Shazam!

Nello scontro impari tra Marvel e DC Comics, la casa madre di Superman sferra finalmente un colpo ben assestato con lo spensierato Shazam! di David F. Sandberg. Funziona praticamente tutto, dalla coppia di ragazzini Asher Angel e Jack Dylan Grazer allo strampalato supereroe di Zachary Levi e la sua nemesi Mark Strong, dalla componente fantasy all’impostazione da teen movie, dalle sagaci citazioni allo spirito e all’estetica anni Ottanta. Si respira quel gusto per la narrazione che permeava le produzioni spielberghiane, i cult young (senza adult) di Donner e Zemeckis, Dante e Levinson.

Adventures of Captain Marvel

Tutti abbiamo un supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per farlo uscire fuori. Nel caso di Billy Batson, basta pronunciare una sola parola – Shazam! – per far sì che uno scaltro quattordicenne rimasto orfano si trasformi in un adulto, il Supereroe Shazam, per gentile concessione di un anziano mago. Essendo ancora un ragazzino nell’animo – dentro un corpo sovrumano – Shazam si diverte in questa versione adulta di sé stesso, facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con dei superpoteri! Può volare? Ha una vista a raggi X? Può lanciare dei fulmini dalle mani? Può saltare i test delle lezioni di studi sociali? Shazam si propone di testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino. Ma avrà bisogno di imparare a dominare rapidamente questi poteri, per combattere le forze del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana… [sinossi]

I Goonies (1985). Big (1988). Grosso guaio a Chinatown (1986). Siamo nel pieno degli anni Ottanta, immersi in un cinema che oggi appare fin troppo lontano. Idee, storie, personaggi, la centralità dello sviluppo narrativo, la voglia di raccontare, di lanciarsi a briglie sciolte nel regno della fantasia. Cinema per ragazzi e ragazzini, anni prima della deriva spesso tragica delle produzioni young adult. Ecco, questa è la formula magica di Shazam!, la sua fertilissima derivazione spielgerghiana – nel senso produttivo del termine, con David F. Sandberg che sembra volersi accodare ai vari Donner, Zemeckis, Dante e Levinson d’antan.

È ancora altalenante e zigzagante la politica produttiva della Warner e della DC Comics, con la strada maestra dell’Extended Universe piena di buche e detour. Messe da parte le ambizioni de L’uomo d’acciaio (2013) e di Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), assorbito il contraccolpo di Suicide Squad (2016) e Justice League (2017), agli avversari della Marvel/Disney restano i soldoni incassati con i mediocri Wonder Woman (2017) e Aquaman (2018) e le buone indicazioni che potranno arrivare proprio da Shazam!, titolo che sembrava partire svantaggiato ma che ha potuto giocare più liberamente coi personaggi, con la storia, con le possibili declinazioni del cinecomic.

Lontano dalle smargiassate del protettore degli oceani e versione a suo modo fanciullesca e non militaresca del mascellone di Metropolis, il buffo Shazam cinematografico ha nel suo DNA cartaceo la parola chiave che lo distanzia dagli squadrati e un po’ noiosi supereroi della Justice League. Nato dalla fantasia e dalla penna di C.C. Beck e Bill Parker nel remotissimo 1939, Shazam fece la sua prima apparizione sul mensile Whiz Comics della Fawcett Comics, per poi passare alla ben più potente scuderia della DC Comics. In realtà, prima di chiamarsi Shazam (e ben prima di Captain Marvel), il magico supereroe si chiamava Capitan Marvel. La pericolosa omonimia e un marchio (non) registrato hanno suggerito alla DC il cambio del nome, nonostante il fragoroso successo del nostro eroe negli anni Quaranta – non a caso, il buon Marvel/Shazam aveva persino una sua serie per il grande schermo, Adventures of Captain Marvel, oramai sepolta dalle sabbie del tempo.

Questo passato marveliano, anche se è solo una questione di nomi e copyright, si riflette in buona parte sulla sua natura altra rispetto ai supereroi classici della DC. La forza alla Kal-El è infatti frutto di una magia, potenzialmente appannaggio di qualsiasi terrestre buono e non di una sorta di divinità scesa dal cielo, peraltro aliena; il quattordicenne Billy Batson è un orfano dai buoni principi, senza le risorse economiche e i tormenti oscuri di Batman, più vicino ai poteri e alle responsabilità dell’agile Uomo Ragno. Per Sandberg e lo sceneggiatore Henry Gayden (alle prese con Last Human di Phil Lord e Christopher Miller) è quindi più facile prendere tutto meno sul serio, abbracciare lo spirito avventuroso e una giocosa dimensione teen movie. Discorso non dissimile per il trattenuto apparato spettacolare, che riecheggia gli effetti speciali degli anni Ottanta e che rinuncia volentieri alle furibonde baraonde snyderiane.

Shazam! lascia alla storia il tempo di scorrere, sviluppa i personaggi e le loro relazioni (giocando la carta Mark Strong per puntellare dopo l’incipit il villain), non ha fortunatamente bisogno di un intreccio troppo complesso. Certo, è uno dei vantaggi di una origin story oramai sconosciuta al grande pubblico, ma è soprattutto il risultato di un cambio di rotta ragionato, affidato alle mani giuste, liberato dal giogo di un verse standardizzato e palesemente zoppicante.

Info
Il trailer italiano di Shazam!.
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