, a sua detta, aveva contribuito a sdoganare il suo “mestiere” presso il grande pubblico, aveva infatti accettato di far riprendere al regista statunitense un suo esorcismo nei confronti di una donna, Cristina, affetta da diverse decadi dai sintomi di una possessione.
Ma prima di condividere con noi questo evento, il regista di Vivere e morire a Los Angeles e del più recente Killer Joe fa il riassunto delle “puntate precedenti” e, con fare ironico e sornione, ci parla dalla location del suo celeberrimo horror del 1973 e intervista William Peter Blatty, l’autore del romanzo da cui il film è tratto (anche lui scomparso di recente).

È un documentario di stampo tradizionale (interviste frontali, presenza in scena dell’autore) The Devil and Father Amorth, che risente un po’ del suo basso budget e avrebbe richiesto forse un editing più accurato, anche a costo di tagliare alcune testimonianze, come ad esempio quella in split screen tra una posseduta e il fratello, che sembrano entrambi non sapere (lo si evince dai loro interventi) che anche il congiunto è stato interpellato. Poi c’è l’epifania di una voce di donna che parla in italiano (e che solo più tardi vedremo in scena) un’apparizione straniante per lo spettatore, che fino a quel momento credeva che fosse Friedkin in prima persona a incontrare i vari personaggi.
Cresce piano piano The Devil and Father Amorth, trascinandoci nella ricerca quasi ossessiva del suo regista, ricerca che fa della sequenza dell’esorcismo un turning point dal quale è impossibile tornare indietro.

Si tratta di una vera e propria performance quella che ci ritroviamo ad osservare e che vede al centro della scena la posseduta e Padre Amorth. Nonostante la presenza dei parenti della donna e di Friedkin, l’esorcismo è infatti un duello, con la sua liturgia e le sue regole. Ma non offre certezze né risposte, e per queste ultime, il regista continua infatti a cercare, intervistando uomini di chiesa e neurochirurghi. La seconda parte di The Devil and Father Amorth assume dunque l’aspetto di una dialettica tra fede e scienza, densa di riflessioni brillanti, sollecitate dalla sagacia interrogativa del nostro condottiero. Si scopre dunque che la possessione è definita scientificamente come “disturbo da trance dissociativa”, che questa trance talvolta è provocata da un tumore visibile con la TAC (anche la piccola Reagan de L’esorcista veniva infatti sottoposta all’esame, in una delle scene più terrificanti del film), che i malati di tumore (cosa d’altronde già nota) spesso sviluppano una religiosità che li può indurre a credere in una possessione. Ognuno ha la sua fede dunque e fa poca differenza se sia in un Dio, un demone, nella psichiatria o nei medicinali. E allora diviene gradualmente sempre più chiaro che, anche in questo documentario dalla natura prettamente testimoniale, per William Friedkin il vero mistero resta l’uomo e su questo argomento non ha alcuna intenzione di cessare la sua indagine.

Info
La scheda di The Devil and Father Amorth sul sito della Biennale.
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