Les demoiselles de Rochefort

Les demoiselles de Rochefort

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Approdo di Jacques Demy al musical danzante di stampo americano classico, Les demoiselles de Rochefort rilegge i canoni di quel genere hollywoodiano, adattandoli al suo universo colorato di tinte pastello e vibrante delle musiche del sodale compositore Michel Legrand. La dimensione abituale della cittadina marittima di provincia francese, qui Rochefort nella Nuova Aquitania, diventa teatro danzante di incontri, e ritrovi, di vite, dominati dal destino. Tutto ruota attorno alle gemelle Solange e Delphine, interpretate dalle sorelle Françoise Dorléac e Catherine Deneuve, mentre Gene Kelly e George Chakiris rappresentano le citazioni viventi del musical hollywoodiano, Michel Piccoli è Simon Dame, gestore di un negozio di strumenti musicali che venne lasciato dalla fidanzata perché non voleva essere chiamata, dopo il matrimonio, madame Dame.

Un americano a Rochefort

A Rochefort si stanno allestendo le celebrazioni per il terzo centenario della cittadina. Solange e Delphine Garnier sono gemelle, la prima compone musica per pianoforte, la seconda insegna danza. La loro madre Yvonne, che ha rinunciato a un grande amore, gestisce un caffè nella piazza centrale. Le loro vite si incrociano con quelle di Maxence, un militare con l’hobby della pittura, Andy Miller, un grande pianista americano giunto in città, Simone Dame, un negoziante di musica che si rivelerà il vecchio amore di Yvonne, Etienne e Bill, due forestieri arrivati per la fiera. [sinossi]
Nous sommes deux soeurs jumelles
Nées sous le signe des gémeaux
Mi fa sol la mi ré, ré mi fa sol sol sol ré do
Toutes deux demoiselles
Ayant eu des amants très tôt
Mi fa sol la mi ré, ré mi fa sol sol sol ré do.
dalla canzone del film Les deux soeurs jumelles

I fan cinefili di Jacques Demy si dividono in due fazioni contrapposte. Da una parte quelli che hanno come cult assoluto Les Parapluies de Cherbourg, dall’altra chi venera invece Les demoiselles de Rochefort. Da una parte chi sostiene una via francese al cinema musicale nella forma del film “en chanté”, in cantato e incantato, dall’altra chi preferisce la struttura, come da lui declinata, da musical classico con numeri di danza che irrompono in scena. Chi scrive, va premesso, si schiera nettamente nella prima categoria. Questi due film di Jacques Demy sono successivi, Les Parapluies de Cherbourg è del 1964 e Les demoiselles de Rochefort del 1967. Rappresentano in realtà due forme di un cinema che funziona quasi sempre in una dimensione musicale e coreografica, anche quando non ci sono, o quasi, canzoni e musiche, al di fuori di quelle extra-diegetiche della colonna sonora, com’è il caso di Lola, il primo lungometraggio del regista, del 1961, che traccia il solco per le opere successive.

Les Parapluies de Cherbourg era un film che il regista definiva come en chanté, con tutti i dialoghi cantati senza numeri di danza, come dei recitativi, non una contrapposizione alla forma classica del musical, di cui viene evocato, nel titolo e nell’estetica degli ombrelli, un caposaldo come Cantando sotto la pioggia, ma una diversa via. Con Les demoiselles de Rochefort Demy sembra invece utilizzare lo schema classico di quella stagione dei musical hollywoodiani, che ha avuto l’apice negli anni Cinquanta, spesso targati Metro-Goldwyn-Mayer, quello più onirico dove i balletti interrompono il flusso narrativo e i personaggi, ma spesso anche i passanti nello sfondo, si mettono, improvvisamente e magicamente, a danzare e cantare. Nel cast del film, Demy inserisce due figure chiave, e simboliche, di quella stagione, come Gene Kelly e George Chakiris, il Bruno di West Side Story.

In realtà, in Les demoiselles de Rochefort, Demy dispiega tutta una serie di approcci al cinema musicale. Ci sono balletti, vero, ma anche parti da film en chanté come parti con dialoghi parlati. Accanto ai numeri di danza nello schema tipico hollywoodiano, ci sono quelli diegetici, così come dei momenti di canto, vale a dire inseriti nella narrazione. Le due gemelle protagoniste, le sorelle Garnier, sono una compositrice per pianoforte e un’insegnante di danza, e spesso le vediamo all’opera. Il film poi si svolge nei giorni di festa della cittadina, nella cui piazza centrale viene allestito un palcoscenico in cui si susseguono spettacoli tra cui ancora l’esibizione delle gemelle.

