The Evening Hour

The Evening Hour

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Dramma rurale ambientato in un’ex cittadina mineraria del West Virginia, The Evening Hour di Braden King riflette su radici e sradicamenti avvolgendo la relazione tra i personaggi e il loro ambiente in un velo di tragica tenerezza. In concorso al TFF 2020.

Home sweet home

Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza. [sinossi]

“Almost heaven, West Virginia” cantava John Denver nella sua celebre ballata “Take me home, country roads”, e la bruma soffusa sui colori autunnali del paesaggio che apre The Evening Hour di Braden King pare proprio volerci introdurre in un ambiente edenico. Ma il fumo che si diffonde nell’aria in un punto remoto dell’inquadratura è quello di un’esplosione. No, non è il paradiso Dove Creek, in West Virginia, un’ex cittadina mineraria, un luogo il cui principale sostentamento (la miniera) è appena stato seppellito sotto ai cumoli di terriccio alzati dalle cariche di esplosivo. Tutto è alle spalle ormai, e come fossili incastonati nelle rocce, gli indigeni spasimano senza più prospettive né memoria.

Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Carter Sickels e presentato in concorso al Torino Film Festival 2020, The Evening Hour è strutturato come un dramma rurale dove le tensioni che agitano il territorio tormentano anche i suoi inquieti abitanti, le cui personali vicende si sviluppano con quella tensione montante e inesorabile che contraddistingue una catastrofe annunciata. Il luogo determina l’uomo dunque e le sue possibilità di sopravvivenza, in quest’opera seconda che Braden King dirige con mano sicura, cedendo solo talvolta a qualche esornativo movimento di macchina, ma restando sempre ben incollato, con accorata empatia, ai propri personaggi.

Non poteva che essere una figura di stampo cristologico il protagonista di questa storia, un ventenne ancora in cerca della propria identità, ma sempre pronto ad aiutare il prossimo, anche quando questo aiuto si traduce in azioni ai limiti della legalità. Spalle ricurve e sorriso bilenco, sguardo lucido di compassione e occhi all’ingiù, Cole Freeman, incarnato dal carismatico e dolente Philip Ettinger (era l’ambientalista radicale di First Reformed di Paul Schrader), studia per diventare infermiere mentre presta servizio in una clinica per anziani. Dopo il lavoro, vende e in alcuni casi elargisce antidolorifici e oppiacei alla sua comunità. Numerosi tra i suoi clienti sono gli anziani, ma altrettanti gli adolescenti, in cerca di un sollievo dai morsi della dipendenza dall’eroina che il poco raccomandabile Everett spaccia in città e nei dintorni. La morte del nonno predicatore, unica figura paterna ad aver contribuito alla sua crescita a suon di versetti della Bibbia a memoria e rituali simili a esorcismi, scatena una spirale di eventi incontrollabili: il ritorno in città della madre (una ben ritrovata Lily Taylor), l’imminente vendita della casa di famiglia, le inquietudini della fidanzata (Stacy Martin) e infine la ricomparsa di un amico d’infanzia poco raccomandabile, ma assai abile nel fargli gli occhi dolci (interessante la performance dell’attore Cosmo Jarvis, vera scoperta di questo TFF in quanto presente anche in Funny Face di Tim Sutton).

La Bibbia e la famiglia, la malattia, il decadimento e la morte, tutto ciò aleggia sulla superficie increspata di sfumature umanissime di The Evening Hour, un’epopea tragica rurale dove si passa senza soluzione di continuità dall’assumere droghe all’assumere medicine, che in fondo sono un po’ la stessa cosa. Si drogano i giovani e si drogano gli anziani a Dove Creek, un luogo sradicato e devastato dove si può essere dei tossici o al limite morti, assai più difficile è il divenire adulti. E quando lo si diventa, non c’è altra prospettiva che darsi allo spaccio di stupefacenti.

Braden King tiene insieme le fila del racconto di questa comunità di reietti, ponendo lo spettatore al fianco del suo protagonista, immergendolo ora in un paesaggio post-atomico, ora in vedute dai caldi colori autunnali fotografate con sapienza da Declan Quinn e addolcendo poi il tutto con l’ottimo commento musicale firmato dai Boxhead Ensemble.

Già presentato al Festival di Rotterdam e al Sundance, The Evening Hour forse non si discosta molto da altri prodotti similari relegati oramai nelle sortite festivaliere, di certo però non ha la prosopopea un po’ tronfia di quelle tragedie rurali di stampo mainstream come Il fuoco della vendetta di Scott Cooper, né le aspirazioni simbolico-filosofiche del cinema di Jeff Nichols, è un nuovo tassello, non trascurabile, nella già vasta narrazione della provincia agreste statunitense, e possiede uno sguardo profondamente onesto e caparbiamente devoto, anche con tragica tenerezza, ai suoi personaggi e al loro destino.

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