Uscite in sala 11 maggio 2023
Settimana all’insegna dell’Asia, con il ritono a Seoul della venticinquenne Freddie, la distopia di Chie Hayakawa, e l’adattamento animato del manga Slam Dunk. Poi ci sono i turbamenti della giovanissima Dalva e da lunedì prossimo il rapporto tra David Lynch e Il mago di Oz e il capolavoro di Vera Chytilová Le margheritine.
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RITORNO A SEOUL
di Davy Chou
L’opera seconda di Davy Chou era dodici mesi fa sulla Croisette, nel concorso di Un certain regard. Un film sull’identità, sulla patria, sulla famiglia e la sua riscoperta, che funziona soprattutto per l’ottima scrittura del personaggio protagonista, la venticinquenne Freddie interpretata dall’esordiente Park Ji-min.
Freddie ha 25 anni, da molto piccola è stata adottata da una coppia francese che l’ha cresciuta amorevolmente, ma per qualche recondito motivo le sue origini coreane rimangono per lei un nodo irrisolto. In maniera fortuita è costretta a trasferire il suo viaggio da Tokyo a Seoul, luogo in cui non riuscirà a ignorare il richiamo delle sue radici e finirà per mettersi alla ricerca della sua famiglia biologica. Freddie prova a ricostruire i pezzi sparsi della sua identità, cercando di comunicare con un padre alcolizzato e una madre che non vuole farsi trovare. [sinossi]
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PLAN 75
di Chie Hayakawa
Dopo l’ottima accoglienza a Cannes nel 2022, e gli applausi che hanno accompagnato il termine della proiezione al Far East due settimane fa (il film rientrava anche nell’omaggio alla meravigliosa Chieko Baishō, storica musa di Yōgi Yamada che qui riveste i panni di una delle protagoniste) arriva con Tucker Film in sala il bell’esordio di Chie Hayakawa, distopia profondamente umanista che porta alla luce uno sguardo molto interessante e la volontà di ragionare sul mondo che si conosce – il Giappone, ovviamente – in modo politico e poetico a un tempo.
In un futuro prossimo uguale in tutto e per tutto al presente, il Giappone ha risolto la sproporzione fra l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite inventando il programma governativo Plan 75: l’offerta, cioè, dell’eutanasia gratuita e legale a chi ha superato i 75 anni. L’anziana signora Michi aderisce al progetto, ma trova un conforto proprio nell’impiegata che la assiste, mentre Hiromu, anch’egli impiegato di Plan 75 scopre che l’uomo che l’ha contattato per morire è un anziano parente. E Maria è costretta ad assistere dall’interno all’assurdità del progetto. [sinossi]
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THE FIRST SLAM DUNK
di Takehiko Inoue, Yasuyuki Ebara
Eccezionale senso del ritmo del montaggio, ma non solo. Takehiko Inoue, storico mangaka sessantacinquenne, esordisce alla regia trasformando la sua creatura più nota (l’altra è Vagabond) in un lungometraggio cinematografico. Inoue firma una operazione molto raffinata, che prende il momento clou della serie di fumetti – la partita epica tra Shohoku e Sannoh – frammentandolo per permettersi una ricognizione nel passato dei cinque titolari della Shohoku; ne viene fuori un film sportivo avvincente che è però anche un suggestivo e struggente teen movie, e che per di più si avvale di una buona animazione. Da godere sul grande schermo.
Ryota Miyagi è in seconda liceo, alto 1,68 cm e naturalmente play della Shohoku. Poi ci sono gli altri: Takenori Akagi, C, capitano e roccia su cui è costruita la tenuta della squadra; Hisashi Mitsui, SG, stella delle medie; Kaede Rukawa, SF, il predestinato che sa di esserlo e non lo nasconde; Hanamichi Sakuragi, PF, l’anima del quintetto. Questa è la squadra di basket del liceo Shohoku, questa è la storia, soprattutto, di Ryota, nativo di Okinawa, che dopo la morte del fratello maggiore Sota in un indicente in mare, decide di dedicarsi al basket. [sinossi]
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LYNCH/OZ
di Alexandre O. Philippe
Arriva lunedì prossimo invece questo folle lavoro coordinato da Alexandre O. Philippe e che facendosi aiutare da registi e saggisti costruisce un ideale percorso relazionale tra David Lynch e Il mago di Oz di Victor Fleming. Insomma, anche lo spettatore è invitato a “Follow the Yellow Brick Road“, e il viaggio per quanto a tratti un po’ accidentato è senza dubbio divertente e ammaliante.
