Marcel!

Marcel!

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Fiacco esordio alla regia per Jasmine Trinca, Marcel! – tra le séances spéciales a Cannes 75 – si veste di tonalità felliniane e sognanti, ma non sembra avere veramente voglia di raccontare una storia, quanto piuttosto un ambiente, una sensazione, un quartiere (Garbatella a Roma) e soprattutto una solitudine esistenziale, che però non si fa mai dramma, ma solo bozzetto.

Io ero un cane

Una bambina ama sua madre, ma sua madre ama Marcel, il suo cane. Un evento imprevedibile le porterà in viaggio. [sinossi]

Ci sono, certo, delle cose belle in Marcel!, esordio alla regia di Jasmine Trinca, presentato a Cannes 75 tra le séances spéciales. Una di queste è senz’altro il modo in cui viene ritratto il quartiere di Garbatella a Roma – dove vivono la protagonista (una ragazzina adolescente), la madre eccentrica (Alba Rohrwacher) e la nonna (una splendida Giovanna Ralli) -, una Garbatella sognante probabilmente dei primi anni Ottanta che è deserta e assolata, senza macchine, come un paesone sito chissà dove. L’altra cosa bella è il ruolo affidato dalla Trinca a Giovanna Ralli, nei panni di una donna che rimpiange continuamente suo figlio, il padre della protagonista, morto chissà come; tanto che in ogni scena in cui appare trova sempre il modo di parlare del figlio, elogiandolo sperticatamente e continuando a costruirne il mito.

Ma questi sono dettagli e contorni, sono sfondo per la storia principale che, in fin dei conti, non c’è; o, meglio, non è abbastanza tratteggiata. Il cuore mancante di Marcel! dovrebbe essere il rapporto difficile e quasi conflittuale tra la ragazzina protagonista e sua madre, una madre dedita all’arte del teatro di strada, dal sapore stereotipatamente felliniano. Questo rapporto è fatto soprattutto di assenza, di non-rapporto, per tutta la prima parte del film, e si sviluppa solamente dalla seconda metà in poi, quando le due partono per un viaggio, ed è in questa fase – quando Marcel! si fa leggermente più narrativo – che si scopre però, purtroppo in maniera chiara, quanto sia esile la caratterizzazione dei personaggi.

Resta di Marcel! una sensazione di abbozzo, di timidezza verso il racconto, di incertezza nei toni tra l’onirico e il drammatico. Si ha questa sospensione che regala anche dei bei momenti, dovuti anche ad esempio a un attore eccezionale quale è Dario Cantarelli nei panni di un grottesco e tenero spasimante della madre della protagonista, sospensione che però poi spesso si risolve in un nulla di fatto.

E perciò, come accade in tanto piccolo autoriale e festivaliero cinema italiano, anche in Marcel! si legge la non volontà di osare, si legge il desiderio – e verrebbe anzi da dire, il dovere – di non disturbare, di risultare carino e gradevole, di tratteggiare un grottesco moderato e ammorbidito, addolcito e dunque totalmente innocuo. Ma così non si va da nessuna parte.

Info
Marcel! sul sito di Cannes.

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