Fantafestival 2019 – Presentazione
Si svolgerà a Roma dal 10 al 16 giugno la trentanovesima edizione del Fantafestival, storico appuntamento per gli appassionati di horror, thriller e fantastico nel senso più assoluto del termine. Un’edizione che segna anche un nuovo punto di svolta per la kermesse, da quest’anno affidata alle cure di Michele De Angelis e Simone Starace. Si riparte, dunque, da Pupi Avati, Jack Sholder e Mariano Baino, anche autore della locandina ufficiale.
Si è aperto in realtà già il 3 giugno alla Casa del Cinema, il Fantafestival 2019. Si è aperto con la conferenza stampa, anticipata però dalla proiezione in 35mm di Zeder, stordente meraviglia partorita nel 1983 da Pupi Avati. Un assaggio di quel che proporrà la trentanovesima edizione della kermesse capitolina, visto che la produzione fantastica di Avati verrà omaggiata con le proiezioni de L’amico d’infanzia e L’arcano incantatore, ma anche con le sceneggiature e le produzioni del regista bolognese, testimoniate dai recuperi (sempre rigorosamente in pellicola: un dettaglio da non sottostimare, di questi tempi) di Macabro di Lamberto Bava e La stanza accanto di Fabrizio Laurenti – prima o poi qualcuno penserà a recuperare il fluviale Voci notturne, progetto televisivo che Laurenti diresse sempre partendo da uno script di Avati?
Riparte da Avati dunque il Fantafestival. Riparte con una nuova direzione, affidata a Michele De Angelis e Simone Starace, già a capo delle edizioni home video Shockproof, e con l’idea di tornare a ragionare sulle basi su cui poggia le fondamenta, gli anni in cui il festival partecipava in maniera attiva al dibattito culturale europeo sul genere, dialogando con realtà quali Sitges e Bruxelles. Non deve dunque sorprendere che l’edizione 2019 del festival guardi con tanta insistenza al passato, cercando di riannodare i fili con la propria storia e con lo sviluppo dell’immaginario di genere degli ultimi decenni.
Oltre ad Avati il cuore pulsante dell’edizione numero 39 è infatti l’omaggio a Jack Sholder, un nome pressoché dimenticato anche da molti addetti ai lavori, ma che oltre a dirigere Nightmare 2 – La rivincita (e potrebbe essere questa l’occasione per riscoprire un titolo spurio della saga, e per questo osteggiato dai fan ben oltre i suoi reali “demeriti”) pose la firma in calce a due piccoli e preziosi oggetti di culto quali Alone in the Dark e The Hidden, distribuiti anche in Italia come Nel buio da soli e L’alieno. L’occasione è dunque quella di riscoprirli sul grande schermo, incontrando anche il regista che sarà ospite negli ultimi giorni della kermesse. Se si aggiunge un breve ma interessante “Viaggio nel cinema tedesco” (con Loft e What Dreams May Come di Eckhart Schmidt e Laurin di Robert Sigl presentati rispettivamente da Gary Vanisian e Giacomo Calzoni) si arriva a comprendere in pieno la direzione intrapresa dalla nuova direzione artistica, che si stacca con forza da una gestione precedente che aveva approfondito soprattutto il rapporto con la produzione indipendente italiana. Di questa restano molti cortometraggi, la presentazione dell’atteso Curse of the Blind Dead di Raffaele Picchio (ripresa dei templari ciechi portati alla gloria da Armando de Ossorio), con proiezione dei primi minuti di montaggio, e in particolar modo il ritorno sulle scene di Mariano Baino. Il suo corto A Moving Read non placherà i rimpianti dei fan di Dark Waters, unica regia di Baino sulla lunga distanza, ma permetterà quantomeno di ritrovare un regista sorprendente, al quale è peraltro molto legato il lavoro dei due direttori artistici (il film del 1993 fu la prima edizione Shockproof).
Per rimanere nella contemporaneità va segnalato come il festival non si faccia mancare un buon numero di anteprime, nazionali e cittadine. Tra queste Black Circle di Adrián García Bogliano (sul potere sovrannaturale di un vinile inciso negli anni Settanta), Isabelle di Robert Heydon – già visto al Ravenna Nightmare –, lo schizofrenico (nel vero senso della parola) Rakkhosh degli indiani Abhijit Kokate e Srivinay Salian, Werewolf di Adrian Panek e Un couteau dans le coeur di Yann Gonzalez, che lo scorso anno partecipò in concorso al Festival di Cannes. La sfida, quella di far ritrovare centralità al Fantafestival all’interno dello scenario europeo, è appena agli inizi.