ISVN – Io sono Valentina Nappi

ISVN – Io sono Valentina Nappi

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Dopo la presentazione in vari festival tematici, esce ora in sala ISVN – Io sono Valentina Nappi, il secondo film del sodalizio tra la regista Monica Stambrini e la pornodiva Valentina Nappi, dove vengono messi in pratica i principi delle Ragazze del porno, il collettivo di cui Stambrini è stata una delle fondatrici.

Orgasmi in salsa barbecue

ISVN segue Valentina Nappi nel corso di una notte apparentemente come tante: rimasta sola in una città che non è la sua, ospite per una notte nello studio di un artista, Valentina manda un messaggio a Lorenzo e, nell’attesa che la raggiunga, si spoglia, mette su un disco, curiosa in giro, aspetta. Quando Lorenzo arriva, deve ancora cenare. Chiacchierano mentre lui mangia il suo hamburger. Hanno opinioni diverse sulla complicità tra sesso e cibo. Poi finalmente si spogliano, si baciano, ridono. Si sono mancati. Sono amanti, hanno vent’anni, fanno l’amore a lungo fino ad addormentarsi… [sinossi]

Presentato a vari festival – quali il torinese Fish&Chips, il romano Hacker Porn Film Festival, e Viva Erotica di Helsinki curato da Olaf Möller –, ISVN – Io sono Valentina Nappi, esce ora distribuito in sala. Si tratta del secondo lavoro, dopo Queen Kong, del sodalizio tra la filmmaker Monica Stambrini e la pornostar Valentina Nappi. La prima è stata tra le fondatrici del collettivo di registe Le ragazze del porno, di cui questo film è espressione. La seconda è LA pornodiva 2.0, intellettuale e impegnata nelle battaglie civili per la libertà sessuale, che alterna il set a luci rosse con i corsivi sul suo blog su Micromega, con le sue presenze ai Gay Pride, con le sue polemiche contro Lega e Movimento 5 Stelle. Ed è una delle performer più richieste dagli studios pornografici americani e non più importanti, e ora si attende l’uscita della parodia porno di Solo: A Star Wars Story intitolata significativamente Hand Solo.

Ma la Valentina Nappi fulcro di un sistema e business dell’hardcore si esaurisce nell’attimo iniziale in cui, in taxi, appena giunta a Roma, controlla sull’iphone i suoi siti e i suoi social network. La Valentina che vedremo da quel momento in poi è un’altra, quella più vera, più genuina, con la sua verace parlata napoletana. E finanche in un film dove l’atto sessuale occupa una buona parte, l’approccio di Monica Stambrini si configura come antipornografico, evitando tutti i cliché e con un linguaggio agli antipodi di quello dei filmati XXX comuni. Quello che in questi non si vedrà mai sono i momenti di vera intimità che precedeno l’incontro, sopratutto il ciclo, che ci riporta alle coordinate femminili. E poi mettersi gli assorbenti, l’igiene intima e non, lavarsi, pulirsi, lavarsi i denti, vestirsi. Così è per il ‘fuckfriend’ che raggiunge Valentina, sul quale la regista indugia mentre mangia l’hamburger con le patatine, sulle mani sporche, con cui fa scarpetta della salsa rimasta sulla scatola, e sulle labbra unte. La stessa Valentina richiama l’aspetto olfattivo, ironizzando sull’alito alla cipolla. La sessualità che viene colta è verace, genuina, non è quella asetticamente patinata, seriosa e stereotipata dei film porno. Il fatto stesso che i due si conoscano già garantisce la spontaneità dello scivolare nel sesso, senza morbosità né forzature. Ancora diversa dalle scene preparatorie d’atmosfera – il postino, il pizzaiolo, la massaggiatrice –, dei porno, tanto sbrigative quanto mal realizzate. Se nel riprendere l’atto sessuale Monica Stambrini non usa inquadrature, punti di vista diversi da quelli di un normale video hard, tuttavia abbiamo comunque l’impressione che sia reale, continuo, improvvisato e libero e non un assemblaggio di pezzi ripresi magari in tempi diversi. L’orgasmo arriva davvero al momento giusto. La regista li segue sotto le coperte, ne coglie l’intimità e la complicità scherzosa. Forse ha filmato la prima scopata vera nella storia del cinema.

Monica Stambrini rimane una presenza invisibile, giocando anche con un’assenza dichiarata. Sappiamo che c’è lei dietro l’unica videocamera, e peraltro la vediamo anche un attimo in un riflesso, ma Valentina all’inizio, parlando al telefono la colloca altrove, dicendo che Monica non può ospitarla perché ha i bambini a casa e non ha spazio. E curiosamente dall’altro capo del telefono, quindi pure in un’altra città, c’è il fidanzato Giovanni Lagnese, che però compare nei titoli di coda come fotografo di scena. Quel momento della telefonata è l’unica messa in scena, l’unica finzione architettata per poter raccontare al meglio la verità.

Dagli albori dell’hardcore cinematografico c’è sempre stato chi ha cercato il punto di vista femminile, per differenziarsi dal monopolio di quello maschile. Già in quel senso era il capotistipite Gola profonda, e poi sono arrivate registe e attrici come Gail Palmer, Annie Sprinkle e Candida Royalle fino a giungere a Erika Lust, Mia Engberg. Ora sembra importante non fare semplicemente una pornografia femminile ma cercare vie diverse, nuove, di rappresentare al femminile la sessualità, come la via tracciata dalle Ragazze del porno.

Info
Il trailer di ISVN – Io sono Valentina Nappi.
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