La belle époque
di Nicolas Bedos
La storia del mondo come rappresentazione a fini capitalistici. Parte da un assunto estremamente impegnativo il secondo film di Nicolas Bedos, La belle époque, che declina però ben presto verso una – pur gradevole – commedia sentimentale e nostalgica. Alla Festa del Cinema di Roma.
I migliori set della nostra vita
Victor è un uomo all’antica che odia il presente digitale. Quando un eccentrico imprenditore, grazie all’uso di scenografie cinematografiche, comparse e un po’ di trucchi di scena, gli propone di rivivere il giorno più bello della sua vita, Victor non ha dubbi: sceglie di tornare a Lione il 16 maggio del 1974, quando ha incontrato la donna della sua vita. [sinossi]
Il secondo film da regista di Nicolas Bedos, La belle époque, presentato alla 14esima edizione della Festa del Cinema di Roma dopo essere passato lo scorso maggio sulla Croisette, conferma i limiti già evidenziati dal regista francese al suo esordio, Un amore sopra le righe, anche se qui si ravvede una maggiore vivacità di scrittura, oltre che uno spunto narrativo più curioso.
Decidendo sostanzialmente di declinare in funzione anti-fantascientifica lo spunto de Il mondo dei robot di Michael Crichton – e cioè l’idea della Storia dell’umanità attraversabile in lungo e in largo a scopo di intrattenimento – Bedos utilizza questo escamotage facendone una sorta di porta nel mondo dei sogni: un imprenditore infatti rimette in scena qualsiasi epoca storica venga richiesta dal suo cliente, utilizzando i tipici strumenti cinematografici: scenografie, set, comparse e attori, attraverso i quali si finge di trovarsi nel mondo sognato/immaginato/ricordato dalla singola persona che paga, come per una sorta di volontario Truman Show.
Il gioco è affascinante, anche se Bedos non porta alle estreme conseguenze questo spunto e finisce sostanzialmente per utilizzarlo solo a scopi sentimentali ed educativi: il protagonista, interpretato da un tenero Daniel Auteuil, si convince a riappassionarsi al mondo e alla vita solo dopo aver chiesto di riassaporare i giorni più felici della sua esistenza, trascorsi beatamente nel maggio del ’74.
Il trucco è cinema e il cinema è trucco, sogno, immaginazione che invariabilmente appare più forte e più evocativo della realtà. Certo, ma tutto questo lo sapevamo già e non è che Bedos tenti di dirci qualcosa di nuovo in proposito, nonostante alcuni accorgimenti tecnologici, come ad esempio la voce dell’automobile che continua a dire cosa fare e cosa non fare, evidente e ottuso alter-ego del regista cinematografico. Il che è come dire che, nel momento in cui il protagonista accetta di diventare un personaggio etero-diretto da qualcun altro, basta accettare il regista giusto della propria vita per riappacificarsi con se stessi. Ma, di nuovo, come già accadeva in maniera molto più schematica in Un amore sopra le righe, il gioco tra teorizzazione/intellettualismo/spregiudicatezza contrapposti a basico entertainment che volge verso il sentimentalismo finisce per far vincere quest’ultimo con tutto il conglomerato di stereotipi che ne deriva.
Se poi, in più, vi è qualche dubbio sulla disposizione nella scacchiera dei personaggi descritti (quello del figlio del protagonista e quello del regista/imprenditore sono troppo simili, senza che poi il primo abbia una sua vera funzione di burattinaio, o quantomeno proprio di figlio), si ha comunque la tentazione di non accanirsi troppo su La belle époque, sia per il trasporto recitativo messo dagli attori (al di là di Auteuil, ci sono diversi momenti in cui Doria Tillier, compagna di Bedos, e Fanny Ardant riescono a commuovere, riuscendo a dare qualcosa in più di quel che lo schematismo dei loro personaggi sembrava imporre), sia per una generale sensazione di leggerezza esistenziale che, in certo qual modo, riscatta il sottofondo perbenista e nostalgico, e che sembrerebbe alludere al fatto che, appurato banalmente che la vita non è un gioco, è assolutamente necessario far finta che sia tale per poter continuare a sopravvivere, per poter continuare a illuderci.
Info
La scheda di La belle époque sul sito della Festa del Cinema di Roma
- Genere: commedia, sentimentale
- Titolo originale: La belle époque
- Paese/Anno: Francia | 2019
- Regia: Nicolas Bedos
- Sceneggiatura: Nicolas Bedos
- Fotografia: Nicolas Bolduc
- Montaggio: Anny Danché, Florent Vassault, Stéphane Garnier
- Interpreti: Abraham Touré, Adrian Ruiz, Élisabeth Vitali, Éric Frey, Bertrand Poncet, Bruno Raffaelli, Cédric Zimmerlin, Christiane Millet, Claude Aufaure, Clément Moreau, Constance Gay, Daniel Auteuil, Denis Podalydès, Doria Tillier, Fanny Ardant, François Vincentelli, Frédéric Sandeau, Gaël Tavares, Guillaume Canet, Hakou Benosmane, Jean-Noël Martin, Jeanne Arenes, Laetitia de Fombelle, Lizzie Brocheré, Loïc Lacoua, Lucie Bertin, Marie Verdi, Michaël Cohen, Pierre Arditi, Pierre Estorges, Pierre Forest, Sandrine Moaligou, Soufiane Abitar, Thomas Scimeca, Urbain Cancelier, Wilhem Mahtallah, Yann Chermat, Yves Batek Mendy
- Colonna sonora: Anne-Sophie Versnaeyen, Nicolas Bedos
- Produzione: Canal+, Ciné+, Fils, France 2 Cinéma, Hugar Prod, Indéfilms 7, Les Films du Kiosque, Orange Studio, Pathé, Umedia
- Durata: 115'
- Data di uscita: 07/11/2019

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