Under the Silver Lake
di David Robert Mitchell
L’opera terza di David Robert Mitchell, Under the Silver Lake, è un ambizioso racconto di ricerca e perdizione losangeline; sulle tracce di una ragazza, ma forse del senso stesso della cultura pop. Debordante e slabbrato, nonostante alcune idee piuttosto interessanti. In concorso a Cannes.
Beware the Dog Killer
Sam, trentatreenne senza impiego che vive a Los Angeles, sogna la celebrità. Quando Sarah, una giovane ed enigmatica vicina, svanisce di colpo nel nulla, Sam si lancia alla sua ricerca e inizia un’inchiesta ossessiva e surreale attraverso la città. Un’inchiesta che lo farà scendere nelle profondità più tenebrose della città degli angeli, dove convivono sparizioni e omicidi misteriosi, scandali e cospirazioni… [sinossi]
La prima annotazione che viene naturale fare pensando alla presenza in concorso al Festival di Cannes per Under the Silver Lake è in realtà una comparazione: mentre sullo schermo si sviluppano le surreali vicende che vedono protagonista il trentatreenne Sam, nella mente cinefila si formano le immagini di un altro film, presentato a sua volta in concorso sulla Croisette dodici anni fa. Si fa riferimento all’oramai dimenticato Southland Tales, opera seconda di Richard Kelly dopo il successo planetario – e tardivo – di Donnie Darko che venne accolto talmente male dalla stragrande maggioranza della critica da spingere il regista a lavorarci di nuovo per quasi un anno prima di dargli una forma più o meno definitiva. Un film, quello di Kelly, che fondeva Pynchon e Dick, autocitazioni e cinefilia, poemetti e cultura pop in un grande frullato il cui gusto finale, però, non poteva apparire davvero convincente. Un giovane cineasta dominato dall’ambizione sfrenata al punto da schiantarsi in un frontale con il sistema produttivo, se è vero che dopo l’interessante The Box è stato di fatto eliminato e ridotto al silenzio. Un rischio che, alla luce di Under the Silver Lake, potrebbe correre anche il quarantaquattrenne Mitchell…
Muovendosi tra riflessioni a sua volta pynchoniane – a molti è venuto in mente Vizio di forma e l’adattamento firmato da Paul Thomas Anderson, ma per il tipo di ragionamento che mette in atto Under the Silver Lake somiglia più a Vineland e a L’incanto del lotto 49, per rimanere tra le opere del romanziere di Glen Cove – David Robert Mitchell incastona un’opera paranoica e ossessiva, episodica e che è fagocitata dalla sua voglia di narrare all’infinito, oltre ogni limite possibile e immaginabile. La vicenda, che ha il suo epicentro nel vagare lebowskiano di Sam per una Los Angeles in cui ogni stravaganza acquista un proprio peculiare spazio nell’asimmetria sociale caotica ma mai davvero anarchica, apre il fianco a un numero davvero imprecisato di possibili punti di fuga. Dentro Under the Silver Lake si possono rintracciare spunti per almeno una dozzina di film: c’è l’assassinio seriale di cani, il teorico del complotto che sta disegnando una serie a fumetti per raccontare il volto atroce della città, la leggenda di una donna con il volto d’animale che entra nelle case per uccidere chi vi abita, la morte in un incidente stradale di un noto miliardario – nella sua macchina c’erano anche tre prostitute adolescenti –, il cinema muto della diva Janet Gaynor (colei che ‘prestò’ il volto alla Biancaneve di Disney) e quello contemporaneo indie, Super Mario Bros su console Nintendo e party notturni sui tetti per festeggiare il nuovo album di una band gotica tutt’altro che spettrale.
Come se l’atto di montare e di congiungere le parti fosse un enorme centrifuga Mitchell mescola tutto ciò che sta maneggiando, che sia più o meno grezzo o centrato all’interno del discorso. Una scelta che rende il film inevitabilmente discontinuo, dominato da saliscendi emotivi, da guizzi di grande brillantezza e da svisate che lasciano il tempo che trovano. Una grande bolla pop che da un lato si configura come l’opera meno a fuoco del giovane regista statunitense – dopo il teen-movie d’esordio The Myth of the American Sleepover e l’horror It Follows – ma dall’altro cerca di raccontare il dislivello di classe nel sistema capitalistico dominato proprio dalla cultura pop, qualcosa di raro nel cinema prodotto nei dintorni di Hollywood. L’incontro tra Sam e l’uomo misterioso noto come il “compositore”, figura immortale che si vanta di aver composto praticamente tutte le hit della musica leggera, da La Bamba a Where is My Mind? e Smells Like Teen Spirit, è ovviamente un punto centrale della questione tutt’altro che banale affrontata da Mitchell. La libertà di ribellione raggiungibile attraverso la musica rock e pop è credibile? E non è forse la succitata musica elemento cruciale del sistema, e suo ingrassatore privilegiato?
In un mondo dominato dall’evanescenza e da un surrealismo vagamente drogato che si muove in direzione di un’eccitazione continua e ininterrotta – il film mostra un protagonista in perenne erezione ideale, con lo sguardo fisso sulle natiche delle ragazze che incontra, Playboy accanto al letto e un’amica attrice con la quale ha rapidi rapporti tra una pausa e l’altra del lavoro di lei – Mitchell si perde come Sam e come lui cerca di rintracciare un senso emotivo e romantico che forse non c’è, e non può esserci. Un mondo di codici, di parole segrete e di messaggi subliminali che sono l’unico modo per ricordare al cervello atrofizzato di chi vi vive all’interno cosa siano le sinapsi. Un mondo troppo debordante per non perdervisi dentro, smarrendo spesso la strada. Con Under the Silver Lake David Robert Mitchell compie più di un passo falso, ma lo fa per troppa curiosità intellettuale, e viene naturale difenderlo dal massacro critico cui con ogni probabilità andrà incontro. Nella splendida What’s the Frequency, Kenneth? dei R.E.M., che compare nella ricca colonna sonora, Michael Stipe canta “I’d studied your cartoons, radio, music, TV, movies, magazines / Richard said, “Withdrawal in disgust is not the same as apathy” / A smile like the cartoon, tooth for a tooth / You said that irony was the shackles of youth”. Ecco, forse il senso di Under the Silver Lake è tutto in questo distico…
Info
Il trailer originale di Under the Silver Lake.
La scheda di Under the Silver Lake sul sito di Cannes 2018.
- Genere: thriller
- Titolo originale: Under the Silver Lake
- Paese/Anno: USA | 2018
- Regia: David Robert Mitchell
- Sceneggiatura: David Robert Mitchell
- Fotografia: Mike Gioulakis
- Montaggio: Julio Perez IV
- Interpreti: Adam Bartley, Allie MacDonald, Andrew Garfield , Callie Hernandez, Don McManus, Gabrielle Maiden, Grace Van Patten, Izzie Coffey, Jeremy Bobb, Jessica Makinson, Jimmi Simpson, Laura-Leigh, Nea Dune, Patrick Fischler, Rex Linn, Riki Lindhome, Riley Keough, Summer Bishil, Topher Grace, Zosia Mamet
- Colonna sonora: Rich Vreeland
- Produzione: Boo Pictures, Cool Productions, Good Fear Film + Management, Michael De Luca Productions, P2 Films, PASTEL, Salem Street Entertainment, Sprockefeller Pictures, Stay Gold Features, UnLTD Productions, Vendian Entertainment
- Durata: 140'