Giornate del Cinema Muto 2017 – Presentazione
Cominciano con La folla di King Vidor e si chiudono con Il principe studente di Ernst Lubitsch le Giornate del Cinema Muto 2017, a Pordenone dal 30 settembre al 7 ottobre. Tra grandi classici e curiose riscoperte, come il frammento di un film ritrovato con Louise Brooks, un programma come al solito ricchissimo.
Al di là dei film d’apertura e di chiusura, La folla di King Vidor e Il principe studente di Ernst Lubitsch, saranno le dive a essere assolute protagoniste delle Giornate del Cinema Muto 2017, che si terranno a Pordenone dal 30 settembre al 7 ottobre. A partire da Louise Brooks, protagonista del frammento di un film considerato finora perduto, Now We’re in the Air del 1927, icona di bellezza e di stile del cinema di tutti i tempi.
Dive come le due attrici simbolo della femme fatale degli anni ‘10, Pola Negri, a cui è dedicata una mini rassegna con tre film del 1918 (tra cui un’esplosiva Carmen con la regia di Ernst Lubitsch) e Theda Bara, la donna-vampiro da cui deriva il termine “vamp”; e le italiane Anna Fougez, la sciantosa per eccellenza, Leda Gys e Gigetta Morano.
Donne che volano in alcuni cinegiornali dedicati a famose donne aviatrici e nel film L’autre aile del 1924 (costumi di Paul Poiret, il grande stilista parigino art deco, ritenuto il Picasso della moda) sulla prima donna ad ottenere un brevetto di volo nel 1910, Raimonde de la Roche. E, sempre sul versante femminile, è prevista anche la sezione “Nasty Women”, dedicata alle signore sboccate, spregiudicate, rissose della commedia americana degli anni ‘10.
Il viaggio e l’esotico è l’altro tema centrale delle Giornate del Cinema Muto 2017. C’è la scoperta dell’Asia centrale nella sezione dei viaggiatori sovietici degli anni ‘20, che ci porta nel grande mosaico delle repubbliche della neo-costituita Unione Sovietica, come la Cecenia, l’Azerbaigian, la Siberia, la Crimea, il Kirghizistan, e la scoperta del Caucaso e della Persia nelle immagini dell’italiano Mario Piacenza. Andiamo in Africa con i cortometraggi etnografici norvegesi sulle etnie dei Kavirondo, dei Kikuyu e dei Masai, e continuiamo il viaggio fino al Polo Nord seguendo il capitano Kleinschmidt nella sua “Caccia artica” del 1914.
Nel programma di questa 36esima edizione troviamo poi i nomi di grandi maestri come Dreyer, Méliès, Murnau, Keaton, Griffith, Protazanov e Ozu. Di quest’ultimo in particolare verrà mostrato Tokyo no yado (Una locanda di Tokyo, 1935), appartenente al genere del saundo-ban: film girati muti, ma distribuiti con una colonna sonora post-sincronizzata, composta di solito da una partitura musicale, da effetti sonori e da qualche canzone popolare. Fu questo un genere molto popolare in Giappone nei primi anni del sonoro, tra il 1930 e 1938, usato allo scopo di sminuire il peso che, durante il muto, aveva assunto il benshi, e dunque funzionale all’obiettivo di rivendicare la libertà artistica degli autori. In attesa di un omaggio più corposo, previsto per il prossimo anno, nel corso di questa edizione verranno proiettati due saundo-ban: oltre al già citato film di Ozu, è in programma anche Shima no musume di Hotei Nomura (1933).
Si concluderanno infine quest’anno due sezioni ormai abituali delle Giornate del Cinema Muto, quella sulle origini del western (stavolta incentrato sulle sperimentazioni del genere in Europa, come ci aveva già anticipato lo scorso anno il direttore del festival Jay Weissberg) e quella su Luca Comerio, entrambe giunte alla terza annata. Altre sezioni saranno infine dedicate sia al cinema delle origini, sia alla Cineteca Italiana di Milano per i suoi 70 anni, come pure al cinema scandinavo, la cui importanza viene sottolineata anche dall’immagine di copertina di questa edizione in cui è ritratto in riva al mare – in una immagine del 1927 – l’attore svedese Lars Hanson.
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