Acusada

Acusada

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Acusada, l’opera seconda del regista argentino Gonzalo Tobal, è un onesto e un po’ scolastico film a sfondo processuale, dall’estetica più vicina a quello del prodotto medio televisivo che al cinema. Per questo sorprende la sua presenza in concorso alla Mostra di Venezia 2018.

Imputata in attesa di giudizio…

La ventenne Dolores è accusata di aver ucciso la sua migliore amica Camilla: ci sarebbe anche il movente, visto che Camilla aveva messo online, poco tempo prima, un video in cui Dolores faceva sesso con un ragazzo, cosa che aveva creato molti problemi e una decisa incrinatura nei loro rapporti. Dopo due anni e mezzo dal delitto, di cui hanno parlato e straparlato tutti i media argentini creando fazioni pro e contro l’imputata, il processo sta finalmente per iniziare… [sinossi]

È evidente che il regista argentino Gonzalo Tobal, con Acusada, fosse interessato e incuriosito da un fenomeno sempre più impattante sul sistema giudiziario in tutto il mondo, quello dei processi mediatici che spesso anticipano e poi seguono passo dopo passo i dibattimenti, nelle aule dei tribunali, di cruenti casi di cronaca. Quelli che fanno vendere i tabloid e i quotidiani, riempiono i palinsesti e hanno come protagonisti “personaggi” facilmente connotabili o riconducibili a stereotipi. Vedendo Acusada, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è quasi inevitabile pensare al delitto di Meredith Kercher e soprattutto ad Amanda Knox che, come la protagonista del film, ha polarizzato per anni l’opinione pubblica non solo sulla base degli indizi legati all’omicidio, ma per la sua immagine, recepita da alcuni come angelica e da altri come demoniaca. Il film di Tobal pone lo spettatore nella posizione del giudice: al di là di quello che viene detto ed espresso verbalmente, Acusada non fornisce infatti mai la rappresentazione della verità dei fatti, ma solo una ricostruzione indiziale che costringe ognuno di noi a emettere la sua sentenza su Dolores (Lali Espósito), il cui mondo interiore ci è totalmente precluso. Colpevole o innocente? Nessun segno, nessun discorso, pone mai un punto definitivo sulla questione.

La prima scena del film gioca subito con i nostri pregiudizi mostrandoci una famiglia sorridente e unita, in una grande casa con giardino, in posa per un servizio fotografico: al centro degli scatti c’è Dolores, una bella ragazza, trattata come fosse una modella o un’attrice… veniamo a sapere invece che è l’unica accusata per il brutale omicidio della sua migliore amica e che il servizio giornalistico, accordato con il suo avvocato difensore, serve a fornire un’immagine positiva di lei e del suo rapporto con i genitori. Fin dall’incipit risulta chiaro il compito che Tobal affida a chi guarda il suo film: decidere cosa vuole vedere in Dolores, chi vuole che lei sia. Fin dalla prima scena, insomma, ci dobbiamo confrontare con i nostri pregiudizi e le nostre abitudini nell’interpretare quel che vediamo. Il “simulacro” della protagonista è del resto, esso stesso, un dettagliato artificio orchestrato dalla famiglia di Dolores che vuole e deve orientare non solo il vero giudice del processo, grazie alla legittima difesa condotta da un ottimo avvocato la cui parcella rischia di mandarli sul lastrico, ma pure un intero Paese che da anni sta morbosamente seguendo il caso. Dolores deve essere impeccabile: posata, ben vestita, calma nell’eloquio, rassicurante, e deve restituire il riflesso della brava ragazza, che solo per caso si è trovata sulla scena di un crimine, facendo dimenticare l’immagine della ragazzaccia protagonista di un video hard messo online proprio dalla vittima, la migliore amica di Dolores. Per tutto il film non ci sarà però nulla che possiamo ritenere vero: se lo prendiamo come un giallo allora manca l’assassino, se ci concentriamo sul legal allora manca una soddisfacente ricostruzione dell’omicidio. In fin dei conti questo è lo spunto interessante del film, in cui capiamo un po’ alla volta anche le posizioni dei genitori di Dolores (è, per esempio, molto possibile che il padre la ritenga colpevole) o l’impatto che un processo mediatico di oltre due anni può avere sulla vita di una giovane donna, condizionandone l’esistenza a 360°, dalla possibilità di uscire di casa alla sessualità preclusa, e soprattutto dando vita a un processo di spersonalizzazione in cui quel che conta è solo proiettare la giusta immagine di sé. Vera o falsa che sia non ha nessuna importanza.

Oltre a questo elemento tematico, che regge completamente il film donandogli per lo meno un motivo di distinzione, Acusada non presenta altri profili degni di nota e si ha quasi sempre l’impressione di trovarsi di fronte a un prodotto televisivo medio, a una dignitosa puntata di una serie a sfondo processuale, perfetta per addormentarsi sul divano. Per ovviare a questi limiti, oltre tutto, Tobal ricorre ad alcune scelte che non fanno che peggiorare la situazione. Come l’utilizzo copioso di tanti brani musicali, dagli Zombies a Mozart, piazzati per movimentare e connotare emotivamente le scene (una scelta che contraddice l’idea di rendere il più neutrale possibile quel che viene mostrato) o la brutta metafora del puma. Già, perché circola “voce” che un puma scorrazzi in città, anche se nessuno lo ha visto veramente: la diceria, che ha creato il panico in alcuni quartieri, dovrebbe riflettere la vicenda stessa di Dolores, sulla quale non c’è alcuna certezza, ma solo la volontà di ogni personaggio nel crederla o meno innocente. Purtroppo la labile traccia del puma sfugge di mano e addirittura viene usata per chiudere il film, in un finale un po’ ridicolo in cui Dolores “vede” (o crede di vedere) l’animale.

Se lo spunto di riflessione iniziale non manca, quel che manca è insomma uno sguardo intrigante nel tradurlo in immagini e, per il momento, non si può dire che Gustavo Tobal riveli una personalità registica peculiare o prorompente. Il film, che pone un interrogativo non banale circa il “vedere” e il giudicare, rimane invece immerso in un immaginario piatto, innocuo, scolastico, che non fa emergere pienamente neppure i presupposti narrativi del racconto. Un po’ poco, per un film selezionato per partecipare alla competizione principale della Mostra del Cinema di Venezia…

Info
Il trailer originale di Acusada.
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