Seuls les pirates

Seuls les pirates

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Presentato nel concorso Nuove visioni del Sicilia Queer Filmfest 2019, Seuls les pirates di Gaël Lépingle è una storia di nuove marginalità urbane, dei reietti delle periferie da demolire in nome di nuovi e mirabolanti progetti urbanistici.

Esclusiva zona residenziale

A seguito di un progetto di riqualificazione urbana, Géro sta per essere sfrattato dalla sua casa e dal suo piccolo teatro. Come se non bastasse, un giovane nipote che conosce a malapena, confessandogli di voler diventare un drammaturgo, si stabilisce nella sua casa per scrivere una pièce teatrale con lui. Per combattere la gentrificazione e l’ingiustizia sociale, con la voce roca e il passo un po’ incerto, a Géro non resterà che armarsi di tutto punto e diventare un vero e proprio pirata. [sinossi]

La gentrificazione 2.0, i nuovi mirabolanti progetti urbanistici, o cosiddetti di riqualificazione urbana, di cui si riempono la bocca amministratori cittadini e architetti, naturalmente ecosostenibili, zone residenziali con tanto verde, esclusivamente borghesi. Ma che lasciano fuori gli esclusi, i reietti, i derelitti, gli abitanti dei vecchi quartieri popolari da demolire e che costituiscono un fastidio per i progetti di rinnovamento urbano, e in qualche modo devono essere ricollocati.
È il soggetto di Seuls les pirates, secondo lungometraggio del regista francese Gaël Lépingle, presentato nel concorso Nuove visioni del Sicilia Queer Filmfest 2019 dopo l’anteprima allo scorso FID Marseille. Lépingle ha una carriera abbastanza eclettica, autore non solo di opere di fiction ma anche di documentari e pure regista teatrale. Tutto ciò confluisce in Seuls les pirates e trova la sua incarnazione nel protagonista, Géro, portatore di marginalità che il regista costruisce con ironia: teatrante senza lo strumento principale della sua arte, la voce, resa molto flebile a seguito di un tumore. Géro gestisce un piccolo teatro di periferia, che sarà spazzato via dal nuovo quartiere. Lui non ci sta e si oppone alla sua ricollocazione, ma è evidente che si tratta di una battaglia contro i mulini a vento, come quando prova a teatro una scena in costume, da spadaccini o moschettieri, che risulta goffa e buffa. Indossa quindi i panni del pirata che combatte contro la speculazione edilizia, ma si tratta solo di un travestimento teatrale patetico, in una recita di quart’ordine.

Gaël Lépingle ritrae un microcosmo umano che è l’elogio dell’imperfezione. Personaggi alla Guédiguian, della periferia della periferia, dei sobborghi urbani anonimi di una cittadina della Valle della Loira, dominati dai non luoghi, come i centri commerciali, in via di sostituzione con altri non luoghi più à la page. Personaggi diversamente belli, esentati da quell’obbligo al make up cinematografico che vuole tutti fotogenici. Tra questi spicca Géro, con quei suoi bernoccoli sulla fronte. Ma la dimensione verista del film, da documentario, si mescola con altri ingredienti. C’è il nipote biondo, giovane e bello, che vuole apprendere l’arte della scrittura, che rappresenta una sorta di Tadzio, e c’è il personaggio di Kostia, dal nome čechoviano che calzerebbe a pennello anche a Géro, uomo di bell’aspetto protagonista di una rocambolesca fuga sulla Loira con il nipote. C’è la scrittura interna, quella di Géro e del suo apprendista drammaturgo che diventa, insieme a un altro personaggio, l’io narrante, anche guardando in camera. C’è una narrazione divisa in tre parti come gli atti di un’opera teatrale. E c’è la musica di Musorgskij a imprimere una dimensione epica, alla Don Chisciotte, a questa storia di povera gente, che dà fastidio alle autorità che cercano un posto dove smaltirla.

Info
La scheda di Seuls les pirates sul sito del Sicilia Queer Filmfest.
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