I primitivi

I primitivi

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Nick Park e la Aardman Animations tornano in scena con I primitivi, storia della lotta di una tribù di cavernicoli per difendere la propria valle dall’invasione dell’età del Bronzo… Peccato che al di là di una certa cura estetica il film disti anni luce dall’inventiva di alcune delle opere precedenti della casa di Wallace & Gromit.

L’età del calcio

All’alba dei tempi, la vita del cavernicolo Dag scorre tranquilla tra mammut lanosi, creature preistoriche e natura incontaminata. Ampio sorriso e chioma leonina, Dag è allo stesso tempo il guerriero più audace e incapace della sua adorabile e bizzarra tribù. Armato di buoni propositi e di una preistorica lancia spuntata, ha finalmente l’occasione di mostrare il suo valore quando un pericolo imminente minaccia di distruggere la sua casa. I tempi stanno cambiando, e il perfido signore del Bronzo Lord Nooth è intenzionato a porre fine all’Età della Pietra, innescando una svolta prematura nella storia dell’umanità… [sinossi]

I primitivi è il quarto lungometraggio diretto da Nick Park nell’arco di diciotto anni. Nel complesso, in un trentennio di lavoro alla Aardman Animations di Bristol, Park ha diretto una decina di lavori. Si deve forse ricorrere al concetto di tempo per cercare di puntare l’occhio con maggiore precisione sul primo reale flop artistico del regista di Creature Comforts, I pantaloni sbagliati, Galline in fuga, e Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro; tra I primitivi e l’immediatamente precedente Shaun, vita da pecora sono trascorsi meno di tre anni. Una tempistica forse, anzi probabilmente perfetta per mantenere un contatto diretto con gli spettatori, ma alla quale è lecito pensare che Park non fosse preparato. Lo dimostra, prima di ogni altro dettaglio, la tecnica stessa che accompagna I primitivi. La claymation è da sempre uno dei fiori all’occhiello di Park e della casa di produzione a cui ha legato a triplo nodo la propria esperienza autoriale, e anche nell’avventura del cavernicolo Dag e dei suoi amici la si può apprezzare in tutta la sua maestosità; eppure nella costruzione tanto delle location (ridotte al minimo, visto che in pratica l’intero film si svolge solo ed esclusivamente tra l’amata valle natìa dei primitivi e lo stadio di calcio dove dovranno scontrarsi con i campioni dell’età del bronzo) quanto e ancor più dei particolari dei vari personaggi l’impressione di una certa frettolosità si fa strada nella mente.

Anche sotto il profilo narrativo I primitivi sorprende in negativo. La storia parla del già citato Dag e della sua tribù, rimasti all’età della Pietra mentre in una vicina città ci si è già spinti in pieno nell’età del Bronzo; questa città è dominata dal perfido e avido Lord Nooth, appassionato di calcio e di monete di bronzo (non necessariamente in quest’ordine) e deciso a prendere possesso della valle in cui Dag ha sempre vissuto per sfruttare una miniera presente sul territorio. L’unica via di fuga offerta ai cavernicoli per non perdere la loro terra è quella di vincere una partita di calcio contro i fortissimi pluricampioni messi insieme da Nooth. Sembra un’impresa impossibile, ma negli sport di squadra mai dire mai…
Al di là del tema portante, quello dell’unione familiare e del predominio dell’unione contro la forza singola, I primitivi si diverte a giocare con alcuni passaggi tutt’altro che secondari della politica contemporanea, partendo da Brexit – gli autoctoni isolati dal mondo e minacciati da una forza straniera che punta tutta la propria egemonia su una moneta diversa – fino ad arrivare al ruolo svolto dalla donna nella società “moderna”, con la fortissima calciatrice cittadina costretta a giocare di notte e da sola perché si tratta di uno sport da maschi.

Tutto però rimane in superficie, e Nick Park non sfoggia neanche la solita girandola di riferimenti cinefili, di calembour linguistici (ci si limita a un Caveman-chester United; davvero un po’ poco) e di trovate ingegnose. Anzi, nella sua reiterazione di contenuti e gag sempre uguali a se stessi I primitivi finisce ben presto per arrancare, tra un allenamento sulla dura roccia e il sogno di poter cacciare un mammuth. L’unico personaggio davvero ben scritto e divertente è Grugno, un cinghiale che si esprime solo a versi e che sembra il perfetto punto di incontro tra Gromit e il Muttley della premiata ditta Hanna-Barbera; a lui sono affidati i pochi sketch in grado di divertire un pubblico adulto. Perché I primitivi sembra davvero costruito pezzo dopo pezzo pensando in maniera scientifica a un pubblico in età scolare; eppure sorprende come anche dei bambini possano appassionarsi a una trama così basica, priva di reale azione, scarsa sotto il profilo dell’emozione ed epidermica per quel che concerne la comicità. Lontano anni luce dai classici che hanno reso celebre la Aardman, I primitivi è un film a suo modo preistorico, probabilmente già estinto. Un’animazione rupestre.

Info
I primitivi, trailer.
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