Cosa fai a Capodanno?

Cosa fai a Capodanno?

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Esordio alla regia di Filippo Bologna, tra gli sceneggiatori di Perfetti sconosciuti, Cosa fai a Capodanno? tenta la carta della commedia noir d’atmosfera natalizia – e dunque fuori stagione – ponendosi ambizioni smisurate (con echi perfino tarantiniani), ma facendo i conti con l’amarissima realtà di un film sconclusionato, modesto, schizofrenico e vertiginosamente privo di costrutto narrativo e registico.

Gli hateful otto

31 dicembre, strade di montagna e boschi innevati. Mentre la radio annuncia una tempesta solare, il furgone di una ditta di catering cerca di raggiungere uno chalet di montagna, dove i padroni di casa hanno deciso di salutare l’arrivo del nuovo anno con una serata tra scambisti. Gli invitati sono tutti estranei tra loro. [sinossi]

Nella sua palese inconcludenza, il primo lungometraggio di Filippo Bologna – scrittore e sceneggiatore (L’ultima ruota del carro, Perfetti sconosciuti, il prossimo film di Pieraccioni) – cui si è scelto il titolo (ben poco originale) di Cosa fai a Capodanno? sembra la perfetta esemplificazione degli enormi, abissali, limiti del cinema italiano cosiddetto commerciale. Un cinema commerciale – leggasi commedia – che ha toccato il fondo sia qualitativamente sia per riscontri al botteghino, e che pure sembra incapace di cambiare strada, di tentare soluzioni nuove, quasi come quegli zombie di Romero che non riescono a non tornare – quale cieca coazione a ripetere – nel centro commerciale perché era la loro attività preferita da esseri viventi.

Tutto pare sbagliato in Cosa fai a Capodanno?, a partire dalla data d’uscita, che è a metà novembre, mentre invece avrebbe dovuto essere programmata per le festività natalizie. E anche se una scusante può essere quella di essersi resi conto della debolezza del film, ciò non toglie che gli incassi sarebbero stati comunque maggiori a dicembre. Dunque, un primo macroscopico errore – voluto o meno – dal punto di vista del marketing. E ce n’è almeno un altro sul piano – diciamo – della confezione: la presenza in scena di Riccardo Scamarcio e Valentina Lodovini ridotta a un paio di pose nell’incipit e nel finale, e completamente avulsa rispetto allo sviluppo del film. Che senso ha sprecare due attori di nome? Forse per giocare con le attese dello spettatore? Ma a che pro se poi questo gioco non viene impostato?
E poi, c’è il film in sé…

Filippo Bologna dà l’impressione di puntare molto in alto: occhieggia evidentemente all’impostazione di The Hateful Eight (un gruppo di persone circondate dalla neve e isolate rispetto al resto del mondo), senza negarsi persino un retrogusto alla Buñuel (nel pasto rimandato sembra di riconoscere tracce de L’angelo sterminatore). Ma è abbastanza ovvio che, al contempo, Bologna intenda ripercorrere i meccanismi di Perfetti sconosciuti, l’idea cioè di far esplodere le ipocrisie di un gruppo di personaggi, costretti a confrontarsi severamente tra di loro. In questo schema, però, le cose che non funzionano sono davvero molte, anzi troppe.
Non regge la scusa – il macguffin – dell’orgia, perché se l’obiettivo di un certo numero di personaggi è una serata orgiastica, in quella direzione si deve procedere veramente, anche solo in parte, anche solo per un po’; e poi, casomai, deve esservi il rimpianto se le premesse non sono andate a buon fine. Nulla di tutto questo c’è in Cosa fai a Capodanno?, che evidentemente aveva delle tentazioni erotiche, abortite però a un certo punto della lavorazione, non sappiamo bene quando.
L’altro meccanismo che si inceppa prima di partire è proprio quello che – con i suoi difetti – aveva senso in Perfetti sconosciuti: lì le ipocrisie avevano modo di essere messe a nudo perché avvenivano tra personaggi che si conoscevano e che per una scusa gettavano via le rispettive maschere. Qui i personaggi non si conoscono tra di loro – a parte ogni singola coppia – e dunque quali ipocrisie dovrebbero mai emergere, quali maschere dovrebbero togliersi i personaggi? Si aggiunga che la coppia protagonista non è veramente quello che sembra e dunque ciò da un lato innesca un’altra sottotrama, dall’altro ritarda il vero inizio del film – o almeno quello che ci si aspetta che sia l’inizio – finché poi il film finisce e ci si rende conto che non è mai davvero cominciato.

Da ciò ne consegue che Cosa fai a Capodanno? non ha un tono dominante: vi è un momento splatter all’inizio ma senza seguito, vi è la commedia surreale e troppo teatrale nei due addetti al catering spersi tra le nevi (interpretati da Massimo Di Lorenzo e Carlo De Ruggeri, entrambi ex Boris, ed entrambi per la prima volta a disagio in scena), vi è l’erotico non dispiegato, vi è il comico scollacciato non percorso, vi è il noir inconcluso (i ladri che non subiscono alcuna conseguenza e che, sostanzialmente, non rubano nulla), e così via. Potrebbe darsi che nelle intenzioni Bologna volesse fare un film crudele a metà tra Ferreri e Buñuel e che poi si sia convinto – o spontaneamente o in maniera indotta – a tentare un percorso più consono a una commedia nostrana, come d’altronde dimostra il cast (Luca Argentero e Ilenia Pastorelli sono sostanzialmente i protagonisti) e come dimostra il tentativo di mettere in piedi qualche gag di facile consumo (nessuna riuscita, d’altronde). Potrebbe essere questa supposizione a giustificare in parte un disastro come Cosa fai a Capodanno? Ma non basta. Perché le incertezze narrative sono davvero troppe (per esempio, il suicidio di un personaggio appare totalmente inspiegabile, reggendosi su premesse sbagliate), quelle registiche altrettanto e la totale mancanza di ritmo fa cadere le braccia.
E allora, continuiamo così, facciamoci del male.

Info
Il trailer di Cosa fai a Capodanno?
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