La seconda grande scena del film, vede l’alternarsi di questi diversi livelli scenici e musicali. Arriva la carovana degli artisti a prendere possesso della piazza in quei giorni di festa. Scendono dai loro camion e cominciano ad allestire gli stand, esplodendo in un tripudio danzante, su uno dei temi musicali del film. Si aggiungono i marinai tipici in tuta bianca, spesso presenti nei film di Demy, e anche i passanti, come formando diversi corpi di ballo. È l’enunciazione di quello che sarà la pellicola, un flusso caleidoscopico di colori e musica di cui la cittadina diventa fulcro e teatro. La mdp entra nella finestra, aperta sulla piazza, dell’abitazione e scuola di danza delle gemelle Garnier, e qui c’è un momento di danza e musica diegetiche, protagonisti i ragazzini, allievi di Delphine che fanno esercizi di ballo, mentre Solange solfeggia note al pianoforte. I ragazzi se ne vanno, e parte il numero di danza di presentazione delle gemelle, con un altro tema centrale del film. Solange attacca quel motivo con la tromba, ma poi lo lascia: la musica prosegue come extradiegetica e gli strumenti musicali diventeranno semplici oggetti di coreografia. Finisce il balletto, ma la musica prosegue, le sorelle parlano un attimo di faccende domestiche, e quindi riprendono con l’ultima strofa. Nella canzone delle gemelle, dal titolo Les deux soeurs jumelles, molte strofe sono ancora costituite da note musicali. Come una scomposizione di particelle elementari in un film che funziona come un flusso melodico continuo, che si ritrova anche nei calembour dei dialoghi, che possono stare sopra ogni cosa, sottomettendo la narrazione. Così la grande storia d’amore tra Simone Dame e Yvonne si era interrotta unicamente perché la seconda non poteva sopportare l’idea che, da sposata, sarebbe stata la madame Dame. Ma in realtà è la narrazione stessa a essere un calembour fatto di giochi del caso, di incontri e ricomposizioni come un puzzle.

La scena di presentazione delle gemelle di cui sopra è un qualcosa di sublime, tutta giocata sulla loro simmetria, con i loro vestiti e cappelli uguali ma di colori diversi, uno giallo e uno rosa, e sull’effetto di ulteriore moltiplicazione delle pareti a specchio tipiche delle scuole di danza. Demy cattura la bellezza delle sorelle Dorleac, in quello che rimarrà l’unico film con loro due che appaiono insieme (avevano già recitato entrambe in La ragazza supersprint dove non avevano scene in comune). La sfortunata sorella maggiore di Catherine Deneuve morirà pochi mesi dopo l’uscita del film, in un incidente stradale, a 25 anni. Rispetto a un film gravido di malinconia, autunnale, come Les Parapluies de Cherbourg, che portava i segni dell’orrore della guerra d’Algeria, Les demoiselles de Rochefort è una sarabanda di colori, musiche, sentimenti che portano alla bonheur, dove tutti ballano nelle strade. Rispetto all’assenza del film precedente qui abbiamo riunificazioni e incontri. Eppure un elemento di inquietudine rimane, rappresentato dai militari che, con le loro marce, pervadono la città.

