La scelta di Anne – L’événement

La scelta di Anne – L’événement

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Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, La scelta di Anne – L’événement mette lo spettatore di fronte alla palpabile drammaticità, non solo psicologica ma anche fisica, dell’aborto clandestino. Trasposizione dell’omonimo romanzo autobiografico di Annie Ernaux, il film diretto da Audrey Diwan travalica i confini temporali e geografici, rilanciando un tema (e una legge) centrale per le società civili. Fondamentale l’apporto di Anamaria Vartolomei, giovane attrice che presta anima e corpo a una dolorosissima via crucis.

Loi n° 75-17

Francia, 1963. Anne è una brillante studentessa con un promettente futuro davanti a sé. Tuttavia, quando resta incinta, vede svanire la possibilità di portare a termine i propri studi e sfuggire ai vincoli insiti nella sua estrazione sociale. Con l’avvicinarsi degli esami finali e la gravidanza sempre più evidente, Anne si decide ad agire, anche se deve affrontare la vergogna e il dolore, anche se deve rischiare la prigione per seguire la sua strada… [sinossi – labiennale.org]

Non è un film semplice La scelta di Anne – L’événement. Trasposizione dell’omonimo romanzo di Annie Ernaux, il film di Audrey Diwan ci riporta nella Francia degli anni Sessanta, ma senza i colori radiosi di Demy; ci ritroviamo tra studenti e studentesse, ma senza gli amabili confronti letterari à la Kechiche. Il tema è evidente fin da subito: l’introversa ma brillante Anne è incinta. Ventenne che sogna un futuro di libertà, Anne è intrappolata da un sistema legislativo (e soprattutto morale) che non prevede vie di fuga. Nessun aborto, nessun aiuto, nessuna pietà. Ma Anne è testarda e coraggiosa, il romanzo è autobiografico e Audrey Diwan sceglie di «catturare la natura fisica dell’esperienza, di tenere conto della dimensione corporea del percorso». In sala qualcuno è pure svenuto, altri sono usciti, altri hanno sofferto parecchio. Il tema è chiaramente spinoso, idem la messa in scena dei ripetuti tentativi di abortire.

C’è un prima e un dopo. Il salvifico spartiacque è la legge Veil, promulgata il 17 gennaio 1975, durante il primo anno della presidenza Giscard. L’événement ci racconta il prima, il contesto sociale, la mannaia dell’aborto clandestino, il timore\pudore\terrore delle ragazze e delle donne, i soprusi patriarcali e l’insopportabile moralismo dei dottori, il colpevole disinteresse dei ragazzi e degli uomini. Uno scenario che ci sembra oramai lontano, ma non lo è.
Uno dei meriti di Audrey Diwan (Mais vous êtes fous), che firma anche la sceneggiatura con Marcia Romano, è di aver cercato e trovato una cifra stilistica coerente, emblematica: Anne (Vartolomei) è onnipresente, via via sempre più sola, incorniciata da un aspect ratio che la schiaccia e ingabbia, accompagnata da colori che negano l’immaginario legato agli anni Sessanta. Anzi, a parte qualche dettaglio, potremmo essere in un altro periodo storico – giova ricordare, quantomeno sul fronte italiano, i continui tentativi di alcuni partiti politici di rosicchiare sempre più le libertà conquistate nel corso degli anni e dei decenni dalle donne. La messa in scena, col contrappunto di una partitura a tratti tambureggiante, ondeggia tra l’incalzante e il claustrofobico. In un certo senso, un film di genere cadenzato come un thriller – implacabile il passare delle settimane di gestazione, riportate per enfatizzarne il peso e per rimarcare l’inevitabilità del fato.

Degli studi gioiosi, dei sogni, degli amori e della vitalità della gioventù non vi è quasi traccia, bastano pochi minuti, mentre la protagonista si ritrova presto a dover percorrere più di una via crucis, psicologica e fisica: il progressivo allontanamento degli amici, il tradimento del mondo adulto, il rapido declino scolastico, i mutamenti del corpo, il feto\embrione che si sviluppa, la frustrante ricerca di una via di scampo, di una speranza. A essere straziante, ancor prima dei ripetuti tentativi di aborto, è il contrasto tra una società cieca e sorda e l’opposizione indomabile di Anne a un destino che altri vorrebbero scrivere per lei.
L’epilogo è già chiaro dall’incipit e porta con sé la storia di moltissime donne, fortunate o meno. Prima della Loi n° 75-17 si viveva o moriva così, in un lago di sangue, tra atroci dolori, uccise o salvate dai ferri sterilizzati alla buona da mammane forse competenti, forse no. Si moriva o si sopravviveva, magari finendo in galera, in completa solitudine. Audrey Diwan sceglie di non ricorrere a più rassicuranti ellissi narrative, ma ci mette di fronte al sangue, ai ferri, alle grida di dolore. Una volta, due volte, tre volte… Come dicevamo, non è un film semplice La scelta di Anne – L’événement. La messa in scena del dolore è sempre una questione complicata, molto personale, aperta a infinite discussioni. Disturbante o respingente, il film della Diwan si dimostra all’altezza del compito dal punto di vista cinematografico, morale e politico. Perché, in fin dei conti, scrittura e messa in scena sono sempre strettamente legate alla capacità di guardare in entrambe le direzioni: verso il mondo e verso lo schermo.

Info
La scheda de La scelta di Anne – L’événement sul sito di Venezia 2021.

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