Tra gli autori di cinema più amati dal pubblico e studiati dalle accademie, David Lynch ha ammantato la sua opera, già pervasa di un forte senso di inquietudine, del mistero più fitto. Con un movimento contrario, il regista Alexandre O. Philippe ripassa la filmografia lynchiana come lo si potrebbe fare solo in una sala di montaggio, per dimostrare il suo stretto e duraturo debito di ispirazione con un classico statunitense del 1939, altrettanto ricco di significati e livelli di lettura: Il Mago di Oz di Victor Fleming. [sinossi]
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L’AMORE SECONDO DALVA
di Emmanuelle Nicot
Emmanuelle Nicot opta per una scelta forte, quella di porsi all’altezza dello sguardo della dodicenne Dalva e dunque “costringere” lo spettatore a ragionare dal suo punto di vista, cresciuta con un padre pedofilo e dunque del tutto a suo agio nei panni di neo-Lolita, al punto da voler far di tutto per rivedere il genitore tradotto in carcere. Se Nicot avesse mantenuto questa altezza di sguardo per l’intera durata del film, senza cedere al fascino dell’educazione, probabilmente L’amore secondo Dalva si sarebbe dimostrato uno degli esordi più potenti del cinema europeo degli ultimi decenni; così non è, e si resta “solo” davanti a un bel film, molto ben diretto da Nicot e benissimo interpretato da Zelda Samson.
Dalva, quando viene prelevata dai Servizi sociali e portata contro la sua volontà in un centro per minori, ha 12 anni, vive da sola con il padre, che lei chiama Jacques, ha sempre studiato in casa senza avere contatti con i suoi coetanei, e si veste e si trucca come una donna adulta. A poco a poco diventa evidente che l’ingiustizia è quella perpetrata contro di lei dal padre che, dopo la separazione dalla moglie, ha fatto di Dalva la sua compagna. Saranno l’amicizia con Samia, e l’aiuto dell’assistente sociale Jayden a donarle una nuova prospettiva sulla realtà e ad insegnarle come possa essere la vita a 12 anni. [sinossi]
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SIGNS OF LOVE
di Clarence Fuller
Clarence Fuller si affida al sempiterno drammone ambientato nelle periferie metropolitane disagiate, cercando il collante in grado di tenere insieme disfunzionalità familiari, disagio economico, e un amore diversamente abile. Un po’ troppa carne al fuoco, ma l’amalgama regge abbastanza, senza eccedere in saccarosio.
Port Richmond, quartiere di Philadelphia, oggi. Trentenne privo di grandi speranze per il proprio futuro, lo spacciatore Frankie commercia in stupefacenti per provvedere alla sorella Patty e al figlio di lei, un adolescente buono e ingenuo che zio Frankie cerca con ogni sforzo possibile di tenere lontano dalla cattiva strada. In giro nel quartiere si muove anche il padre di Frankie e Patty, un tossicomane di mezza età divorato dal consumo di droga. Uno spiraglio di speranza sembra aprirsi davanti a Frankie dall’incontro con Jane, una ragazza sorda di buona famiglia. Tra i due sboccia l’amore, ma il loro rapporto deve affrontare inevitabili ostacoli socio-familiari… [sinossi]
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LA CACCIA
di Marco Bocci
Saper chiudere i film non è materia così semplice. Marco Bocci ordisce un costrutto interessante, ricco e stratificato, che parla alla fiaba come al film familiare, cercando di scavare nell’animo dei suoi personaggi – quattro recitazioni sovrabbondanti ma apprezzabili. Peccato che arrivato al punto determinante, al momento clou che deve per l’appunto chiudere la narrazione, Bocci non sappia rinunciare a uno sguardo retorico e dunque morale, che depotenzia la matrice sottilmente grottesca dell’intreccio e quindi anche il suo effettivo effetto tellurico sul pubblico. Peccato.
