Reiwa Uprising

Reiwa Uprising

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Presentato per la retrospettiva Tyger Burns del 49 International Film Festival Rotterdam, Reiwa Uprising è la fotografia politica del Giappone contemporaneo a opera del suo più grande documentarista Kazuo Hara. Il sonno della politica e delle ideologie genera fenomeni bizzarri e populisti, come sappiamo bene anche in Italia.

A un osservatore lontano

Reiwa Shinsengumi è un nuovo partito politico del Giappone. Kazuo Hara ne segue la campagna elettorale concentrandosi su un personaggio, una professoressa di economia transgender. Le riprese hanno inizio il 18 giugno 2019 fino alle elezioni della Dieta, l’11 luglio, in cui la nuova formazione politica ottiene il 4% e due seggi. [sinossi]

Reiwa Shinsengumi è un neonato partito politico del Giappone fondato il 1° aprile 2019 da Tarō Yamamoto, un attore passato alla politica: era per esempio uno degli studenti di Battle Royale. Kazuo Hara, il più grande documentarista giapponese, con una carriera che parte nel 1972, segue in un istant movie la campagna elettorale di questa neonata formazione, in vista delle elezioni della Dieta di soli pochi mesi più tardi, l’11 luglio, in cui otterrà due seggi e il 4% dei voti. Si focalizza in particolare su una candidata, la transgender Ayumi Yasutomi. Lo sguardo di Hara è come sempre mai giudicante, il giudizio spetta a noi. E, pur da osservatori lontani senza dimestichezza con il mondo politico nipponico, la nostra opinione non può che essere di perplessità. Ayumi Yasutomi si definisce una transgender lesbica, nata di sesso maschile, che non ha mai corretto chirurgicamente né con ormoni. Si veste da donna, anche nella biancheria intima, odia il termine crossdresser e si innamora solo di uomini. Le sue costruzioni retoriche pongono la massima attenzione sui “nostri” bambini («Gli adulti esistono per nutrire i propri bambini»), che rappresentano la sua priorità politica, ma anche sugli animali, cani, gatti e cavalli. Lei stessa possiede alcuni cavalli, due dei quali, Yugon, un maschio dal pelo bianco di 11 anni che proviene dalla Camargue, e Yam, una femmina bruna di 10 anni, se li porta dietro in campagna elettorale, nelle piazze dei comizi e nei cortei. Prega per gli animali domestici e per i bambini e i cavalli che soffrono e muoiono durante le guerre. I suoi comizi sono spesso cantati e/o danzati, come quello in cui critica l’accordo tra Shinzō Abe e Donald Trump, riportando brani del premier giapponese in forma di rap. Il suo punto di riferimento ideologico è Michael Jackson che considera un grande filosofo, leggendo la canzone Thriller come una metafora di una società di zombi, le persone integrate nel sistema. È antinucleare e antiabortista.

In uno dei primi raduni del Reiwa Shinsengumi, compare tra la folla un agitatore, munito di altoparlante e con un cartello, che evoca le stragi compiute dal Giappone nel passato, di coreani e cinesi. Una figura che ricorda fortemente quella di Kenzo Okuzaki, il protagonista del film più famoso di Kazuo Hara, The Emperor’s Naked Army Marches On, film che viene citato due volte in Reiwa Uprising: nel primo colloquio tra il regista e Ayumi Yasutomi, quando il primo suggerisce alla seconda la necessità di una figura carismatica nell’agone politico come quella del reduce di guerra – in un ufficio in cui peraltro campeggia il poster di un altro film di Hara, Nippon Asbest Village –, e poi durante un comizio, da un oratore che richiama la presenza delle telecamere di Kazuo Hara di cui ammira molto quel film. Proprio il regista suggerisce l’idea della staffetta tra i due suoi protagonisti, entrambi agitatori di strada, con le loro azioni tra la folla, entrambi a modo loro bizzarri ma in una società più folle di loro. E in generale possiamo trovare in Ayumi Yasutomi anche elementi, come quello transgender, dell’attivista femminista Miyuki Takeda, protagonista di Extreme Private Eros: Love Song 1974, ma anche, nella performance e nella danza, dello scrittore Mitsuharu Inoue di A Dedicated Life. La sensibilità di Kazuo Hara poi per le persone disabili o per i malati terminali, torna nei candidati invalidi della Reiwa Shinsengumi, uno dei quali, completamente paralizzato, è un chitarrista che riesce ancora a suonare lo strumento grazie a dei sensori collegati al cervello che trasmettono impulsi alle corde dello strumento. Aspetti dei primi personaggi di Hara tornano in Ayumi Yasutomi e nei suoi colleghi di partito in un contesto politico come quello attuale. Dal Giappone dell’era Showa del dopoguerra, che non sapeva fare i conti con il proprio passato, con i crimini, i massacri e genocidi compiuti, a quello di Shinzo Abe che ritocca la costituzione per smantellare ogni residuo antimilitarista e tornare, come prima, a un esercito vero e non un corpo di autodifesa. Il passaggio tra le due situazioni, con tutta una serie di elementi che tornano come gli omicidi politici (nel film si ricorda quello di Kōki Ishii) ha visto nel frattempo crisi ideologiche e l’assuefazione del popolo. Non è in sé il populismo o la bizzarria delle posizioni di Ayumi Yasutomi a far riflettere, quanto la mancanza di quella rabbia che grondava in Kenzo Okuzaki, la perdita ormai di ogni spirito contestatario.

Come spesso nei suoi film, Kazuo Hara si mostra, include nel film i preparativi e il suo farsi, oltre che usare abbondantemente immagini da Youtube e internet. Si posiziona subito nei confronti sia del suo soggetto che dello spettatore. Con il primo, Ayumi Yasutomi, stipula da subito un patto che gli garantisce la possibilità di riprendere tutto e la libertà di includere qualsiasi cosa senza censura, sistema più o meno usato in tutto il suo cinema con l’eccezione del film A Dedicated Life in cui aveva lasciato la possibilità allo scrittore, malato terminale, Mitsuharu Inoue, di avere l’ultima voce in merito. L’accordo con Ayumi Yasutomi è un po’ come quello che dovrebbe aver fatto Raymond Depardon con Valéry Giscard d’Estaing per 1974, une partie de campagne, un film che nello svolgimento, seguire una campagna elettorale cadenzata fino al giorno del voto, ricorda molto quello di Reiwa Uprising. Se il film francese si è poi rivelato un boomerang per il candidato, nel mostrare il suo cinismo, lo stesso non si può dire del film giapponese. Hara, come si è detto, non è mai pervasivo, non giudica con il suo sguardo, possiamo trovare al limite una chiave grottesca nell’uso insistito del tema della marcia When Johnny Comes Marching Home usata da Kubrick per Il dottor Stramore. L’insanità dei personaggi è comunque una reazione all’insanità del sistema, della deriva del paese portata da Abe. Con lo spettatore, Hara stabilisce da subito pure un dialogo attraverso le didascalie nei cartelli – come quelli per esempio che in The Emperor’s Naked Army Marches On spiegavano l’assenza dei filmati in Nuova Guinea –, che annunciano, avvisano, sottolineano anche con alcuni brani colorati ed evidenziati. E ironicamente una didascalia dice che non si può riportare il flash mob della Reiwa Shinsengumi sulla musica di Thriller per l’altissimo costo dei diritti. Hara mantiene il film su un tono divertente, del resto fa parte del patto in questo caso stipulato con la protagonista.

Info
Reiwa Uprising sul sito del Festival di Rotterdam.

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