Summer
di Kirill Serebrennikov
Kirill Serebrennikov porta in concorso a Cannes, con Summer, la storia di due dei rocker fondamentali nella storia della musica sovietica, Mike Naumenko e Viktor Coj. Cercando di catturare l’aria di un’epoca in sommovimento, quella della Leningrado dei primi anni Ottanta, Serebrennikov finisce però col perdersi dietro la ricercatezza delle proprie immagini.
Garin e le iperboloidi
Leningrado, un’estate nei primi anni Ottanta: la scena rock è in piena ebollizione. Viktor Coj, un giovane musicista cresciuto come molti suoi coetanei col suono di T. Rex e David Bowie, cerca di farsi un nome. L’incontro con il suo idolo Mike e sua moglie, la bella Natascia, cambierà il corso del suo destino. Insieme costruiranno la leggenda di Viktor, che lo renderà immortale. [sinossi]
È improbabile che gli spettatori italiani – ed europei nel loro complesso – possano arrivare a comprendere fino in fondo l’importanza e il peso di un film come Leto (il titolo internazionale Summer è la traduzione letterale dell’originale russo); tranne pochi appassionati cultori, tra i quali va annoverato Federico Romagnoli, autore per Ondarock di diverse monografie dedicate ad artisti del rock d’oltre Cortina, la musica non occidentale ha sempre fatto fatica ad arrivare alle orecchie del pubblico. Un problema di comprensione della lingua, ovviamente, ma forse anche di sottile razzismo culturale; se il rock è anglofono perché doversi arrabattare a trovare un senso in distici scritti in cirillico? Polemiche a parte, non c’è dubbio che il nuovo film di Kirill Serebrennikov, presentato in concorso a Cannes (ma il regista non ha potuto raggiungere la Croisette, visto che è agli arresti domiciliari ufficialmente per problemi con il fisco), rischi di lasciare storditi gli spettatori non avvezzi alla materia. Già, perché Summer racconta in forma dichiaratamente romanzata gli esordi musicali di Viktor Coj – in occidente traslitterato anche come Tsoi o Tsoï –, forse la figura più grande e carismatica dell’intera scena rock russa e sovietica. Per comprendere fino in fondo la centralità culturale del personaggio basterà annotare come ad Arbat, uno dei distretti più moderni di Mosca, il suo volto giganteggi su un muro, e tutti i musicisti di strada che vi si fermano davanti lo omaggino con cover tra gli applausi dei moscoviti di passaggio. Una vera e propria superstar, idolatrata dalla massa e apprezzata e studiata anche dai critici più intransigenti.
Serebrennikov decide di concentrare il proprio racconto sull’incontro tra uno sconosciuto ma già belligerante Coj e Mikhail Naumenko, noto a tutti come Mike, leader degli Zoopark e figura di riferimento della prima scena rock di Leningrado. Il film dopotutto è desunto dalle memorie pubblicate di Natalia Naumenko, la moglie del cantante. In questo racconto di un idillio (tra i due giovani, tra loro e la musica rock, tra entrambi e la moglie di Naumenko, e via discorrendo) si comprende il senso del titolo: un’estate della vita vissuta a cento all’ora, tuffandosi idealmente in un oceano e bruciando insieme al fumo delle sigarette. Una vita trascorsa insieme – e non all’ombra – di Marc Bolan, David Bowie, Lou Reed, David Byrne. Ed è proprio per sottolineare l’ispirazione musicale alla base delle vite di Coj, Naumenko e dei loro coetanei, colleghi e amici, che Serebrennikov interrompe in più occasioni l’azione per trasformare Summer in un bizzarro musical in cui i figuranti russi cantano, in un inglese dall’accento quanto mai marcato, alcuni classici del rock internazionale da Psycho Killer – la sequenza più divertita e divertente del film – a Perfect Day, fino a Passenger e All the Young Dudes. Un escamotage narrativo che da principio spiazza piacevolmente, ma alla lunga finisce per diventare un meccanismo fin troppo prevedibile e di fatto di scarso interesse. Anche perché nel frattempo il film non si capisce che direzione abbia intenzione di intraprendere.
Serebrennikov finisce ben presto per rinchiudere la storia di Summer, che aveva il potenziale per ergersi come grande epopea di un’URSS sognato e impossibile da realizzare, una sovversione musicale e quindi sociale di grande impatto, in un fin troppo semplice triangolo amoroso, con i due musicisti ad amare contemporaneamente Natalia – che nella finzione prende il nome di Natascia – e a corteggiarsi idealmente l’un l’altro, ammaliati rispettivamente dalla musica composta. Viene quindi a galla l’impressione che tutto il resto, l’Unione Sovietica a un passo dalla Perestrojka, il sommovimento punk, la volontà di scardinare le ipocrisie e le burocratiche zone grigie della nazione, sia solo uno sfondo sfocato, utilizzato a mo’ di tappeto storico senza alcun reale desiderio di approfondimento. Serebrennikov dirige un film algido e poco empatico, che vorrebbe elogiare la filosofia punk ma lo fa attraverso una pulizia delle immagini rigorosissima (eccellente da un punto di vista formale il bianco e nero lavorato da Vladislav Opelyants), e ama più la superficie della sostanza. L’esatto opposto della poetica espressiva di Coj, che partì con un duo pseudo-folk per cambiare dall’interno gli ingranaggi dell’immaginario rock russo. Certo, restano alcune belle intuizioni e in particolar modo l’eccellente interpretazione dei tre protagonisti – Teo Yoo fa Coj, il leader degli Zveri Roman Bilyk, più noto come Roma Zver’ è Naumenko e la bellissima Irina Starshenbaum è Natascia –, ma l’impressione è davvero quella di trovarsi di fronte a un’occasione sprecata, un po’ per manierismo un po’ per sotterraneo disinteresse reale. Però il potere del cinema trova modo di esplodere comunque nella sequenza finale, grazie a solo tre primi piani due dei quali accompagnati dalle date di nascita e morte. Coj morì in un incidente stradale in Lettonia nell’agosto del 1990, a 28 anni. Esattamente un anno più tardi se ne andava a trentasei anni anche Naumenko, per un’emorragia cerebrale. Era il 27 agosto 1991; quattro mesi più tardi, il 26 dicembre, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche smetteva di esistere. Rinasceva la Russia, ma due delle sue voci più intelligenti non ne avrebbero fatto parte.
Info
La scheda di Summer sul sito del Festival di Cannes.
- Genere: drammatico, storico
- Titolo originale: Leto
- Paese/Anno: Russia | 2018
- Regia: Kirill Serebrennikov
- Sceneggiatura: Kirill Serebrennikov, Lily Idov, Michael Idov
- Fotografia: Vladislav Opelyants
- Montaggio: Yurii Karih
- Interpreti: Alexander Kuznetsov, Alexandr Gorchilin, Anton Adasinskyi, Elena Koreneva, Filipp Avdeev, Irina Starshenbaum, Julia Aug, Lia Akhedzhakova, Nikita Efremov, Roman Bilyk, Teo Yoo, Vasiliy Mikhailov
- Produzione: Hype Film
- Distribuzione: I Wonder Pictures
- Durata: 126'
- Data di uscita: 15/11/2018