Trieste Film Festival 2021 – Presentazione
Apre i battenti il Trieste Film Festival 2021, la manifestazione dedicata al cinema dell’Europa centro-orientale, arrivata alla 32a edizione, che si terrà quest’anno in forma virtuale dal 21 al 30 gennaio, con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo.
Ad aprire e chiudere il Trieste Film Festival 2021, 32a edizione che si tiene online dal 21 al 30 gennaio, sono due film che hanno rappresentato le più alte riflessioni cinematografiche sulle guerre balcaniche: Underground, coronamento del cinema visionario di Emir Kusturica, e Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos. Due opere dello stesso anno, il 1995 nel pieno dei conflitti, che si affrontarono nel festival di Cannes con molte polemiche. La Palma d’oro andò al primo mentre il secondo ricevette il Grand Prix. Due film che avrebbero voluto rappresentare una retrospettiva dedicata alla dissoluzione della Jugoslavia, nel trentennale dello scoppio delle guerre di indipendenza di Slovenia e Croazia, nella tradizione del festival di rievocare le pagine importanti della storia, come è stato fatto per il ’68 e per la caduta del Muro di Berlino. La retrospettiva, che il festival stava preparando da tempo, è però rimandata: molti film selezionati, infatti, non sono mai stati digitalizzati, sono disponibili solo in pellicola e non sono quindi fruibili online. L’intento degli organizzatori è quello di rinviare a una rassegna in presenza quando sarà possibile. La proiezione di Underground sarà l’occasione per conferire l’Eastern Star Award, il riconoscimento a una carriera che ha rappresentato un raccordo tra cinema dell’Est e cinema dell’Ovest. Quest’anno premiato Miki Manojlović, che abbiamo conosciuto proprio per i film di Kusturica, il più noto attore balcanico, prima e dopo la fine della Jugoslavia, impostosi anche in produzioni internazionali (Il macellaio, Amanti criminali, I demoni di San Pietroburgo, Irina Palm).
Il concorso lungometraggi vede la partecipazione di 13 opere. Nutrita la rappresentanza di film della ex-Jugoslavia, il serbo Father di Srdan Golubović, il kosovaro Andromeda Galaxy di More Raça, entrambi sul tema della paternità. Dalla Serbia My Morning Laughter di Marko Đorđević, e dalla Bosnia Erzegovina So She Doesn’t Live di Faruk Lončarević su un caso reale di omicidio. Kosovaro anche Exil di Visar Morina sul tema dell’immigrazione, cui vertono anche il polacco I Never Cry di Piotr Domalewski, il bulgaro Fear di Ivaylo Hristov e anche il greco Pari di Siamak Etemadi, storia di una donna iraniana che cerca il proprio figlio ad Atene. Il cinema rumeno è presente con Berliner, commedia di satira politica di Marian Crișan, la Russia partecipa con Francuz di Andrej Smirnov, ambientato nell’Unione Sovietica del disgelo. E sui fatti storici sovietici è anche il lituano In the Dusk del grande Šarūnas Bartas, con lo sfondo della Resistenza lituana contro l’occupazione sovietica dopo la fine della Seconda guerra mondiale. E poi ci sono il polacco Sweat di Magnus von Horn, storia di una “fitness-influencer” vittima di uno stalker, e il georgiano Beginning di Dea Kulumbegashvili, storia di una Testimone di Geova. Evento speciale fuori concorso, dall’Azerbaigian, In Between Dying di Hilal Baydarov. Nella giuria del concorso siedono la regista Adina Pintilie, la produttrice Ewa Puszczyńska, il programmer Paolo Bertolin.
Il concorso documentari vede in lizza dieci opere (in giuria la regista Eszter Hajdú, la direttrice del Biografilm Festival Leena Pasanen e la direttrice della scuola ZeLIG di Bolzano Heidi Gronauer). Si tratta di tematiche ambientali nel rumeno Acasă, My Home di Radu Ciorniciuc e nel croato Landscape Zero di Bruno Pavić, dell’annoso conflitto del Nagorno-Karabakh in Blockade di Hakob Melkonyan, delle tensioni nei paesi baltici di una nuova invasione russa in Gentle Warriors di Marija Stonytė. Dalla Russia Town of Glory di Dmitrij Bogolyubov sulla città simbolo nazionalista di El’nja. Sedici i titoli del Concorso cortometraggi che verranno giudicati dalla direttrice artistica della Cinéfondation del Festival di Cannes Dimitra Karya, dalla produttrice Andrijana Sofranić Šućur e dalla giornalista Alessandra De Luca. L’Italia è rappresentata da Illusione di Lorenzo Quagliozzi e da La tecnica di Clemente De Muro e Davide Mardegan (CRIC).
