I vincitori del Ca’ Foscari Short Film Festival 2018
Il Ca’ Foscari Short Film Festival 2018 ha visto tra i vincitori l’uzbeko Mama – Mother di Abduazim Ilkhomjonov e Botir Abdurakhmonov, l’animazione Astrale di Bérénice Motais de Narbonne, e il russo Parents Came to Me to Sri Lanka di Vera Vodynski. Passare in rassegna i premi è anche un modo per tracciare un bilancio sull’edizione del festival universitario veneziano.
Si è conclusa l’edizione 2018 del Ca’ Foscari Short Film Festival con l’assegnazione dei premi, decisi dalla giuria composta da tre registi, l’italiana Roberta Torre, il giapponese Hiroki Hayashi e il polacco Marcin Bortkiewicz. Il concorso internazionale è stato vinto da Mama – Mother di Abduazim Ilkhomjonov e Botir Abdurakhmonov dell’Uzbekistan State Institute of Arts. Il film racconta delle donne dell’Uzbekistan durante la Seconda guerra mondiale che, rimaste sole con mariti e figli al fronte, si sono fatte carico di allevare i bambini orfani di guerra, che sono stati circa duecentomila, da tutti i paesi sovietici. Il film è ambientato in uno di questi villaggi uzbeki, governato dalla capomastro Mushtarak, dove è rimasto un unico uomo tra le donne che portano avanti il duro lavoro nei campi, e dove arrivano sempre le notizie dei caduti al fronte. Uno sguardo al femminile su una tragedia dell’umanità, dove la funzione materna predomina, tra il lutto per i veri figli e l’affetto per quelli adottivi. Raccontato con colori scialbi, tendenti al monocromo, e in formato anamorfico. I registi mostrano un senso forte della composizione dell’immagine. Nelle geometrie concentriche delle porte del villaggio che si focalizzano sull’arrivo delle jeep; nella scena dei due gruppi, le donne e i bambini, che si fronteggiano nel cortile del palazzo del villaggio, sormontati dalla bandiera rossa con il ritratto di Lenin; nella carrellata sulle scarpe mentre si ascolta il messaggio governativo alla radio; nelle nuvole di petali che aleggiano nell’aria nella scena del picnic; per concludersi con il momento dello sconforto di Mushtarak che apprende della morte del figlio, incorniciata in un quadrato formato dai legni di un graticcio.
La Menzione speciale Volumina è stata assegnata al corto d’animazione Astrale di Bérénice Motais de Narbonne dell’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs. Un’opera di pregevole fattura prevalentemente di pupazzi in stop motion, che richiama i grandi maestri del genere come Jiří Trnka e Kihachirō Kawamoto, ma che usa anche altre tecniche, come la plastilina o i disegni animati veri e propri, o la scena del kaijū eiga giapponese grottesco, visto in televisione, che sembra fatta proprio come quei film con uno stunt che indossa un costume da mostro che si erge nel plastico di una città. Astrale è un film tra il fiabesco e il gotico sull’immaginario di un’adolescente che vive in una casetta di campagna isolata alla Hänsel e Gretel, in un contesto famigliare repressivo dove le viene preferito il fratello maggiore, da cui evade come proiezione astrale. Sogni adolescenziali che dal candore di un erotismo adolescenziale nel ballo con un principe azzurro, possono virare al buio dell’immaginario dei kaijū e di una notte dove le immagini sacre acquistano un valore spettrale.
Il Premio Levi per la miglior colonna sonora è andato a Parents Came to Me to Sri Lanka della russa Vera Vodynski, proveniente dalla N.S. Mikhalkov Academy of Cinematography and Theatre Arts. Una storia che potrebbe ricordare il primo Peter Weir nel conflitto tra natura e civiltà, tra opulenza dei paesi ricchi e rispetto delle tradizioni dei popoli indigeni.Una storia neocoloniale che vede protagonista il giovane russo Alex che sperpera i soldi della sua ricca famiglia in una lussuosa villa con piscina nello Sri Lanka. Il ragazzo è raggiunto dalla madre proprio durante le manifestazioni di danze e spettacoli di mangiafuoco in onore della divinità serpente Shamka. Shamka ha una richiesta da fare agli stranieri, tramite i portavoce locali: i sandali della madre che rifiuta di cederli per capriccio: sono di manifattura pregiata. Sciocca superstizione o cultura indigena da rispettare? Alex si troverà in questo conflitto. Storia raccontata con sapiente uso del montaggio analogico nelle inquadrature, ossessive, di sandali e scarpe. Le musiche, premiate, del film, evocano atmosfere folk e fanno uso di percussioni che ritmano i punti salienti del film.
Ancora una storia incentrata sul conflitto per incomprensione tra diverse culture, tra modi diversi di intendere e fruire la natura, è quella raccontata dall’indiano TS Prasanna, proveniente dalla Blue Ocean Film and Television Academy, nel film A(U)N cui è andato il Premio ‘Pateh Sabally’. Il confronto tra un indigeno, armato di arco e frecce, e un fotografo, ‘armato’ della sua macchina fotografica percepita dal primo come una minaccia, che si confermerà tale quando scoprirà la magia dell’immagine riprodotta. Lo scrutarsi e studiarsi reciprocamente tra i due, senza nessuna comunicazione: il film è senza dialoghi, c’è solo un grido d’aiuto lanciato dall’esploratore. A(U)N comincia con l’indigeno che mangia carne cruda, enunciazione del suo status di ‘selvaggio’ e si gioca sull’uso frequente di campi lunghissimi, dove i due uomini diventano come dei puntini, che si perdono nella maestosità del paesaggio naturale.
Assegnato poi il Premio “Olga Brunner Levi”, dedicato al miglior cortometraggio realizzato da studenti delle scuole superiori di secondo grado di tutto il mondo, avente per soggetto la performance musicale femminile o il rapporto tra condizione femminile e la musica nella storia, stabilito dalla giuria composta da Luisa Zanoncelli, Roberto Calabretto e Roberta Novielli. Il vincitore è risultato Untitled di Alexander Puga e Monica Matute dagli Stati Uniti, un video sperimentale di danza al femminile.
Infine il vincitore del Music Video Competition, dedicato a videoclip musicali realizzati da studenti di cinema o di università da tutto il mondo, è stato il kosovaro Oborri – Shine Your Light di Dritëro Mehmetaj.