Quattro fratelli (tre maschi e una femmina), che non si incontravano da molti anni, si ritrovano in seguito alla morte del padre. Con il genitore il rapporto non era mai stato buono a causa del suo atteggiamento rigido nei loro confronti, reso tale anche dalla sua passione per la caccia e dal desiderio di trasmetterla ai figli. La villa in cui sono stati bambini è l’unica eredità che resta loro. Dividere in quattro parti il ricavato dalla vendita non risolverebbe a nessuno i rispettivi problemi. Uno di loro fa una proposta che gli altri finiscono con l’accettare. [sinossi]
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BOOK CLUB – IL CAPITOLO SUCCESSIVO
di Bill Holderman
Come spesso capita nei capitoli successivi a quelli in cui si dettaglia il rapporto di amicizia e di sorellanza il gruppo di donne (o ragazze) ha l’incredibile occasione di attraversare l’oceano e venirsene in Europa. Ecco dunque che Diane, Vivian, Sharon, e Carol decidono di fare un bel viaggio in Italia, attraversandone tutti, ma proprio tutti, i luoghi comuni. Un’opera seconda che lascia un senso di sconforto – non che Book Club suggerisse chissà quali speranze, sia chiaro – per quanto appare piatta, prevedibile, scarsamente divertente, e completamente artefatta. La speranza è che non si trasformi in una saga.
Diane, Vivian, Sharon e Carol hanno attraversato con fatica il lockdown ma non appena il divieto di viaggiare decade le quattro amiche decidono di partire insieme per un viaggio in Italia. E non un viaggio qualsiasi, bensì l’addio al nubilato di Vivian, che ha deciso di accettare la proposta di matrimonio di Arthur. Il viaggio attraverserà le tappe tipiche del turismo americano nel Bel Paese. Resterà da vedere come si concluderà questo addio al nubilato con protagoniste quattro donne over 70 che hanno conservato l’entusiasmo e la vitalità di quattro ragazzine. [sinossi]
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LE MARGHERITINE
di Vera Chytilová
Se non avete mai avuto l’occasione di imbattervi nello straripante capolavoro di Vera Chytilová non avete assaporato fino in fondo il senso della libertà espressiva, che qui raggiunge vertici altrove difficilmente esplorati. Non perdete dunque l’occasione, da lunedì prossimo, di godere sul grande schermo di un lavoro anarchico, che sa fondere i dettami delle “nuove onde” con la tecnica delle avanguardie storiche. Davvero imperdibile.
Le ragazze, piccole demolitrici irriverenti e imbronciate capaci di esercitare una forza devastatrice, rappresentano in chiave satirica la crisi contemporanea dei valori e una visione grottescamente deformata del futuro. Una bruna e l’altra bionda, nelle loro apparizioni pubbliche le due sono intercambiabili. Il subbuglio maniacale che causano è presentato con un’estetica giocosa e un gusto sofisticato mettendo in contrasto le immagini documentarie e le manifestazioni più incivili del mondo moderno. La totale distruzione perseguita dalle ragazze è provocata dalla noia e dal desiderio di cambiamento: le due Marie ambiscono a un mondo di assoluta libertà e fantasia e del tutto privo di scrupoli. [sinossi]
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Questa settimana escono anche Un altro domani (2023) di Silvio Soldini, La divina cometa (2022) di Mimmo Paladino, Love Again (2023) di James Strouse, Muti (2023) di George Gallo. Lunedì 15 oltre al parallelismo tra Lynch e Fleming e al capolavoro di Vera Chytilová escono il documentario dedicato a Claudio Baglioni Tutti su! Buon compleanno Claudio (2023) di Duccio Forzano, e Borromini e Bernini – Sfida alla perfezione (2023) di Giovanni Troilo. Buone visioni!