The Impact

Presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2022, The Impact è il risultato finale di un lungo e inusuale processo creativo e produttivo iniziato nel 2015. Sull’onda di 50 Kisses (2014), primo lavoro collettivo del progetto Create50, Chris Jones e soci hanno alzato decisamente la posta, immaginando la fine del mondo raccontata attraverso trentasei cortometraggi. Non una semplice antologia, ma un lavoro di selezione e montaggio che riecheggia a suo modo Life in a Day di Kevin Macdonald.

Il giorno che verrà

Il presidente degli Stati Uniti ha chiuso la sua ultima diretta. Un asteroide di 25 kilometri di larghezza è in rotta verso la terra e si schianterà nell’oceano Atlantico tra 97 minuti. Non sopravviverà nulla; l’intera vita sul Pianeta verrà distrutta. Cosa faresti in una situazione come questa? Trentasette cortometraggi da tutto il mondo, risultato di una iniziativa di Create50, sono stati abilmente montati per esplorare lo scenario disastroso alla ricerca di risposte edificanti, commoventi, divertenti, crude, agrodolci e scioccanti a una domanda che nessuno di noi vorrebbe mai affrontare… [sinossi – sciencefictionfestival.org]
Eight years in the making.
Sixty-seven writers.
Thirty-six directors.
And one actual apocalypse.

The Impact gonfia orgogliosamente il petto e sottolinea i suoi numeri da Guinness dei primati: sessantasette sceneggiatori, trentasette registi. I due record appartenevano a 50 Kisses (2014), primo progetto realizzato da Create50. Insomma, non un caso o una bizzarria produttiva, ma un’idea chiara, alternativa alle consolidate dinamiche del sistema mainstream, legata a Chris Jones e alla Guerilla Film. I più attenti ricorderanno Life in a Day di Kevin Macdonald, e persino la trascurabile versione di Salvatores, ma in questo caso i mezzi e le intenzioni, sia pratiche sia teoriche, sono diverse. Certo, l’idea di base è praticamente identica, tra selezione del vastissimo materiale e successivo montaggio, e i contatti col mainstream sono numerosi, ma The Impact cerca di applicare al cinema narrativo e commerciale uno schema libero dalle pastoie delle grandi case di distribuzione, budget ridottissimo compreso.

Tutto fila liscio? Non esattamente. L’abnorme mole di lavoro – inizialmente 2800 sceneggiature e 100 cortometraggi – si porta dietro limiti e difetti, e una mancanza di uniformità che non è chiaramente (sempre) voluta. Ad esempio, sul piano puramente spettacolare funziona davvero solo l’apocalisse finale, mentre lo stratagemma della luce accecante che irrompe nei vari scenari alla lunga non basta, è una coperta un po’ troppo corta. Discorso non dissimile per i singoli corti, seppur intrecciati tra loro, o per gli interpreti, ovviamente numerosissimi e non sempre all’altezza – il livello resta comunque buono, semmai è un comprensibile limite di casting e di respiro produttivo dei singoli segmenti.
Qualche scivolone retorico, soprattutto quando si cerca di abbracciare temi politico-religioso che meriterebbero un più ampio respiro, e alcuni quadretti comico-ironici che sembrano un po’ dei pesci fuor d’acqua non intaccano più di tanto il flusso uniforme di The Impact, questo affresco pre-apocalittico che il cinema mainstream di solito racconta con finali diversi e accontentandosi di poche storie esemplari.

L’approcio creativo e produttivo di Create50 permette un’elasticità evidente anche sul grande schermo, a film finito e proiettato, e non solo sul piano pratico. Anche se mancano vari angoli di mondo, The Impact cerca di avere – e in gran parte ci riesce – un respiro collettivo e internazionale, privo di confini. In fin dei conti, il dramma è del Mondo intero, di tutta l’umanità, e questa modalità produttiva permette al film di essere decisamente più corale, anche sul piano squisitamente geografico, senza impantanarsi nei soliti siparietti retorici dei catastrofici mainstream.
Anche l’idea di raccontare gli ultimi istanti, a un passo dalla tragedia inevitabile, un po’ come These Final Hours, il sagace Don’t Look Up ma anche il classico e notevole L’ultima spiaggia di Stanley Kramer (lì aleggiava lo spettro dell’olocausto nucleare), permette al film di prendere le distanze dai fantasiosi e spesso posticci finali dei vari blockbuster fracassoni. La speranza per gli auspicabili progetti futuri di Create50 è che si affinino i meccanismi in fase di scrittura e realizzazione e non venga meno l’ambizione.

Info
La scheda di The Impact sul sito del Trieste S+F 2022.
Il sito ufficiale di The Impact.

  • The-Impact-2022-Chris-Jones-01.jpg
  • The-Impact-2022-Chris-Jones-02.jpg
  • The-Impact-2022-Chris-Jones-03.jpg

Articoli correlati

Array
  • In Sala

    Moonfall RecensioneMoonfall

    di In un'era dominata da Marvel e DC, il disaster movie di Emmerich non sembra in grado di tracciare nuove strade, anestetizzato da una scrittura alquanto rivedibile, da un cast raffazzonato e da un'idea di cinema che funziona a intermittenza.
  • In sala

    don't look up recensioneDon’t Look Up

    di Nel cuore della pandemia Adam McKay torna alla regia con Don't Look Up, racconto catastrofico della fine del mondo per colpa di un enorme meteorite che si trasforma nell'occasione per una nuova satira del sistema politico e mediatico statunitense.
  • TRIESTE S+F 2017

    L’ultima spiaggia

    di Rimesso a nuovo e riproposto tra i classici del Trieste Science+Fiction Festival 2017, L'ultima spiaggia (On the Beach) è un grido soffocato e disperato, una parabola ammonitrice sullo spettro dell'olocausto nucleare, della Terza guerra mondiale, della fine dell'umanità.
  • TFF 2015

    Cose che verrannoCose che verranno. Utopie e distopie sul grande schermo

    Le strade di New York sono cimiteri di macchine, un vuoto spettrale avvolge la Grande Mela. Londra è in fiamme. A Roma, all'Eur, si aggira l'ultimo sopravvissuto, bramato e assediato dai vampiri. Nell'802.701 gli apatici Eloi si fanno sgranocchiare dai mostruosi Morlock...
  • Archivio

    These Final Hours RecensioneThese Final Hours – 12 ore alla fine

    di Film catastrofico di matrice australiana, These Final Hours tra l'anarchia da fine del mondo e il caro vecchio familismo sceglie quest'ultimo, nell'ottica di un sentimentalismo che lascia in secondo piano l'action.
  • Archivio

    Facciamola finita RecensioneFacciamola finita

    di , L'Apocalisse secondo Seth Rogen and co. Facciamola finita è una sfrenata e irriverente commedia demenziale, che gioca con Hollywood e i suoi cliché.
  • Venezia 2011

    4:44 Last Day On Earth

    di Cosa fare in caso di fine del mondo: Abel Ferrara dice la sua in 4:44 Last Day on Earth. Un apologo cinico e sarcastico, presentato in Concorso a Venezia 2011.
  • Archivio

    2012 Recensione2012

    di Il 2012 è l'anno in cui, secondo il calendario Maya, avrà luogo la fine del mondo. Mentre la fatidica data si avvicina il Professor West viene a conoscenza di alcune tempeste solari di forte intensità che hanno colpito il pianeta...