The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology

The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology

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Presentato in concorso alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology di Jim Finn è un’opera quasi interamente costruita di footage preesistente che, seguendo la figura di (San) Paolo di Tarso, ragiona sulle origini della cristianità è sulla sua iconografia nel mondo contemporaneo.

Saulo è vivo

Un ritratto psichedelico del fondatore teorico del cristianesimo, l’apostolo Paolo. La sua vita, la sua ideologia e la sua influenza sono ricostruite mettendo insieme filmati in 16mm, cassette, animazione e musica liturgica cattolica. [sinossi]

La storia della cristianità è una storia iconografica, che ha prodotto un repertorio di immagini la cui portata sovrasta lo stesso messaggio evangelico, piuttosto che i suoi aspetti teologici o i suoi principi fideistici. Questa è la forte sensazione che trasmette The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology, del cineasta e docente statunitense Jin Finn, presentato in concorso alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. A suggello di ciò Finn ci mostra l’immagine del famigerato dittatore argentino Videla mentre fa la comunione, assorto nella fede. La Chiesa si è sempre alleata con il potere quando non lo ha incarnato in prima persona.

L’autore ci porta alle origini della cristianità, focalizzandosi non sulla figura di Cristo bensì su quella dell’apostolo Paolo di Tarso ovvero San Paolo. Le sue sette lettere rappresentano gli scritti cristiani più antichi rimasti. Altre sei epistole sono state redatte a nome suo dopo la sua morte, e la sua figura è anche centrale negli Atti degli Apostoli, che la tradizione vuole opera del suo discepolo Luca. E poi ci sono racconti e leggende che compaiono nei Vangeli Apocrifi. L’interpretazione e l’esegesi dei Vangeli, le note esplicative scritte in epoca medievale spesso proprio a proposito di Paolo, rappresentano tutta una costruzione che si è fatta sul e attorno il Verbo, della quale le immagini giocano un ruolo preponderante. The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology si struttura con un flusso narrativo in voice over totalmente sconnesso con il flusso di immagini che accompagna. Il primo è un racconto, serio, documentato, pieno di riflessioni sulla figura dell’apostolo. Il secondo è un campionario estetico delle immagini cristiane che illustrano la vita e l’importanza di quel personaggio. Jin Finn attinge a piene mani in un immaginario trash o kitsch. Ci sono film peplum biblici di serie B, film d’animazione dalla grafica elementare anche rovinati dalla nebbiolina televisiva, pupazzi animati, ricostruzioni in computergrafica mediocre, giochi da tavolo, con dadi, carte, figurine, immaginette, santini, diorami, trasmissioni televisive con predicatori fondamentalisti o prestigiatori. Il comune denominatore è la povertà delle immagini, in tutti i sensi, la mediocrità di una iconografia populista, l’assenza di un senso estetico artistico. E Finn utilizza un footage che suona sempre come primitivo, superato, perlopiù analogico. La pellicola, evidente nei salti come nella sua tipica grana, le scritte graficamente scarne come quelle dei primi personal computer. Un filmato della United Air Force, di propaganda, inizia proprio con il disegno di una bobina.

Un rapporto dialettico tra immagini e testo quindi. Ma Jin Finn comunica anche con il montaggio. Accostando per esempio una scena di un film d’animazione, dove si bollano come innaturali i rapporti tra persone dello stesso sesso, con un’illustrazione che sembra dell’Antica Grecia che mostra scene accennate di omosessualità. Come a dire che la condanna dell’omosessualità appartiene solo a certe culture, come quella cristiana occidentale, non a tutte. Solo in alcuni momenti immagini e testo over vanno in parallelo, usando scene di repertorio a servizio della narrazione. Uno di questi riguarda la storia del teologo luterano antinazista Ernst Käsemann, noto per il suo saggio da cui Jin Finn ha ripreso il titolo del film, che ricolloca l’apostolo Paolo nella tradizione misticista giudaica, e laddove il termine “apocalisse” va interpretato nel suo significato religioso di rivelazione, disvelamento come appunto quello sulla via di Damasco. La figlia di quest’ultimo, Elisabeth, finita tra i desaparecidos argentini, con al potere del macellaio Videla, per la sua attività per i poveri, associabile alla teologia della liberazione in Sudamerica, quella dottrina ostacolata dalle autorità vaticane ma coerente con il pensiero originale evangelico. Il discorso di Finn non riguarda la fede né la blasfemia ma la totale divaricazione, nel corso dei secoli, tra il Verbo e la rappresentazione cristiana. A Jin Finn, che vive negli USA, sfugge che il nome di San Paolo in Italia è associato quello di uno dei più importanti gruppi bancari. Sarebbe stato un ulteriore spunto.

Info
The Apocalyptic Is the Mother of All Christian Theology sul sito di Pesaro.

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