Foreboding

Foreboding

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Presentato a Panorama Special della Berlinale il nuovo film di Kiyoshi Kurosawa, Foreboding (Yocho), un ritorno alla tematica dell’invasione aliena e agli ultracorpi, come il precedente Before We Vanish, con cui costituisce un ideale dittico. Il terrore è quantomai domestico, legato ai concetti di amore e famiglia.

Essi vivono

Miyuki confessa a Etsuko di essere terrorizzata per la presenza di un fantasma nella sua casa. Etsuko dubita della sanità mentale dell’amica e la porta all’ospedale, in cui lavora suo marito Tatsuo, dove uno psichiatra la esamina e diagnostica la sua perdita del concetto di famiglia. Tasuo presenta a Etsuko un nuovo chirurgo dell’ospedale, Makabe. Un giorno Makabe le confessa di essere un alieno pronto a invadere la Terra… [sinossi]

Miyuki racconta all’amica di quella presenza spettrale che vede tutte le mattine in casa. Un fenomeno paranormale invero curioso, perché non percepito come l’Unheimliche, il perturbante freudiano, ma al contrario come una presenza famigliare, lei lo avverte come una cosa “perfettamente naturale che sia lì”. Un incipit programmatico, e volendo teorico, per il nuovo film di Kiyoshi Kurosawa, Foreboding, presentato alla Berlinale nella sezione Panorama Special. Lo spettro da j-horror, in realtà l’alieno in questo caso ma le due cose sono equivalenti, si annida nel quotidiano, ma rientra nel corso normale delle cose, come del resto Kurosawa aveva evidenziato tra gli altri in Journey to the Shore. “Lei ha paura di tutto”, si dice a un personaggio, o anche: “Si spaventa per nulla”. L’orrore è tutto e nulla, forse perché connaturato a noi stessi. Non ha bisogno, Kurosawa, di fare indossare gli occhiali neri di Essi vivono ai suoi personaggi per rivelare la presenza degli extraterrestri, sono loro stessi a rivelarsi e presentarsi come tali: “Siamo degli invasori dallo spazio profondo”, dicono a un interlocutore che risponde candidamente: “Ah, capisco”. Ancora una volta quello che dovrebbe essere il perturbante alberga nell’immanenza, nella banalità del quotidiano e allo stesso tempo la società è ormai anestetizzata, desensibilizzata a tutto.

La mdp di Kurosawa galleggia negli ambienti interni, scruta, esplora per non trovare niente forse perché in realtà c’è tutto, come quando compie un movimento a 180° partendo dalla ragazza e arrivando alla sua immagine allo specchio, come un illusorio movimento a 360° in realtà. Come non mai Kurosawa gioca di sottrazione e rarefazione, creando atmosfere e solo dopo parecchio tempo in Foreboding vediamo una porta che si apre da sola, primo tangibile segnale di qualcosa di sovrannaturale.
Rispetto al predente Before We Vanish – legato a questo dall’essere tratto dallo stesso testo teatrale e collegato come una vicenda che avviene in parallelo, nello stesso preciso arco di tempo, quello che precede l’invasione –, non comincia con un’esplosione di climax, ed evita gli eccessi visivi. Il momento dell’invasione è mostrato semplicemente con due aerei da guerra in lontananza, segnale di qualcosa di grave che sta succedendo. La fantascienza di Kurosawa, rifiutando ogni mirabolante effetto speciale, si avvicina all’inner space di Ballard. E a essere risolutiva sarà una semplice pistola, elemento comune del cinema di genere da sempre, non una spada laser o un phaser.

Miyuki viene portata da uno psichiatra che ha ben chiaro di quale disturbo soffra la ragazza: ha perso l’idea di famiglia, quel concetto base della nostra come della società giapponese, ed elemento conduttore della cinematografia nipponica. Ancora un cortocircuito di Kurosawa: come può percepire come famigliare quella presenza aliena se non concepisce più il concetto stesso di famigliarità? Dei concetti base della psiche umana mancano all’appello, oltre alla famiglia, l’amore e i sentimenti, di cui si impossessano gli alieni. Ancora Kurosawa prendendo in mano un testo che richiama i classici film fantascientici, rinnova il mito dei body snatcher, degli ultracorpi con lo stesso impianto metaforico di quella stagione fortunata della SF cinematografica. Nella rappresentazione degli alieni, Kurosawa racconta ancora una volta di una società alienata, de-sinsibilizzata come lo è quella giapponese contemporanea. L’apocalisse kurosawiana è il vaso di Pandora dei mali dell’umanità, il degrado, l’inquinamento. E il conflitto cardine che avviene nel film tra terrestri e alieni riguarda la contrapposizione tra invasione, perseguita dai secondi, e coesistenza, che vorrebbero i primi. La contrapposizione, e alternanza, cardine della storia dell’uomo.

Before We Vanish e Foreboding sono film complementari nello stesso discorso escatologico, raccontano vicende in parallelo in città diverse nello stesso arco temporale che precede e segue l’invasione. Che, in Foreboding è accennata, solo minimamente tratteggiata in scene dove si vedono ciliegi in fiore. La fine dell’umanità è anche una primavera, il simbolo giapponese della bellezza effimera che richiama anche le stagioni con la loro ciclicità.

Info
La scheda di Foreboding sul sito della Berlinale.
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