La cugina del prete

La cugina del prete

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Presentata ai Mille Occhi la versione italiana del film hard di Wes Craven The Fireworks Woman, che dai noi era uscito con il titolo La cugina del prete. Un prodotto tipico della Golden Age of Porn dove in nuce troviamo le ossessioni del futuro regista di Nightmare.

Il posto delle banane

Angela ha una relazione incestuosa con il fratello (cugino nella versione italiana) Peter che, per sfuggire a questa situazione di cui si vergogna, si fa prete. Tormentata e ossessionata da Peter, Angela si rivolge a lui che la indirizza a una donna della sua parrocchia che, insieme a un amico, abusa di lei. Angela decide così di fuggire e di prendere il largo, da sola, su una barca a vela, ma la visione di Peter continua a ossessionarla. Cade in mare e viene salvata da una coppia, su un’altra barca, con cui avvia un ménage à trois. Successivamente sul molo viene stuprata da un pescatore. E un misterioso personaggio, l’uomo dei fuochi d’artificio, comincia a seguirla… [sinossi]

Il 1975 segna il grande apice della Golden Age of Porn, la pornografia più vicina al cinema ‘normale’ con sceneggiature, attori che recitano, musiche originali, frutto del clima di rivoluzione sessuale post-68 e post-movimento hippie. Iniziata nei primi anni Settanta, la Golden Age produce in quell’anno un cult come la commedia horror Thundercrack!, mentre all’inizio dell’anno successivo esce il film porno più bello che sia mai stato realizzato, The Opening of Misty Beethoven. Ed è maturo il tempo in cui anche il cinema d’autore può mostrare scene di sesso esplicite e, nel 1976, esce lo scandaloso L’impero dei sensi.
Le filmografie ufficiali di Wes Craven fino a poco tempo fa riportavano un vuoto tra il primo L’ultima casa a sinistra (1972) e il secondo Le colline hanno gli occhi (1977). Ma nel sottobosco dell’exploitation anni Settanta, il regista che avrebbe poi firmato Nightmare, insieme al produttore e regista Sean Cunningham, accarezzava anche la tentazione del cinema a luci rosse. I due realizzarono Together, nel 1971, un softcore con Marilyn Chambers che l’anno successivo avrebbe debuttato nell’hardcore vero e proprio in Behind the Green Door.
Successivamente Craven cominciò a lavorare con Peter Locke nel mondo del cinema porno, hard e soft, fino ad arrivare alla realizzazione di The Fireworks Woman (La cugina del prete). Il sottobosco del porno aveva in effetti non poche contiguità con quello del cinema ‘normale’. Pensiamo solo a Gary Graver, negli anni Ottanta, che di giorno era il direttore della fotografia di Orson Welles e di notte, con lo pseudonimo di Robert McCallum, era regista a luci rosse. Di un nickname c’era comunque bisogno per non subire l’ostracismo del cinema ‘normale’. Così La cugina del prete porta la firma di Abe Snake, nome su cui a lungo si è discusso, se dietro questo ci fosse Peter Locke o Wes Craven. Ma il primo non si è mai vergognato di firmare i suoi film porno, per cui tutto porta a identificare l’autore di questo film con il maestro dell’horror.

La versione di The Fireworks Woman/La cugina del prete, proiettata alla 16esima edizione dei Mille Occhi è quella in pellicola dell’edizione italiana, uscita nel 1980 e al momento la versione più completa in assoluto, più lunga rispetto a quella americana.
La filologia dei film porno è cosa molto difficile, le pellicole venivano abitualmente o tagliate o insertate, ma della versione doppiata in italiano appare subito una macroscopica differenza, i due protagonisti non sono fratello e sorella come nell’originale, ma cugini. E questo evidentemente per depotenziare la portata incestuosa della vicenda. Differenza che viene rimarcata e sottolineata, come succedeva spesso nei doppiaggi italiani di film a luci rosse, più volte nei dialoghi finanche a ribadirla nel titolo stesso del film che è diventato La cugina del prete. E paradossalmente La cugina del prete conserva scene forti, come il pissing di Angela in un prato, che sono scomparse invece in The Fireworks Woman.