Quest’anno due nuove sezioni arricchiscono l’offerta del Trieste Film Festival 2021: Fuori dagli sche(r)mi e Wild Roses: Registe in Europa. Nella prima, spazio al cinema di ricerca, tanto nella narrazione come nel linguaggio. Sarà possibile vedere uno dei capolavori del cinema dello scorso anno, Malmkrog, opera fluviale di respiro filosofico di Cristi Puiu (che presiederà anche una masterclass virtuale), già presentato alla Berlinale, come anche Uppercase Print di Radu Jude. Sul tema dei recupero di materiale dei servizi segreti dell’epoca socialista anche il polacco An Ordinary Country di Tomasz Wolski. L’ucraino Oleh Sencov con Numbers è un film di fantascienza distopica girata in condizioni estreme a loro volta distopiche: realizzato da una troupe con le indicazioni mandate dal regista recluso in un carcere di massima sicurezza in Siberia dove era detenuto per accuse di terrorismo. La regista serba Jelena Maksimović in Homelands, poi, è alla ricerca delle proprie origini familiari nel villaggio da cui la nonna fuggì durante la guerra civile greca. La sezione Wild Roses: Registe in Europa è costituita da un focus monografico sul cinema al femminile di un paese, diverso in ogni edizione. Quest’anno è di scena la Polonia con cinque registe che parteciperanno a un panel coordinato da Marina Fabbri: Hanna Polak con Something Better To Come, ritratto di una ragazza che vive in una grande discarica alle porte di Mosca; Agnieszka Smoczyńska con The Lure, film surreale sul ménage à trois tra due sirene e un bassista nella Varsavia degli anni Ottanta; Anna Zamecka con Communion, storia di bambini con l’obbligo di crescere in assenza delle figure dei genitori; Anna Jadowska con Wild Roses, la vita di una città nella Slesia meridionale, tra la chiesa e le coltivazioni di rose; Jagoda Szelc con Tower. A Bright Day, una prima comunione con sullo sfondo notizie inquietanti mandate in onda dalla televisione.
Art&Sound propone quest’anno cinque titoli che esplorano varie discipline artistiche. Antigone – How Dare We! di Jani Sever, dove la figlia di Edipo viene reinterpretata da Slavoj Žižek; Homecoming – Marina Abramović and Her Children di Boris Miljković, sul ritorno nella sua Belgrado di una delle più influenti protagoniste dell’arte contemporanea; Paris Calligrammes di Ulrike Ottinger, viaggio autobiografico nella Parigi letteraria e artistica degli anni Sessanta; Le Regard de Charles di Marc Di Domenico e Charles Aznavour, quarant’anni di storia del mitico chansonnier con i filmati originali fatti con la cinepresa che gli regalò Edith Piaf; Accidental Luxuriance of the Translucent Watery Rebus di Dalibor Barić, film di animazione dalle influenze surrealiste.
Anche in questa edizione verrà assegnato il Premio Corso Salani dalla giuria formata dalla produttrice Donatella Palermo, dalla critica cinematografica Grazia Paganelli e dal filmmaker Carlo Michele Schirinzi. In lizza cinque film italiani al momento senza distribuzione: Divinazioni di Leandro Picarella, Libro di Giona di Zlatolin Donchev, Samp di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, I tuffatori di Daniele Babbo, Ultimina di Jacopo Quadri e Vera de verdad di Beniamino Catena.
Anche in edizione virtuale non mancherà l’appuntamento parallelo con When East Meets West, punto di incontro di produttori, broadcaster, distributori, rappresentanti di fondi e mercati di diversi paesi per avviare collaborazioni e sviluppare progetti. Connessi a When East Meets West anche Last Stop Trieste, una sezione work in progress che seleziona progetti final cut di documentari, precedentemente sviluppati/presentati in una delle piattaforme partner del progetto, e This is IT, dedicata a lungometraggi di finzione e opere ibride prodotti o co-prodotti da produttori italiani con i progetti selezionati che verranno presentati in panel virtuali, a sales agent, programmatori di festival e buyer internazionali.
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