Top Gun: Maverick

Top Gun: Maverick

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Nessuna nostalgia, nessun rimpianto (almeno per lo spettatore), Top Gun: Maverick è la coriacea e roboante glorificazione dell’ultimo grande divo del nostro tempo: Tom Cruise. Le nuove reclute sono avvertite: per loro, solo ruoli di secondo piano. In anteprima a Cannes 2022.

Last Action Divo

Ambientato 34 anni dopo i fatti del primo film, la pellicola vede il leggendario ufficiale della Us Navy Pete “Maverick” Mitchell, nel frattempo promosso al grado di capitano di vascello, nuovo istruttore di volo della scuola di piloti “Top Gun”, fare da mentore e guida a Bradley, figlio dello scomparso compagno di volo Goose, che cerca di diventare un aviatore come il padre. [sinossi]

Sono trascorsi più di trent’anni dal film di Tony Scott che l’ha reso una star, ma Tom Cruise non ha alcuna intenzione di passare il testimone alle future generazioni. Le nuove reclute sono avvertite, per loro in Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski (Tron: Legacy, Oblivion) sono previsti solo ruoli di secondo piano. È forse proprio questo il vero colpo di scena narrativo – e in tal senso ci si perdonerà lo “spoiler” – di un sequel riuscito quanto basta da non far rimpiangere l’originale, tutt’altro. I tempi d’altronde sono cambiati e dell’eroe reaganiano di un tempo resta come unica traccia solo una sana insubordinazione. Non ci sono poi esattamente i russi cattivi con i loro MIG questa volta, bensì uno “stato canaglia” possessore di uranio e dai paesaggi innevati. Ecco, magari digerire la rischiosa missione di turno non è così immediato, in questi tempi di guerra, ma un McGuffin doveva pur esserci, tanto valeva usare il buon vecchio metallo radioattivo.

La disobbedienza e il rimpianto mai sopito per la perdita del co-pilota Goose, galvanizzano e tormentano alternativamente ancora oggi Pete ‘Maverick’ Mitchell, e sono tra gli ingredienti orchestrati dalle abili sei mani degli sceneggiatori Ehren Kruger, Eric Warren Singer e Christopher McQuarrie.

La prima prodezza del nostro eroe arriva ben presto e lo vede spingersi con il suo velivolo oltre il Mach 10, in assenza di ossigeno, con buona pace del suo superiore, incarnato da Ed Harris. Spetta proprio a quest’ultimo, nel corso della reprimenda conseguente a quanto sopra, il compito di un rapido ed efficace sunto delle puntate precedenti, mentre ci comunica anche che Maverick, proprio a causa del suo pessimo carattere, non ha mai fatto molta carriera. A raggiungere gli alti gradi è stato invece il collega Iceman (uno strepitoso Val Kilmer) che ora ha in serbo per lui un irresistibile incarico: addestrare i nuovi allievi della Top Gun. E così, se a fare il suo ingresso in aula, tra lo stupore machista tipico degli anni ’80, un tempo era Kelly McGillis, questa volta anche questa entrata in scena spetta sempre e solo lui: Maverick/Cruise. Peccato che tra i discenti ci sia proprio il figlio del povero Goose, Rooster (Miles Teller), e tra i due non mancherà un certo attrito, pronto a sfociare in virile (e filiare) complicità. Quanto alla love story, l’erotismo patinato degli eighties lascia ora spazio (e questo un po’ dispiace) a più sobrie effusioni, oltre che a fin troppe scene dedicate al personaggio evanescente della barista e madre single Penny (Jennifer Connelly). Ben più alto, straziante, sentimentalismo è riservato invece all’incontro tra Maverick e Iceman. É questo il momento più alto dell’intero film, pronto a redimere ogni perplessità, specie dello spettatore nostalgico.

Tuonano forte i motori del nuovi aerei da combattimento in Top Gun: Maverick e vibrano di concerto le poltrone del cinema (si consiglia la visione in IMAX), Kosinski si prodiga in suggestivi controluce, esaltati dai fumi sulla pista di decollo, sa guidare lo spettatore anche nelle sequenze di combattimento aereo (che presentano, va detto, qualche lungaggine) e immortalare corpi e volti dei suoi personaggi.

Già, perché ciò che conta in Top Gun: Maverick è la riaffermazione dell’umano, per acciaccato o invecchiato che sia, e il vero nemico poi è uno solo: la sostituzione del pilota con dei velivoli telecomandati, e il suo pensionamento, dunque. Ma l’umano, a dirla tutta, qui è uno solo, è Maverick/Cruise, non sono previsti stuntman, come al solito, ma nemmeno eredi, sia dentro che fuori dal film. La differenza la fa il pilota, è questo il motto – assai simile a quello della fortunata saga di Fast&Furious – che riecheggia più volte in Top Gun: Maverick e calza a pennello anche al suo protagonista, non vi è dubbio infatti che sia proprio lui il last action divo del nostro tempo.

Info
Top Gun: Maverick, il trailer.

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