Maputo Nakuzandza

Maputo Nakuzandza

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Presentato nel concorso Nuove visioni del Sicilia Queer Filmfest 2023, Maputo Nakuzandza è una sinfonia metropolitana di Maputo, capitale del Mozambico. Dall’alba al tramonto la regista brasiliana esordiente Ariadine Zampaulo segue personaggi, architetture, il ritmo della vita cittadina con il sottofondo della radio locale, da cui trapelano la condizione femminile, il retaggio coloniale, il divario tra strati sociali.

Sinfonia di una grande città africana

È l’alba nella capitale del Mozambico. I giovani lasciano le discoteche. Nei cortili, le donne iniziano la loro giornata. Un uomo percorre correndo le principali arterie della città, una donna torna da un viaggio, un turista esplora le vie, un operaio prende i mezzi pubblici e la radio di Maputo Nakuzandza annuncia la scomparsa di una sposa che ha lasciato sull’altare il marito che la tradiva. [sinossi]

Una giostra ferma e una ruota panoramica compaiono all’inizio, segno di una circolarità che governerà il flusso di immagini del film, registrazione della vita di una grande città africana, ovvero Maputo, capitale del Mozambico. L’operazione è condotta dalla regista brasiliana Ariadine Zampaulo, alla sua prima opera dal titolo Maputo Nakuzandza, presentata nel concorso Nuove visioni del Sicilia Queer Filmfest 2023 dopo l’anteprima internazionale al FIDMarseille. Si comincia all’alba, dunque, quando un gruppo di ragazzi, reduci da una notte in qualche locale, notano una donna sola in un’auto, forse ubriaca, forse strafatta. Le viene subito affibbiata la patente di sgualdrina: qualcuno insinua con malizia che possa aver avuto molti partner durante la nottata.

Maputo Nakuzandza è una sinfonia metropolitana che registra la vita della città africana, con l’accompagnamento della radio cittadina. Alcuni personaggi sono ricorrenti. C’è un runner che corre tra i vicoli dei quartieri poveri come sui marciapiedi delle zone residenziali, c’è un uomo elegante in giacca e cravatta che prende autobus e taxi collettivi in mezzo alla povera gente, c’è un ragazzo dai capelli rasta. E soprattutto c’è una donna in abito da sposa che è fuggita prima del matrimonio, scappata davanti al portone della chiesa. Una cosa inimmaginabile. Alla radio si ipotizza un rapimento o un suicidio. C’è un’altra donna nel film che è terrorizzata dall’abito nuziale, e si vede un altro matrimonio, mentre in un altro momento assistiamo a una furiosa lite coniugale a un bar. La condizione femminile è la prima cosa che emerge nel flusso di immagini della polifonia urbana. Le donne sono come degli spiriti, in una scena scompaiono in un’altra danzano tra gli specchi di un palazzo storico diroccato, decorato con gli azulejos dei colonizzatori portoghesi. Residui del passato coloniale come le statue equestri o i cannoni.

Dal tramonto all’alba, Ariadine Zampaulo coglie tanti aspetti sociali della realtà di Maputo. Ci sono cittadini che frequentano circoli di tennis o che si sballano nei locali notturni, altri che lavorano, vivono in modeste baracche da villaggio africano e che si lavano con un catino. C’è il richiamo del muezzin che si sente ma anche una processione come una via crucis. Alla radio si parla di elezioni, di rivendicazioni sindacali come del record di suicidi. Sono i contrasti, le contraddizioni delle grandi metropoli di un continente storicamente colonizzato, sfruttato, prosciugato di risorse, che cerca a fatica di entrare nel club del benessere.

Info
Maputo Nakuzandza sul sito del Sicilia Queer.

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