A Quiet Place – Un Posto Tranquillo

A Quiet Place – Un Posto Tranquillo

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Thriller-horror abilmente costruito intorno al tema della “paura del vicino”, A Quiet Place – Un posto tranquillo di John Krasinski è un sapiente e tesissimo meccanismo a orologeria.

Il nemico ci ascolta

Una famiglia vive un’esistenza isolata nel silenzio più assoluto, per paura di una minaccia sconosciuta che segue solo il suono e attacca a qualsiasi rumore… [sinossi]

A tutti prima o poi nella vita capita di confrontarsi con dei vicini di casa che non gradiscono i rumori e magari, nel bel mezzo di un qualche evento festoso, sollevano la scopa d’ordinanza e iniziano a praticare sonore percussioni dal pavimento sottostante o in alternativa a picchiettare a mani nude da una parete adiacente. La questione del “buon” vicinato è decisamente centrale nella cultura americana, ben più che da noi, abituati come siamo, qui nel vecchio continente, a condividere spazi abitativi, viali, città, popolosi condomini. Basti pensare d’altronde a quanto cinema statunitense abbia esaltato o declinato in forme incubiche (si veda , un titolo su tutti, Velluto Blu di David Lynch) il sogno della villetta unifamiliare, con fazzoletto d’erba di fronte, staccionata bianca e station wagon nel garage. La questione ha radici ben profonde nel Nuovo Mondo, che risalgono dritte alla sua fondazione, con quell’avvento roboante e tumultuoso dei pionieri, pronti a infrangere la quiete di un paradiso terrestre e dei relativi abitanti, nel nome di un presunto “destino manifesto”.

Rielabora queste ancestrali questioni in sapida salsa horror A Quiet Place – Un posto tranquillo terzo lungometraggio, dopo Brief Interviews with Hideous Men (2009, tratto dall’omonima raccolta di racconti di David Foster Wallace) e l’indie-family The Hollars (2016), visto dalle nostre parti alla Festa del cinema di Roma. Emerso grazie al suo ruolo nella serie-tv The Office e poi visto in American Life (2009) di Sam Mendes e in vesti sia di interprete che di co-sceneggiatore in Promised Land di Gus Van Sant, Krasinski questa volta approccia il genere horror trasferendovi una serie di interessanti appunti sulla propria cultura, in qualche modo già presenti anche nelle sue opere precedenti.
Ma la novità di questa sua opera terza, sta proprio nell’omaggio, sentito e a tratti anche giocoso (specie nel finale) al genere di appartenenza, con echi dello sguardo politico romeriano, suggestioni soprannaturali alla Shyamalan (The Village, E venne il giorno e, soprattutto, Signs), espliciti echi western alla John Carpenter (Distretto 13, per citare un titolo).

Si parte in medias res: l’America e molto probabilmente il mondo intero sono ridotti in uno stato post-atomico in stile Io sono leggenda (libro e film), e dunque in una desertificata cittadina di provincia, una famiglia composta da padre (lo stesso Krasinski), madre (Emily Blunt) e tre pargoli si aggira “zombescamente” tra gli scaffali semivuoti di un supermercato, ultime vestigia di un capitalismo ora estinto. Si intuisce da subito che l’obiettivo principale dei cinque, oltre al procacciare vettovaglie e medicinali, è quello di non emettere alcun suono, “qualcuno” infatti potrebbe sentirli. Krasinski instaura fin dall’incipit uno stato di tensione, originato principalmente dal semplice fatto che i due adulti si accompagnano a creature naturalmente propense a produrre rumori (i tre bambini), ma insistendo anche su un dettaglio nient’affatto secondario: la figlia maggiore indossa un apparecchio acustico e dunque, come ben esplicitato dalle sue soggettive audio, è non udente.
Costruito come un sapiente meccanismo a orologeria, A Quiet Place – Un posto tranquillo prosegue illustrandoci la silenziosa quotidianità della famiglia di post-pionieri superstite. Confinato in una fattoria-fortino, assediato da creature iper-udenti pronte a sbranare chiunque emetta suoni di sorta, questo nucleo familiare si barcamena tra silenti pasti, quiete partite al monopoli (ancora un riferimento al capitalismo scomparso), la caccia per gli uomini, il bucato (ma senza far scorrere l’acqua) per le donne. Un altro indizio incentiva poi questo stato di costante tensione: la madre, dopo aver perso un figlioletto a causa delle fameliche creature, è nuovamente incinta. E tu partorirai in silenzio, questo il motto implicito imposto dai nuovi invasori, in questa storia che mescola l’horror con il western, capovolgendo, ancora una volta, la relazione tra nativi e neo-pionieri.

Certo la convivenza, dati i presupposti non è facile, ma A Quiet Place – Un posto tranquillo non manca poi di elargire, al momento opportuno e con l’impeccabile costruzione narrativa di cui fa sfoggio, l’agognato “punto debole” del malvagio di turno. Il dubbio però resta: non avranno ragione loro?
Con a A Quiet Place – Un posto tranquillo John Krasinski realizza in sostanza qualcosa di più di un riuscito esercizio di stile, ma anche qualcosa di meno di un thriller-horror-western che sia davvero innovativo. A dire il vero una novità c’è, e risiede nel
rileggere alcuni topoi della cultura statunitense plasmando nel contempo una riuscita metafora del ruolo genitoriale. Ma probabilmente non cerca affatto la novità A Quiet Place – Un posto tranquillo e tra citazioni mai troppo esplicite – per non intaccare il meccanismo perfetto della tensione – prese dal cinema di Romero, Shyamalan e Carpenter, provvede a intrattenere con un paio d’ore di incessante tensione, ben costruita e montante. E non è poco, a ben vedere, anzi, risulta assai apprezzabile questo suo essere derivativo, con stile.

Info
Il trailer di A Quiet Place – Un Posto Tranquillo.
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