Trieste Science+Fiction Festival 2019 – Presentazione
Il Trieste Science+Fiction Festival 2019 festeggia i diciannove anni della kermesse giuliana. Lo fa confermando la propria struttura, tornando con la mente al passato, ragionando sul presente e sul futuro, con ospiti eccellenti come Brian Yuzna, Aldo Lado o Phil Tippett. Un luogo d’incontro e (ri)scoperta.
Festeggiata la “maggiore età” dodici mesi fa il Trieste Science+Fiction Festival 2019 è pronto ad affrontare l’età adulta, con tutto ciò che comporta. La kermesse giuliana, che ha saputo ritrovare una sua netta centralità nello scacchiere festivaliero italiano ed europeo, unico evento italiano a prendere parte all’EFFFF, acronimo a dir poco surreale che sta lì a semplificare European Fantastic Film Festivals Federation (in passato vi aderirono anche il capitolino Fantafestival e il Ravenna Nightmare), continua sulla propria strada confermando il lavoro svolto nel corso degli anni. Uno spazio aperto al confronto, in cui sia possibile far interagire nelle sale a disposizione il cinema del passato con quello contemporaneo, facendo incontrare il pubblico con veri e propri mostri sacri del settore, e permettendo un confronto continuo, proficuo, ricco di suggestioni e sempre fertile. Non è da meno questa diciannovesima edizione, che si apre oggi 29 ottobre per terminare domenica 3 novembre. Suddiviso su più sale (Politeama Rossetti, Teatro Miela e Cinema Ariston), il S+F – per continuare nel gioco degli acronimi – si apre con la proiezione di Alien, il capolavoro di Ridley Scott che nel 2019 compie quarant’anni. Per completare il festeggiamento ci sarà anche la proiezione (il 30 ottobre) del documentario Memory: The Origins of Alien, firmato da Alexandre O. Philippe. La cerimonia d’apertura vedrà invece come protagonista Jessica Hausner e il suo Little Joe, già visto lo scorso maggio a Cannes in concorso.
Il cuore pulsante di ogni manifestazione degna di questo nome, si sa, è il concorso. Ed ecco dunque arrivare (solo per fare degli esempi) i mostri notturni di After Midnight di Jeremy Gardner e Christian Stella, la dispersione spaziale di Aniara di Pella Kågerman, gli uomini-maiali del bulgaro Bullets of Justice, il sole spento di Last Sunrise di Wen Ren. Un immaginario a trecentosessanta gradi come quello dei titoli che non concorrono all’Asteroide, il premio principale del festival triestino: qui, oltre alla già citata Hausner, si possono trovare nomi noti ai cinefili di mezzo mondo come Larry Fessenden, Denis Côté (con Répertoire des villes disparues, già apprezzato alla Berlinale), o titoli destinati a risvegliare un interesse collettivo, come il nuovo Terminator, presto anche nelle sale italiane, o il remake del gioiello cronenberghiano Rabid, diretto a quattro mani da Jen e Sylvia Soska, o ancora l’atteso Zombieland: Double Tap.
Inutile però specificare come i cultori della materia siano attratti in particolar modo da alcuni ospiti di rilievo. Phil Tippett, per esempio, genio degli effetti speciali visivi (gli Oscar li vinse per Il ritorno dello jedi e Jurassic Park, ma sarebbe delittuoso dimenticare il suo lavoro sull’intera trilogia di George Lucas e poi su Piranha di Joe Dante, Il drago del lago di fuoco di Matthew Robbins, Howard e il destino del mondo di Willard Huyck, Robocop di Paul Verhoeven e chi più ne ha più ne metta) al quale si deve anche il magnifico Starship Troopers di Verhoeven, proiettato al festival. O Aldo Lado, omaggiato per i quarant’anni dalla realizzazione de L’umanoide, altra proiezione al festival. Ma soprattutto il geniale Brian Yuzna, scelto come Presidente della giuria e che porterà con sé la copia restaurata di Society – The Horror, strepitoso oggetto di culto che si insinuò nelle pieghe della mostruosa alta borghesia statunitense con uno stile ineguagliabile. E ineguagliato. Il resto lo si scoprirà giorno per giorno. È giusto però rimarcare come in un panorama festivaliero sempre più sbiadito, stinto e privo di identità, il Trieste Science+Fiction dimostri in maniera plateale come si possa ancora portare avanti una politica culturale seria, rigorosa e non per questo meno giocosa o varia sotto il profilo della proposta.