Asako I & II

Asako I & II

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Con il nuovo lungometraggio, Asako I & II, il regista giapponese Ryūsuke Hamaguchi approda in concorso al Festival di Cannes. La storia di Asako e dei suoi due amori (il secondo è il sosia del primo) è un’intelligente anche se non completamente riuscita riflessione sull’egoismo, sulla solitudine e sull’incapacità di relazione con l’esterno da sé. Splendida protagonista la ventenne Erika Karata.

Asako che visse due volte

Dopo il suo primo grande amore sparisce nel nulla, la vita di Asako viene sconvolta. Due anni più tardi incontra il suo sosia. Turbata da questa strana somiglianza, si lascia sedurre ma scopre poco per volta un ragazzo con una personalità del tutto unica. [sinossi]

È un oggetto vagamente alieno questo Asako I & II (l’originale giapponese recita Netemo sametemo, letteralmente “anche se mi svegli”), nuovo lungometraggio diretto dal quarantenne Ryūsuke Hamaguchi che ha trovato spazio all’interno del concorso della settantunesima edizione del Festival di Cannes. Un oggetto alieno per la sua forma, una commedia sentimentale che sembrerebbe più adatta a sezioni come Un certain regard o ancor più Quinzaine des réalisateurs, ma anche perché Hamaguchi fino a questo momento aveva trovato ospitalità solo in situazioni festivaliere ben meno pressanti sotto il profilo mediatico. Per quanto appaia piuttosto difficile ipotizzare una vittoria di qualche tipo per Asako I & II, la sua presenza sul grande schermo del Grand Théâtre Lumière segnala un cambio di rotta, forse proprio quello annunciato in sede di presentazione del programma del festival da parte di Thierry Frémaux. Può un regista come Hamaguchi diventare un nuovo protégé della Croisette? Può in effetti cercare di rappresentare uno dei nomi di svolta, per dare nuovo slancio all’evento? La scelta di presentare il film nello stesso giorno in cui è stato proiettato anche il nuovo Hirokazu Kore-eda (Shoplifters) sembrerebbe dare credito a questa ipotesi.
Quale che sia il futuro del festival, e nello specifico della carriera di Hamaguchi, non c’è dubbio che i titoli di coda di Asako I & II abbiano lasciato interdetta parte della platea, che li ha accolti con un applauso poco coinvolgente e soprattutto piuttosto trattenuto, quasi intimorito. Hamaguchi ha effettivamente diretto un’opera non priva di squilibri – anche decisamente evidenti –, ma che ha il coraggio di scrivere e mettere in scena un personaggio femminile che si muove al di fuori di gran parte dei canoni precostituiti.

Asako è la ventenne Erika Karata (una bella scoperta, quest’anno ha lavorato anche nella rom-com Love x Doc di Osamu Suzuki, in uscita in patria proprio in questi giorni), una ragazza che viene presentata in maniera classica: è dolce, ha interessi intellettuali, studia all’università. Il suo primo e folgorante grande amore è il dj Baku, dinoccolato e vagamente trasgressivo; Asako conosce la passione, che la spinge ad amoreggiare con Baku anche dopo un incidente stradale, mentre sono riversi sull’asfalto in attesa dei soccorsi che li trovano avvinghiati. Il grande amore un giorno esce di casa e non vi fa più ritorno. Passano due anni, e da Osaka Asako si è trasferita a Tokyo. Qui incontra Ryōhei, che lavora per un’industria di sakè, ed è la copia sputata di Baku. Almeno sotto l’aspetto fisico. Qui Hamaguchi sceglie di non percorrere la strada di Vertigo, e di non trasformare il rapporto tra i due giovani in una relazione ossessiva e morbosa di Asako nei confronti del primo fidanzato svanito nel nulla, ma di lavorare di contrasto. Poco per volta, mentre il film si sviluppa – anche con sottotrame poco interessanti, come il personaggio dell’amica attrice di Asako – lo spettatore ha modo di scoprire l’evoluzione psicologica di una ragazza che di fatto affronta la vita con uno spirito completamente egoista.
L’eroina di Asako I & II è di fatto una giovane che è pronta a qualsiasi colpo basso – anche abbandonare l’amorevole fidanzato di colpo in bianco solo perché è riapparso, in una forma quasi fantasmatica, Baku – pur di trovare la propria realizzazione emotiva. Una scelta non sempre gestita in punta di penna in fase di sceneggiatura ma che di certo scardina parte consistente dell’immaginario delle commedie romantiche.

Hamaguchi tratteggia con uno stile pacato ma non privo di finezze un lavoro che di ambizioni ne ha, e non poche: si veda il modo in cui, con stratagemmi di vario tipo, si cerca di raccontare la geografia del Giappone, dall’isola di Hokkaido alla capitale storica Nara, da Kyoto a Osaka, fino ai luoghi distrutti dallo tsunami del 2011. Perché Asako I & II è anche a suo modo un racconto su una nazione frammentata e sulla sua storia, recente e passata. Si cita la follia di Tomohiro Kato nel quartiere Akihabara della capitale, e si cita ovviamente il terremoto che portò allo tsunami. Allo stesso tempo si muovono in scena frammenti di Ibsen, ma anche foto d’arte esposte in gallerie. Si viaggia dalle parti di Colazione da Tiffany (il finale con il gatto sotto la pioggia: dopotutto il film di Edwards è un altro grande racconto su un’eroina egoista) ma poi si scarta di colpo, scegliendo tutt’altra direzione. Più che una o due storie d’amore Asako I & II è la storia di una maturazione, e dell’accettazione della propria debolezza umana. Senza rimpianti, ma neanche senza tragedie. Un’opera gentile e aspra allo stesso tempo, scorbutica nei personaggi quanto nelle ellissi temporali, non priva di fascino ma anche imperfetta. Un’opera che respira insieme ai respiri di Asako, e della sua interprete.

Info
Il trailer di Asako I & II
Asako I & II sul sito del Festival di Cannes.
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