Les demoiselles de Rochefort è una delle espressioni della concezione di Demy da lui definita come “ciné qui chante”, il film come sinfonia ininterrotta, continua, flusso di immagini e musica, laddove imponenti movimenti di macchina, spesso realizzati con il dolly, interagiscono nella coreografia. Ciò che potremmo definire come il Demy’s touch. E tutto ciò con l’orchestrazione di Legrand. Si dice che i due concepissero, e addirittura registrassero, prima musiche e canzoni per poi costruire su di queste le immagini. La città ne è il grande teatro con i suoi tanti palcoscenici, aperti, chiusi o comunicanti. La piazza, le stradine, l’appartamento delle gemelle, il caffè sulla piazza di Yvonne, comunicante con l’esterno per le sue ampie vetrate. Demy non si vergogna a usare le scritte pubblicitarie, quella della Honda, dopo la Esso del garage di Les Parapluies de Cherbourg, come addobbi di tanti teatrini kitsch. E poi i negozi, dopo quello di ombrelli del film precedente, che rappresentano le due direttrici del film, la musica e l’arte figurativa. Il primo è quello di strumenti musicali di Simone Dame, il secondo è la galleria d’arte di Guillaume Lancien. Demy era anche pittore, con uno stile vagamente alla Matisse, e in questo, come in altri film, interviene pesantemente a tingere la città di colori pastello, in realtà con ampio utilizzo di carta da parati, aggiungendo a ciò le decorazioni “diegetiche”, le coccarde, gli addobbi per la festa cittadina. E nei testi delle canzoni lunghi elenchi di pittori e musicisti, snocciolati come le note, che si concludono con l’autocitazione del nome di Michel Legrand. Spazio anche per le riferimenti diretti di film, i due forestieri vengono soprannominati scherzosamente Jules e Jim.

Il gallerista Guillaume espone solo opere astratte come una tipica stabiles di Calder – e anzi crea opere sparando a dei sacchetti pieni di vernice che schizza su una tela sottostante –, con l’unica eccezione del ritratto eseguito dal marinaio Maxence, raffigurante la sua donna ideale, che combacia casualmente con i lineamenti di Delphine. Peraltro anche per lui è la sua unica opera figurativa. E quando il marinaio conosce Solange, le dice di fare dipinti astratti ma con un’ambizione concreta. Due ragazze incontrano due marinai proprio davanti alla vetrina della galleria, e notano come gli occhi dei ragazzi siano dello stesso color azzurro del dipinto astratto esposto. E uno dei ragazzi commenta: «Non può essere astratto se ricorda i suoi occhi, che non sono astratti». Tutte battute che giocano sulla tensione di Demy all’astrazione di colori e musica, per gli accostamenti cromatici studiati, cedendo a narrazioni di giochi amorosi.

Rochefort è la grande protagonista del film che si svolge tutto nella cittadina. L’inizio e la fine segnano l’arrivo dei forain, dei saltimbanchi, che porteranno musica e danza nella città. La prima immagine del film è il ponte trasportatore che conduce alla città, una struttura di archeologia civile, che trasporta con una sorta di chiatta sospesa con funi di metallo, persone e mezzi da una sponda all’altra di un fiume. Uno dei tipici manufatti d’acciaio del cinema di Demy, come le gru, segni di un paesaggio industriale tardo-ottocentesco, dell’operosità umana, della tecnologia meccanica. Una struttura che deve ricordare quella della sua cittadina natale, Nantes, dove un simile ponte ha funzionato fino al 1958, anno in cui è stato smantellato, mentre a Rochefort risulta attivo ancora oggi.
Come ogni cittadina, fulcro dei film del regista, Rochefort è un porto di mare dove si incrociano persone in arrivo e in partenza, esistenze stanziali ed erranti, un incrocio temporaneo di vite, ma con una sua forza centrifuga che, nello spazio del film, inchioda i personaggi a quei luoghi. Così Andy Miller è un americano in Francia, le gemelle anelano uscire dall’atmosfera provinciale per esercitare la propria arte a Parigi (verso cui alla fine solo Delphine se ne andrà insieme alla compagnia), da dove provengono altri personaggi come Simone Dame, che si trasferisce a Rochefort per il ricordo della fidanzata che gli ha fatto credere di essersene andata in Messico. Anche il gallerista e il marinaio partiranno per la capitale francese. E di film in film tornano gli stessi personaggi, o personaggi equivalenti. Così all’avventore del bar di Yvonne sembra di aver già visto le varie persone che incontra, forse a Nantes, città di Demy e location del suo primo film, Lola, oppure a Cherbourg. Si fa il nome della ballerina assassinata Lola-Lola, che è la protagonista del primo film o la prostituta di Les Parapluies de Cherbourg, ma anche la protagonista de L’angelo azzurro. Michel Piccoli tornerà nel cinema di Demy, in Une chambre en ville, ancora come un negoziante, in quel film di televisori. I personaggi di Demy sono come i saltimbanchi itineranti che si spostano da un luogo all’altro, portando colori, musica, danza e cinema.

Info
Les demoiselles de Rochefort, trailer.

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