Torino 2020
Torino 2020, trentottesima edizione del festival, segna un punto di svolta: dopo tredici anni in cui, nonostante l’avvicendamento di direttori/registi fino al 2014, la guida era stata nelle mani di Emanuela Martini, al vertice della kermesse sabauda arriva Stefano Francia di Celle.
Eccezion fatta per la funzione centrale acquisita dal digitale (inevitabile, purtroppo, in epoca pandemica), la supposta rivoluzione di Torino 2020 sarà da valutare tra dodici mesi, e per ora sembra semmai una semplificazione del programma, con tutti i rischi che questo comporta. Dell’esperienza passata, al di là del concorso internazionale riservato ancora alle opere prime e seconde, rimane come testimonianza solo TFFdoc, lo spazio dedicato al documentario a cura di Davide Oberto.
Il biennio 2020/2021 per quel che concerne i festival europei avrebbe dovuto (il condizionale è inevitabilmente d’obbligo) segnare una piccola ma significativa rivoluzione all’interno dei gruppi direttivi: Carlo Chatrian per la prima volta alla guida della Berlinale dopo la lunghissima reggenza Kosslick, Vanja Kaludjercic a sostituire Bero Beyer a Rotterdam, Giona A. Nazzaro che prende il posto di Lili Hinstin dopo solo due anni a Locarno. Anche in Italia sono cambiati i vertici delle veneziane Giornate degli Autori, del Festival dei Popoli a Firenze, e del Torino Film Festival. Torino 2020, la trentottesima edizione della kermesse sabauda, sarà infatti il primo banco di prova da direttore per Stefano Francia di Celle, già responsabile per il Museo del Cinema tra il 2003 e il 2010 dei volumi monografici relativi alle retrospettive ospitate dal festival. A tredici anni di distanza dalla scelta – che tante polemiche sollevò, anche a mezzo stampa – di Nanni Moretti al posto del duetto D’Agnolo Vallan/Turigliatto, si avverte una nuova scossa tellurica sotto la Mole Antonelliana, e forse uno strappo ben più deciso nei confronti dell’origine del festival, e della sua storia… [continua a leggere]