Les confins du monde

Les confins du monde

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Racconto bellico avvolto nel romanticismo decadente, Les confins du monde di Guillaume Nicloux sceglie una rilettura del genere alla luce di alti modelli. Ambizioso e spesso efficace. Alla Quinzaine des Réalisateurs.

Il corpo della guerra

Indocina, 1945. Mentre imperversano gli scontri tra francesi, indipendentisti e giapponesi, il soldato francese Robert Tassen sopravvive miracolosamente a una strage, in cui però hanno perso la vita suo fratello e la cognata incinta, sul corpo della quale sono state commesse pure delle atrocità. Determinato alla vendetta, Robert rinuncia a tornare a casa e rimane in territorio bellico, intrecciando una relazione con una prostituta locale e dividendo soprattutto le esperienze belliche con il connazionale Cavagna… [sinossi]

Scrittore, sceneggiatore e regista con già una consistente filmografia alle spalle, in Les confins du monde Guillaume Nicloux compie innanzitutto una scelta forte nei confronti del cinema di genere. L’intento sembra quello di assumere un genere e ragionare su di esso, cercando di rileggerlo secondo chiavi personali. Rievocando un momento drammaticamente caotico per la penisola vietnamita, durante il 1945 dello scontro tra Francia e indipendentisti e le simultanee ingerenze del Giappone, Nicloux pare voler ricondurre la guerra in un territorio primitivo, dove il paesaggio impedisce il ricorso ai ritrovati tecnologici e l’evento bellico si riduce di nuovo a un continuo scontro fisico anche con la natura ostile che circonda i protagonisti.
Risalendo alla vita dopo un cruento scontro in cui hanno perso la vita atrocemente il fratello e la cognata che portava un bambino in grembo, il personaggio centrale Robert Tassen giura vendetta verso un tenente di Ho Chi Minh e procede ben determinato a vendicarsi. Si susseguono altre vicende sanguinose, mentre Robert incontra anche un meditabondo scrittore, e sboccia pure la passione per una prostituta locale.

Sono ben disposti, dunque, tutti gli ingredienti necessari per una classica esplorazione del lato oscuro dell’uomo, con particolare insistenza stavolta sulla ferinità di ferite, decapitazioni, corpi smembrati, e quant’altro. È inevitabile avvertire in questo una fascinazione che qualche volta lascia dubbi di compiacimento, ma è altrettanto vero che tali scelte risultano abbastanza coerenti con una costruzione narrativa tutta fondata sull’indagine dell’oscurità. Certo, Nicloux aderisce a ritmi narrativi fin troppo allentati e dilatati (quell’inquadratura fissa di non sappiamo quanti secondi – probabilmente si sfora il minuto – lascia un po’ interdetti), e i nobili precedenti si schierano uno dopo l’altro su uno sfondo d’ispirazione che da Joseph Conrad va, ovviamente, ad Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola.
Di ambizione insomma Les confins du monde trabocca e tracima, ma nonostante gli alti modelli più o meno volontariamente evocati, ovviamente imparagonabili rispetto al film di Nicloux, si resta comunque avvinti al racconto, soprattutto quando si sofferma su un azzeccato rapporto d’amicizia tra il protagonista Robert e un compagno di ventura, il soldato Cavagna che grazie alla bella prova di Guillaume Gouix rischia più volte di rubare la scena al fin troppo attonito e cogitabondo Gaspard Ulliel. Nel loro rapporto fatto di complicità e distanze, di furori e pause, si può rilevare anche un più generale tentativo di ricreare un’atmosfera di decadente romanticismo, che assomma nel fascino dell’uomo solitario e determinato tutta una serie di luoghi canonici, dalla passione per la prostituta autoctona alla sfida lanciata alla natura. Giungendo anche a lasciare qualche dubbio sulla dimensione del racconto, visto che il suo protagonista risale da una strage in uno strano clima di limbo, a metà tra realtà e proiezione onirica o post-mortem – il presente immobile e assoluto a cui alludono l’incipit e la conclusione indurrebbe a conclusioni di questo tipo.

Così procedendo, Guillaume Nicloux si colloca in un territorio espressivo che alterna enormi ambizioni al sospetto di un fumettone in piena regola, in cui pure l’eroe silenzioso e vendicativo ha la statura ieratica della figura più grande della realtà. Lo stesso utilizzo della violenza e la ricorrenza di immagini forti (quasi sempre proposte ad atto violento già compiuto) fanno sorgere il sospetto di un compiacimento enfatico, funzionale al pugno nello stomaco in un panorama di conflitti assoluti. Al fondo di Les confins du monde non sembra di scorgere un’operazione in qualche modo politica, ma piuttosto un tentativo di riflettere su guerra e violenza inquadrati come stati d’animo e condizioni esistenziali, collocati in un panorama romanticamente sudaticcio ed estenuato. Una guerra narrata nella sua scansione quotidiana, fatta di lunghe attese e interminabili sospensioni. Fascini ambigui per figure assolute e unilaterali, indagate però con distacco. E una continua insistenza nel riportare al centro del racconto bellico il corpo dell’uomo, enfatizzato come oggetto di attacco e difesa, di preservazione e profanazione. Qualche idea, insomma, per un’opera di apprezzabile confezione, dotata forse di ambizioni qua e là fuori controllo.

Info
La scheda di Les confins du monde sul sito della Quinzaine.
  • Les-confins-du-monde-2018-Guillaume-Nicloux-001.jpg
  • Les-confins-du-monde-2018-Guillaume-Nicloux-002.jpg

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