Spider-Man: Un nuovo universo

Spider-Man: Un nuovo universo

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Probabile mattatore del box office natalizio, Spider-Man: Un nuovo universo è un blockbuster trascinante, ipercinetico, ispiratissimo dal punto di vista grafico e immaginifico: un bombardamento visivo che riesce a cogliere meglio di altre pellicole lo spirito dell’Uomo Ragno e che indica possibili nuove strade ai cinecomic e, soprattutto, all’animazione mainstream. Scritto e prodotto dai vulcanici Phil Lord e Christopher Miller.

La bomba e l’onda

Miles Morales è un ragazzino, ammira Spider-Man, deve abituarsi alla nuova scuola e soprattutto deve essere all’altezza delle aspettative dei suoi genitori. Un giorno, in compagnia dello zio Aaron a disegnare graffiti in una parte incustodita della metropolitana, Miles viene morso da un ragno radioattivo e sviluppa strane abilità. Incapace di contattare Aaron, torna alla stazione e trova un laboratorio segreto in cui Wilson Fisk ha costruito un pericolosissimo acceleratore di particelle: in quel momento arriva Spider-Man, che deve però vedersela con Green Goblin e Prowler. Gravemente ferito, Spider-Man affida a Miles una chiavetta USB per disabilitare l’acceleratore… [sinossi]
Peter Ramsey is the action guy,
Rodney Rothman is the comedy guy
Bob Persichetti is the poet.

Spider-Man: Un nuovo universo è effettivamente una bomba, ma ci interessa forse di più l’onda (d’urto) che potrebbe svilupparsi dopo le entusiastiche risposte di pubblico e critica. Felicissimo connubio tra cinecomic e animazione, figlio delle briglie sciolte di The Lego Movie, dell’accumulo divertito e divertente di Piovono polpette e della spavalderia di 21 Jump Street e 22 Jump Street, il film diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey (Le 5 leggende) e Rodney Rothman, ma soprattutto scritto e prodotto dai vulcanici Phil Lord e Christopher Miller, indica a pubblico, critica e produttori più di un bivio.

Tra le possibili (nuove) strade da imboccare, la più evidente è quella estetica. E non solo per l’animazione. Alternativo al piano narrativo del classico Uomo Ragno anni Sessanta e Settanta, Spider-Man: Un nuovo universo è soprattutto alternativo al Marvel Cinematic Universe: si distingue dal colosso Marvel/Disney per libertà narrativa e creativa, capovolgendo la standardizzazione marveliana che costringe i vari Doctor Strange, Black Panther e Ant-Man and the Wasp a una castrante uniformità stilistica. Discorso simile per gli stanchi binari dell’animazione mainstream nordamericana in CGI, appiattita su character design, cromatismi e cliché narrativi che si ripetono stancamente da anni, anni e anni – discorso in buona parte diverso per la Pixar, entrata però da tempo nel tunnel dei prequel/sequel. In questo contesto ingrigito e prevedibile, Spider-Man: Un nuovo universo è sconquassante e lo è in maniera programmatica e coerente: il funambolico intreccio da 3D e 2D, tra l’iconografia delle tavole dei comic book e un vortice inarrestabile di pixel, non cavalca solo lo stupore visivo e l’innovazione ma è una fertile chiave di lettura che coglie l’inarrestabile stratificazione dei multiversi marveliani.

Da Steve Ditko a Sara Pichelli, da Peter Parker a Miles Morales; dalle tavole cartacee al grande schermo; dall’animazione limitata della Filmation (in particolare, l’episodio Double Identity della prima stagione 1967/68) alle meraviglie della Sony Pictures Animation e della Marvel Animation. Il grande pregio di Spider-Man: Un nuovo universo è di elaborare e frullare tutto questo, di dare un senso grafico e un ordine narrativo a parole come continuity, Ultimate Marvel e Ultimate Comics, crossover, universi alternativi e via discorrendo. Serviva e servirà ancora ai supereroi del grande schermo un’idea di cinema strutturata, anche distante da quella di Lord e Miller, ma con delle fondamenta altrettanto solide: Spider-Man: Un nuovo universo si poggia infatti sul mondo in continua evoluzione e/o distruzione di Piovono polpette, su una poetica debordante e caotica (ri)calibrata con The Lego Movie e applicata con ammirevole perizia da Persichetti, Ramsey e Rodney Rothman.

Alfieri di un post-post-moderno giocoso, votato al divertissement privo di freni e di confini, capaci di agire negli schematici e spesso asfittici meccanismi dei remake/sequel/prequel/reboot/spin-off, Lord, Miller & Friends danzano sul sottile e scivoloso discrimine tra semplificazione e banalizzazione.
Reboot, altro Verso, un distinguo produttivo e artistico. Con Spider-Man: Un nuovo universo siamo in un Marvel Cinematic Universe altro, felicemente alternativo a Spider-Man: Homecoming e a tutta la truppa. Godiamo della messa in scena degli elementi grafici dei fumetti (i retini, ottima idea); delle citazioni a pioggia e dell’abbondante ironia; dell’animazione che capovolge i limiti in ricchezza (si veda, seppur a decine e decine di milioni di euro di distanza, Gatta Cenerentola). Sfrondata l’imponente sovrastruttura immaginifica, avremmo voluto qualcosa di più dal punto di vista narrativo – o, forse, qualcosa meno. La prossima volta?

Info
Il trailer italiano di Spider-Man: Un nuovo universo.
Il sito ufficiale di Spider-Man: Un nuovo universo.
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