Calcinculo
di Chiara Bellosi
A due anni di distanza da Palazzo di giustizia Chiara Bellosi torna alla regia con Calcinculo, storia d’amicizia e amore tra due figure emarginate, la corpulenta adolescente Benedetta e il giovane travestito Amanda, conosciuto in un luna park. Un’opera non priva di grazia ma eccessivamente programmatica. Con l’esordiente Gaia Di Pietro e Andrea Carpenzano.
Il peso della vita
Forse è vero che si cresce anche a calci in culo. Ed è vero che quando la giostra gira veloce ci sembra di volare e non vorremmo scendere mai. È questo che succede a Benedetta quando incontra Amanda e decide di seguirla nel suo mondo randagio. [sinossi]
In Palazzo di giustizia, esordio alla regia di un lungometraggio per Chiara Bellosi, l’intera vicenda si svolge fuori da un’aula di tribunale, in attesa. È in attesa dell’evasione anche Benedetta, quindicenne protagonista di Calcinculo, opera seconda della quarantanovenne cineasta che arriva in sala dopo essere stata presentata alla Berlinale nella sezione Panorama: attende di evadere dalla sua famiglia, con il padre fedifrago e la madre che ancora vagheggia i giorni in cui sognava di raggiungere il successo come ballerina (la ragazza ha anche due sorelle più piccole), ma anche dalla scuola, e da una vita che l’ha relegata in un angolo solo perché grassa, e dunque sgraziata agli occhi del mondo. Non è casuale che il film si apra con una bilancia, la testimone oggettiva del peso, in ogni senso: peso corporeo della ragazza, ma anche peso che grava sulla sua condizione sociale, e le cala addosso come stigma, destinandola nel campo dei reietti. Un’emarginata, esattamente come Amanda, travestito che vive spostandosi di città in città con il luna park di cui gestisce una delle attrazioni – il tiro al bersaglio. Sono entrambi bersagli, ma potrebbero diventare più forti insieme? È forse questa la suggestione da cui è partita Bellosi, lavorando la sceneggiatura scritta a quattro mani da Maria Teresa Venditti e Luca De Bei: unire due solitudini, e cercare di mostrarne la levità, la grazia, la possibilità di esistere al di fuori degli schemi cui i corpi sono ridotti.
Per muoversi in tale direzione Bellosi ha scelto di incardinare il proprio sguardo nei solchi della fiaba. Non della favola, tende a specificare la regista, perché quest’ultima presupporrebbe una morale finale cui invece il film volta dichiaratamente le spalle. Un’indagine reale, questo sì, che però abbia il coraggio di tramutarsi in (im)possibile, di vagare, di librarsi in aria un po’ come fanno Amanda e Benedetta sui calcinculo, la giostra con i seggiolini che prende velocità e alla fine della quale si deve cercare di afferrare il premio. L’immagine in cui Benedetta viene sospinta in alto da Amanda, proprio alla cerca del premio, è forse anche quella più emblematica di un film che fa dell’anelito di libertà il suo nodo focale: non è casuale che altrettanto significative appiano le sequenze nelle quali la ragazza balla, dapprima all’interno di un locale e quindi in casa, insieme alle sorelline, sotto lo sguardo rapito dei genitori – in particolar modo della madre. Perché in quei frangenti la regia di Bellosi sembra lasciarsi andare liberamente, in qualche modo sgravando la sua protagonista proprio di quel peso che la costringe al suolo. È lì che Calcinculo riesce a fondere in modo naturale la tensione narrativa e quella visiva, per il resto spesso soffocata da una scrittura che si fa quasi programmatica, come se Amanda e Benedetta fossero funzioni più che personaggi, e dovessero dare rappresentanza a una tipizzazione.
Tale schematismo, ben gestito nella prima parte – dove l’interiorità di Benedetta è costretta a confrontarsi direttamente con l’esterno da sé, i suoi famigliari, il contesto scolastico, i vicini di casa –, prende definitivamente possesso del film quando la narrazione scarta, e Benedetta sceglie di seguire Amanda nel suo vagare indefinito per l’Italia: qui il film pare annaspare, soffocato dalla mancanza di una vera narrazione del paesaggio, e del mondo che circonda i protagonisti. Chiusi tra loro, in una dinamica affettiva anche un po’ stereotipata, Amanda e Benedetta non riescono mai fino in fondo a dominare la narrazione, e a colpire in profondità lo sguardo degli spettatori: ne viene fuori un’opera che finisce progressivamente per raffreddare i suoi ardori, accontentandosi di una postura autoriale forse inadatta a un film così semplice, diretto, privo di stratificazioni. Così anche la pur apprezzabile interpretazione di Andrea Carpenzano si ritrova depotenziata, perché costretta a un artificio evidente. La naturalezza che sembra poter sprigionare il film – e che, per rimanere nel campo dei film in sala in questi giorni, è l’arma in più di un lavoro come Les Olympiades, vale a dire Parigi, 13arr. di Jacques Audiard – viene ridotta a costruzione, e così il reale non sfuma nella fiaba, come auspicato dalla stessa regista, ma si fa asfittico. Peccato, perché il film aveva un ottimo potenziale, e le idee sia in fase di scrittura che di regia nella prima parte non mancano. Ma c’è un peso corporeo, nello sguardo, di cui neanche Bellosi sembra completamente liberarsi.
Info
Il trailer di Calcinculo.
- Genere: drammatico, teen movie
- Titolo originale: Calcinculo
- Paese/Anno: Italia, Svizzera | 2022
- Regia: Chiara Bellosi
- Sceneggiatura: Luca De Bei, Maria Teresa Venditti
- Fotografia: Claudio Cofrancesco
- Montaggio: Carlotta Cristiani
- Interpreti: Alessio Praticò, Andrea Carpenzano, Barbara Chichiarelli, Claudia Salerno, Francesca Antonelli, Gaia Di Pietro, Germana Petavrachi, Giandomenico Cupaiuolo, Paola Tintinelli, Rachele Petavrachi
- Colonna sonora: Giuseppe Tranquillino Minerva
- Produzione: Rai Cinema, Tellfilm, Tempesta
- Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
- Durata: 96'
- Data di uscita: 24/03/2022
