La casa – Il risveglio del male

La casa – Il risveglio del male

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Con La casa – Il risveglio del male Lee Cronin riporta sul grande schermo la saga che tutto deve all’inventiva e al genio di Sam Raimi; un paragone che resta impossibile da reggere, per quanto senza dubbio Cronin dimostri di sapersi destreggiare nel genere, guardando anche dalle parti (inconsapevolmente?) di Dèmoni 2 di Lamberto Bava.

Il demone nel condominio

Spostando l’azione dai boschi alla città, “La Casa – Il Risveglio del Male” racconta l’intricata vicenda di due sorelle intente a riavvicinarsi tra loro, interpretate da Sutherland e Sullivan, il cui ricongiungimento viene interrotto dall’ascesa di demoni in carne e ossa, che le spingono a una battaglia primordiale per la sopravvivenza mentre affrontano il loro incubo peggiore. [sinossi]

A quanto pare è proprio vero, come cantavano gli Afterhours di Manuel Agnelli oltre due decenni fa, che “non si esce vivi dagli anni Ottanta”. Ecco dunque che uno dei franchise per eccellenza del genere horror, quell’Evil Dead che in Italia divenne in modo ben più anonimo La casa (che poi a dirla tutta si trattava di una baita di montagna che aveva senza dubbio visto giorni migliori), ritorna dal sonno sempre meno placido dei morti e cerca nuovamente fortuna sul grande schermo. Ci aveva provato, con un remake in piena regola o giù di lì, l’uruguaiano Fede Álvarez dieci anni fa, con esiti interessanti pur con qualche dubbio relativo all’eccessiva seriosità della vicenda. Perché uno dei tratti distintivi della geniale trilogia partorita dalla fervida mente di Sam Raimi era rintracciabile proprio nella capacità di mantenere un equilibrio sublime tra le esigenze scopiche del gore e dello splatter e un’ironia cartoonesca, anarchia dello sguardo che spingeva in modo naturale il pubblico verso la risata. Ash, lo sfortunato eroe che è anche l’unico sopravvissuto della mattanza demoniaca, divenne un vero e proprio oggetto di culto grazie agli occhi a palla, all’ironia tagliente, alle battute sapide che sentenziava prima di lanciarsi armato di motosega e fucile contro i demoni. A quella dimensione guarda in maniera ostentata ma anche abbastanza filologica l’irlandese Lee Cronin (interessante questa scelta da parte di Raimi di affidare la regia di coloro che devono portare innanzi il vessillo della sua creatura a registi non statunitensi) con Evil Dead Rise, vale a dire La casa – Il risveglio del male. Cronin approda a questa regia dopo l’esordio Hole – L’abisso, dove una madre doveva cercare di comprendere gli strani mutamenti in atto nel figlioletto.

Ne La casa – Il risveglio del male cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Stavolta è la madre a dover essere monitorata con grande attenzione, ma il discorso permane quello sul rapporto familiare, sugli affetti e sulle ardue scelte da compiere per salvaguardare gli uni senza perdere l’altra – vale a dire la vita. Un dilemma che coglieva già Ash nel capostipite della saga, e che qui torna in maniera preponderante. Cronin illude per un momento lo spettatore smaliziato di tornare alla catapecchia nei boschi, con le assi di legno malmesse e la terrificante cantina, ma in realtà si tratta solo di un ludico depistaggio, perché il film è il primo della saga a poter contare su una ambientazione completamente metropolitana. Una scelta di location che non solo permette a questa nuova avventura di non doversi confrontare in maniera eccessivamente diretta con i film di Raimi – paragone che resta improbo per chiunque, e il consiglio è quello di entrare in sala con la mente sgombra da un simile accostamento, pena il rischio di provare un senso di delusione e sperdimento –, ma che solletica non poco l’occhio cinefilo degli appassionati del genere. Cronin sembra infatti quasi suggerire, anche grazie alla progressione narrativa, una sorta di acuto mélange tra La casa e Dèmoni 2… L’incubo ritorna di Lamberto Bava, che nel 1986 faceva deflagrare l’apparizione delle creature diaboliche proprio in un modernissimo condominio. La collocazione spaziale della vicenda poi permette altri giochi di rimando nell’immaginario horror, come testimonia in modo particolarmente evidente l’ascensore grondante sangue che in modo fin troppo palese riporta gli occhi dalle parti dell’Overlook Hotel di Shining (ma le citazioni sono davvero molte, alcune anche particolarmente gustose).

Forse conscio di non star in alcuna maniera lavorando un materiale originale, e di non poter trovare traiettorie particolarmente personali in grado di sovvertire l’ordine precostituito del genere, Cronin dopo un incipit esplicativo delle questioni intime dei personaggi e delle relazioni tra loro – il tema della maternità torna sotto vari aspetti – lascia infine andare la mano e si diverte a sollazzare il pubblico con una svisata splatter che da tempo nel cinema mainstream non si vedeva. Un po’ come in Cocainorso di Elizabeth Banks, uscito nelle sale italiane lo stesso giorno, anche La casa – Il risveglio del male si fa beffe della morale contemporanea e si lancia in una folle corsa sanguinolenta tra liquami, viscere, e chi più ne ha più ne metta. Ne viene fuori un divertimento sanamente malsano, oscuro ma in grado di reggere ritmi quasi da commedia, con una mattanza in piena regola che stordisce e sorprende. È senza dubbio questo l’aspetto più interessante di un’opera che mostra un regista da tenere nella giusta considerazione d’ora in avanti, con la speranza che in futuro gli venga concessa la medesima libertà espressiva. Si può forse lamentare l’assenza della totale anarchia visionaria di Sam Raimi, ma sarebbe ingiusto verso un prodotto di mercato che tenta almeno di non sedersi nella poltrona più comoda ma spinge, merce rara oggigiorno, il pubblico a spalancare gli occhi di fronte a una violenza grafica e non più solo suggerita.

Info
Il trailer de La casa – Il risveglio del male

  • la-casa-il-risveglio-del-male-2023-lee-cronin-01.jpg
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