Troviamo in The Fireworks Woman/La cugina del prete i volti noti della Golden Age, a partire dal protagonista Eric Edwards, ma anche un altro dei grandi performer dell’epoca, Jamie Gillis, che compare brevemente nella scena dell’orgia. Tutto è molto Golden Age, con quei toni cupi che richiamano a Gerard Damiano e a The Devil in Miss Jones. E il film comincia con un lungo momento di un sabba, dove ancora si contestualizza l’epoca e il genere, la Golden Age come propaggine cinematografica dei movimenti hippie, dei fautori dell’amore libero contro ogni pressione sociale, culturale, religiosa. Tutto il film coerentemente porta avanti il messaggio anche con momenti facili e schematici, ma risultando comunque efficace. Non importa il legame di consanguineità tra Angela e Peter. Anche se sono fratelli, o cugini per gli spettatori italiani, il loro è vero amore, la loro è una genuina passione che vince contro ogni oppressione morale e religiosa. Non può esistere un amore proibito, di qualsiasi natura esso sia.

Craven gioca apertamente una sfida blasfema alla Chiesa e con le immagini religiose, fino ad arrivare al sogno di Angela sulla barca, che, sempre ossessionata da Peter, lo immagina nudo in posizione da Cristo in croce. Ma fa sottolineare anche, in una battuta del film, le parti di erotismo contenute nella Bibbia. Le scene di sesso tra Angela e Peter sono filmate sempre con un candore immacolato e virginale, in spazi bianchi, soffusi e patinati, con il sottofondo elegiaco del Canone di Pachelbel. La loro stessa storia, evocata dai ricordi di Angela con una musica di pianoforte in sottofondo, appare come un qualcosa di tranquillizzante, avviene nel focolare domestico, in quella grande casa craveniana sperduta, su una spiaggia. E avviene attraverso momenti di innocenza infantile, o da fidanzatini di Peynet, come costruire i castelli di sabbia in spiaggia, o come facendosi rincorrere dopo aver strappato di mano un libro.
È evidente una regia ricca e creativa, non anomala comunque per il porno dell’epoca. Ma Craven ci mette del suo, anche con le sue tematiche già in nuce. Come l’atmosfera onirica, con Angela che sogna il sesso con Peter ma in realtà si sta masturbando. O come la scena dello stupro, pur ovviamente deprecabile ma comunque un’ossessione del regista, realizzata nel fantasioso sfondo del ghiaccio di una pescheria con tanto di pesce. E poi l’orgia con la frutta. E, ancora, compare una traccia bergmaniana per un regista come Craven che aveva studiato il Maestro svedese: la religione e il desiderio, il conflitto dell’uomo tra la carnalità e la sua privazione in nome di Dio, l’ombra del demonio, la dimensione esistenziale, la visione femminile di un film raccontato spesso in prima persona dalla protagonista.

Non è la prima volta che i fuochi d’artificio vengono utilizzati in chiave di simbologia sessuale, di deflagrazione orgasmica. Lo aveva già fatto Gerard Damiano in Gola profonda nella famosa scena del montaggio che accompagnava il primo orgasmo vero della protagonista, che terminava proprio con uno spettacolo pirotecnico. Ma anche in una celebre scena di Caccia al ladro, i baci passionali tra Grace Kelly e Cary Grant sono alternati a dei fuochi d’artificio. Il contesto quindi è ben chiaro, con i fuochi d’artificio si susseguono durante il film.
Ma Craven va oltre, anticipando così il suo talento autoriale e quella inquietudine diffusa che esprimerà nella sua filmografia a venire. Nella scena dell’orgia i partecipanti si spaventano interrompendosi quando odono improvvisamente i tuoni dei fuochi d’artificio. Un breve momento d’angoscia, decisamente anomalo in un film porno. Si tranquillizzano una volta che capiscono cosa sta succedendo e riprendono l’orgia, esclamando anche “W il 4 luglio!”. E il misterioso uomo dei fuochi d’artificio, interpretato dallo stesso Wes Craven, appare come un oscuro burattinaio. Che alla fine si rivela dietro il prete compassionavole, il collega di Peter che raccoglie le sue confessioni comprendendo anche la naturalezza dei suoi sentimenti. Il sogno può virare velocemente in incubo, uno dei primi di quelli che costelleranno tutto il cinema di Craven.

Info
La pagina Wikipedia de La cugina del prete.
Il sito de I Mille Occhi 2017.
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