Tora-san, Our Lovable Tramp
di Yōji Yamada
Rivisto su grande schermo al Teatro Nuovo di Udine durante il 25° Far East Film Festival, nell’ambito dell’omaggio alla divina Chieko Baishō, Tora-san, Our Lovable Tramp segna l’inizio della serie cinematografica più lunga della storia del cinema. Con una cinquantina di episodi in quasi trent’anni, il regista Yōji Yamada ha portato avanti il genere shomingeki della Shochiku, le commedie della gente comune, delle persone semplici dei quartieri popolari.
Katsushika-Shibamata monogatari
Tora, un venditore ambulante, torna dopo vent’anni a Katsushika-Shibamata, un vecchio quartiere di Tokyo. Con la sua parlantina sciolta, Tora riprende velocemente i rapporti con il sacerdote del tempio locale, una zia e uno zio che gestiscono un ristorante di dango, e con la sorellastra Sakura, impiegata in una grande azienda tipografica. Tora accompagna Sakura a un omiai (incontro a scopo di matrimonio) organizzato dal suo datore di lavoro e manda in fumo ogni opportunità di Sakura con il suo comportamento becero e la sua ubriachezza. [sinossi]
Con le immagini dei ciliegi in fiore, con i petali che si diffondono nell’aria come la neve, si apre Tora-san, Our Lovable Tramp (男はつらいよ, Otoko wa Tsurai yo), primo film della serie di Tora-san di Yōji Yamada, rivisto ora al 25° Far East Film Festival, nell’ambito dell’omaggio alla divina Chieko Baishō. I ciliegi ovvero l’immagine principale dell’estetica giapponese, a simboleggiare la bellezza che dura un attimo, il carattere estremamente transeunte della vita umana. Ma la serie si è rivelata tutt’altro che fugace, arrivando a contare 48 film in 28 anni e due film postumi, nel 1996 (The Rainbow Seeker) e nel 2019 (Tora-san, Wish You Were Here), dopo la morte dell’attore protagonista, Kiyoshi Atsumi, avvenuta nel 1996. Anche il Guinness dei primati se n’è accorto. Tora-san, Our Lovable Tramp inizia una serie lunghissima, di film che ripetono schemi e griglie narrative, un film che a sua volta ha una struttura a episodi. “Sakura”, il termine giapponese per il ciliegio in fiore, è anche il nome della sorellastra del protagonista, di una bellezza innocente, interpretata da Chieko Baishō, attrice tutt’altro che fugace, ancora attiva sui set giapponesi, fino agli ultimi film dello stesso Yamada e a Plan 75, ora in sala anche in Italia. Un volto femminile che ha attraversato la storia del cinema del sol levante, insieme a pochi altri, come per esempio quello di Mariko Okada.
Correva l’anno 1969, il cinema giapponese vedeva il trionfo della Nūberu bāgu con opere quali Eros + Massacre, moriva l’ultimo rimasto dei grandi registi classici, Mikio Naruse. Il paese era attraversato dalle tensioni sociali, si susseguivano manifestazioni studentesche sotto l’ala del sindacato Zengakuren in seno alle quali sarebbero riprese le proteste Anpo. Nella storica casa di produzione Shochiku, con la quale Oshima aveva già da tempo divorziato, c’era ancora spazio per gli shomingeki, i drammi o le commedie della piccola gente, di un popolino di periferia che viveva in una sorta di aurea mediocritas, in una terra dimenticata dal tempo, e dal cinema. Un universo umano, una comunità come una famiglia allargata, enclave in un mondo metropolitano dove vige l’alienazione. Già da quella collinetta verde, simbolo della serie, sembra di tornare al cinema di Ozu, a una società famigliare giapponese dove ancora un ruolo chiave hanno i matrimoni combinati, gli omiai come quello che Torajirō rovina nella sua rustica goffaggine, nella sua incapacità diplomatica, nel suo essere un impiastro gaffeur, in una scena di grande comicità burlesque che riporta all’arte del rakugo, del monologo di un genere teatrale classico nipponico. Un elogio al Giappone di provincia, quelle delle feste popolari, i matsuri, quello delle comunità che si radunano attorno al sacerdote del tempio buddhista, qui peraltro interpretato da un simbolo del cinema classico quale Chishū Ryū, che per il protagonista assume un ruolo paterno. Così è il quartiere di Tokyo di Katsushika-Shibamata, con le sue casette, le sue bottegucce, le sue rosticcerie. Il cinema di Yōji Yamada gravita sempre sul focolare domestico, anche quando, a inizi 2000, abbraccia il genere jidaigeki con la trilogia dei samurai crepuscolari. Tora-san, Our Lovable Tramp vede anche una parte ambientata a Nara, tra i cervi che pullulano nella città simbolo di un Giappone ancestrale.
Torajirō, con il suo cappello o il suo hachimaki, la bandana giapponese, che canta mentre urina, è il rappresentante di questa naïveté. Quando incontra, nella scena succitata dell’omiai, la famiglia di industriali ingessati del promesso sposo della sorella, sembra riportarci a quei momenti della storia d’amore interclassista più mainstream quale quella di Love Story, quando Jennifer incontra la famiglia di Oliver. Tora-san, Our Lovable Tramp racconta una società profondamente classista, dove forte è il mito del laureato. Sakura, nel pensiero del fratellastro che redarguisce i suoi pretendenti, è troppo bella per dei manovali, per lei ci vuole un laureato. Quando poi la va a trovare nella sua azienda, le chiede quanti siano laureati tra gli oltre 1200 impiegati. Alla vigilia del matrimonio della sorellastra, la presentazione delle famiglie si rivela impari, essendo il padre dello sposo un professore universitario emerito. Ancora tornano temi ozuiani di film già del muto come Mi sono laureato, ma… o Anche se non sono riuscito a laurearmi… Si torna sempre lì. E Torajirō appare quale il discendente di Kikachi, il vagabondo di Ozu interpretato da Takeshi Sakamoto, molto simile a Kiyoshi Atsumi, che torna in un ciclo di quattro film del Maestro, dal ’33 al ’35, Capriccio passeggero, Storia di erbe fluttuanti, Una locanda di Tokyo e Una ragazza innocente. Un amore per il grande cineasta che Yamada torna a frequentare anche in opere recenti, come Kyoto Story o The Little House.
Info
Tora-san, Our Lovable Tramp sul sito del Far East.
- Genere: commedia, drammatico
- Titolo originale: Otoko wa Tsurai yo
- Paese/Anno: Giappone | 1969
- Regia: Yōji Yamada
- Sceneggiatura: Azuma Morisaki, Yōji Yamada
- Fotografia: Tetsuo Takaha
- Montaggio: Iwao Ishii
- Interpreti: Chieko Baisho, Chishū Ryū, Gin Maeda, Kiyoshi Atsumi, Sachiko Mitsumoto, Takashi Shimura
- Colonna sonora: Naozumi Yamamoto
- Produzione: Shochiku
- Durata: 92'
