Lo specchio

Lo specchio

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L’opera più autobiografica di Tarkovskij è anche l’occasione per riflettere in una forma sublime, onirica, scostante sul ruolo dell’uomo nella Storia e sul significato dell’arte, qui vissuto come strumento salvifico di fronte agli orrori del XX secolo: Lo specchio è il risultato di un complesso percorso di riflessione da parte dell’autore, una messa in dubbio del tutto conosciuto, un atto di fede affidato alla memoria.

Lo specchio della vita

Aleksej è un uomo in fin di vita. Ripercorre la sua vita attraverso ricordi sulla sua infanzia, il forte rapporto con la madre e con la nonna, il vuoto di un padre assente, fino alla separazione dalla sua compagna e il rapporto con il figlio, nel quale, come in uno specchio, si riflettono i suoi dubbi e le sue sofferenze. [sinossi]

Lo specchio è un atto d’amore al ricordo, alla memoria, al sogno intesi come elementi di protezione dal male della Storia. Si apre con due momenti: un bambino che accende una televisione e, subito dopo, un ragazzo balbuziente a cui si cerca di restituire la fluidità della parola attraverso l’ipnosi. In queste due sequenze, Tarkovskij denuncia la centralità dell’immagine filmica come atto di distorsione e sublimazione del reale, ma anche l’utopia di una digressione narrativa lineare e comprensibile. Lo specchio, infatti, è l’opera con cui il regista si confronta con se stesso, con il suo passato, con i suoi demoni. È l’occasione con cui poter riflettere anche sul suo ruolo nel mondo, sul significato della sua arte, sul modo in cui essa si relaziona con la Storia. Perché la Storia, ne Lo specchio, emerge in maniera prepotente come mai era successo nella filmografia tarkovskijana. Sebbene altrove le opere fossero immerse nella Storia, qui le immagini di repertorio della Bomba atomica, della presa di Berlino da parte dell’esercito sovietico, della guerra civile spagnola, dell’avvento del maoismo, sono posizionate sullo stesso piano delle immagini filmiche, entrambe hanno la stessa valenza, lo stesso portato significante.

Lo specchio è un film che vive, come dal titolo, di riflessi. I personaggi si specchiano frequentemente e, talvolta, ciò che è riflesso si dimostra rivelatorio, come nella sequenza in cui la madre di Aleksej si vede anziana. Lo specchio e il riflesso sono, al pari dell’immagine filmica, strumenti di distorsione. Ma anche potenti sintesi di verità celate. Nello specchio si svelano paure, dubbi e sentimenti troppo spesso repressi: il rapporto forte e cruciale con la madre, quello più complicato con il padre, il famoso poeta Arsenij Aleksandrovič Tarkovsij, le cui poesie attraversano il film come a dargli il giusto ritmo. Se è vero che la figura materna è centrale, tanto che la stessa attrice Margarita Terechova interpreta sia la madre che la moglie del protagonista alter ego del regista, è altrettanto vero che il peso del vuoto paterno è cruciale nel definire il percorso mentale di Aleksej e dello stesso Tarkovskij. Il padre dell’autore ha avuto un’influenza enorme sul figlio e il fatto che era stato via di casa per anni a causa della guerra ha portato il figlio a idolatrarlo nella veste di eroe e, successivamente, soffrirlo per la separazione con la madre. La sequenza in cui il padre torna dalla guerra e abbraccia i figli piangenti è, presumibilmente, tanto vera quanto tra le più emozionanti dell’opera tarkovskijana.

Nonostante le sue specificità, Lo specchio rientra perfettamente all’interno di un percorso autoriale stratificato e mai facilmente inquadrabile, eppure tra i più affascinanti della storia del cinema. Più volte, nel corso del film, torna l’elemento del fuoco, che diverrà assoluto nella sua ultima opera, Sacrificio. Come già in Stalker, è altresì presente l’acqua in svariate forme, visive e sonore, essa domina Lo specchio e si fa portavoce della fluidità onirica di questa pellicola. C’è, inoltre, tutto il potere intellettuale e premonitore del cinema: nell’affrontare il distacco dal padre, Tarkovskij prefigura il proprio allontanamento dalla sua famiglia, da suo figlio Andrej Andreevič. Con Lo specchio si acuiscono infatti le discrepanze fra l’autore e il Goskino (il Comitato Statale per la Cinematografia) e, in generale, con la repressione culturale sovietica. Stalker sarà l’ultima opera girata in URSS, prima dell’esilio forzato e del sofferto allontanamento della sua amata famiglia. Se l’occasione è biografica (l’idea di un film così intimo nasce dopo che Tarkovskij aveva compiuto quarant’anni e che l’idea di invecchiare e morire aveva stimolato riflessioni mnemoniche e filosofiche), Lo specchio è in realtà molto di più: è una ricerca della verità, un tentativo di comprendere il ruolo dell’uomo e dell’arte all’interno del flusso della Storia, fra echi dell’infanzia fra i più dolci e vividi mai realizzati nella Settima Arte.

Info
Il trailer originale de Lo specchio.
La scheda de Lo specchio sul sito del Palazzo delle Esposizioni.

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