The Giraffe
di Ahmed Magdy
Presentato in concorso al Marrakech International Film Festival 2018, The Giraffe racconta storie di degrado che si incrociano in una Cairo notturna, un film sociale con qualche punta di realismo magico. Primo lungometraggio di finzione del filmmaker e attore egiziano Ahmed Magdy.
La giraffa chiazzata del Cairo
Ahmed guida nel paesaggio notturno degradato del Cairo, ansioso di trovare i soldi per pagare l’aborto a una giovane donna, cosa che deve essere fatta al più presto. Raggiunge un gruppo stravagante di ragazzi che raccontano storie delle giraffe, una per una, che vivono o sono vissute negli zoo egiziani. [sinossi]
Ahmed percorre nervoso le strade perdute della capitale egiziana, subisce un incidente in un traffico sregolato, incrocia storie di degrado umano, ragazze che acquistano con vergogna il test di gravidanza in farmacia, che cercano i soldi per procurarsi un aborto clandestino. The Giraffe (titolo originale: La ahdun huna), presentato in concorso al Marrakech International Film Festival 2018, sembra l’equivalente egiziano di Taxi Driver, con il corrispondente marciume sociale, con i personaggi che lottano per sopravvivere. Pur raccontando i bassifondi di una metropoli in fase di grande decadenza e crisi, il regista inserisce una serie di elementi che distanziano il film dal puro e semplice neorealismo. C’è una fotografia per esempio di colori scialbi virata al giallo nelle scene notturne illuminate da pochi lampioni al vapore. Ahmed Magdy mostra una buona padronanza del mezzo filmico, come quando isola, incornicia i suoi personaggi, riprendendoli con lunghe carrellate all’indietro da un punto di vista rialzato, mentre camminano per strada, come nella celebre sequenza di Le armonie di Werckmeister. E poi c’è il realismo magico riservato però a piccoli tocchi, minimale nel film, assolutamente non pervasivo. Le stanze sporche come se i muri fossero imbrattati da un disegno a ragnatela che si allarga, e la giraffa che la ragazza incrocia magicamente di notte, e quella con ‘giraffino’ nel finale su cui torneremo.
Il flusso narrativo di The Giraffe incontra una serie di nodi rappresentati dalla narrazioni verbali interne, da personaggi che raccontano una storia, sempre in forma orale. C’è quella della vecchia malata, del dottore il cui figlio è morto, e poi c’è la storia delle giraffe raccontate dai ragazzi, quasi una storia parallela con doppi finali, colpi di scena. Anche quello che è il racconto di appassionati di animali, che conoscono per nome tutti gli esemplari di giraffa che sono stati ospiti negli zoo egiziani, si colora di realismo magico, sconfina nei territori del leggendario. Così è la storia di quella giraffa femmina che partorì dopo un anno dalla morte del maschio, una nascita miracolosa secondo chi racconta la storia, come un’immacolata concezione. In realtà c’è una semplice spiegazione perché la giraffa ha un periodo di gestazione tra i 400 e i 460 giorni, quindi più di un anno e quell’esemplare potrebbe benissimo essere stata fecondata prima della morte del maschio. L’errore che fanno i protagonisti è quello di antropomorfizzare l’animale.
La giraffa è una creatura assurda, quasi da bestiario fantastico, con una morfologia unica, con quel lungo collo che la rende l’animale più alto che esiste. Un animale che fa parte della tradizione folkloristica ancestrale di tutti i popoli africani, e non solo. Gli antichi egizi avevano un geroglifico apposito per designarla, le sono dedicate pitture rupestri, danze tribali, racconti popolari. Uno di questi enormi quadrupedi in giro per Il Cairo rappresenta da un lato un’irruzione della natura in un contesto urbano di forte degrado, ma anche un ricordo ancestrale di una cultura comune panafricana che sembra ormai estinta. Così il parto finto miracoloso, ma ogni parto lo è in fondo, della giraffa non è un messaggio antiabortista ma assume un significato di speranza di umanità in un film tanto cupo, dominato da un senso di crudeltà. La giraffa è un inno alla vita.
Info
La scheda di The Giraffe sul sito del Marrakech International Film Festival.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: La ahdun huna
- Paese/Anno: Egitto | 2018
- Regia: Ahmed Magdy
- Sceneggiatura: Ahmed Magdy
- Fotografia: Ahmed Magdy
- Montaggio: Essam Ismail
- Interpreti: Amr Hosny, Haidy Koussa, Rasha Magdy, Salma Hassan, Shaza Moharam
- Colonna sonora: Shadi ElHoseini
- Produzione: Fig Leaf Studios, Garage Art Production, Otaku Digital Film
- Durata: 75'
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