Following

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Sempre in attesa della magnificenza “atomica” di Oppenheimer, ecco che Movies Inspired fa arrivare per la prima volta sul grande schermo in Italia l’esordio alla regia di Christopher Nolan. Following è una riflessione sullo sguardo e sul genere, che mette in scena la necessità del cinema di “spiare” con quella dello spettacolo di “intrattenere”. Temi, questi, che si svilupperanno nel corso della carriera del regista inglese ma che nel 1998 mostravano già in nuce le sue potenzialità espressive.

Imparando da Cobb

Bill è un aspirante scrittore che, in cerca di ispirazione, comincia a pedinare le persone, trasformando le loro vite in materiale per il suo lavoro. Tutto va bene fino a quando Bill si imbatte in Cobb, ladro di professione che gli insegna il mestiere. Eccitato all’idea di compiere azioni illegali entrando negli appartamenti altrui, Bill si trova ben presto in un gioco più grande di lui. [sinossi]

Sono trascorsi venticinque anni da quando Following, il film d’esordio di Christopher Nolan, iniziò a circolare per i festival di mezzo mondo, a partire dalla presentazione nella sezione “Discovery” di Toronto (dove si trovò in compagnia tra gli altri di Sombre di Philippe Grandrieux, The Shoe di Laila Pakalniņa, La mela di Samira Makhmalbaf, e 23 di Hans-Christian Schmid) per arrivare al trionfo a fine gennaio 1999 a Rotterdam. In questi cinque lustri il regista britannico è stato in grado di scavare un solco nell’immaginario collettivo, sempre alla ricerca del punto d’incontro tra le proprie necessità autoriali e la narrazione condivisa e per lo più spettacolare. Film dopo film, da Memento a The Prestige, da Il cavaliere oscuro a Inception, da Dunkirk a Tenet, ci si è progressivamente dimenticati di quella piccola – sotto tutti i punti di vista, eccezion fatta l’ambizione – opera prima, quasi si trattasse di un corpo spurio all’interno della filmografia del cineasta. Una sensazione non del tutto peregrina, se ci si ferma alla struttura produttiva e alla collocazione temporale – è l’unico lungometraggio di Nolan a essere stato portato a termine nel Ventesimo secolo –, ma che mostra una certa cecità se ci si addentra nelle sue ramificazioni interne, e nelle suggestioni che ha intenzione di rilasciare. Lo spettatore italiano non ha poi mai avuto l’occasione di confrontarsi con la visione sul grande schermo di Following, che all’epoca non venne distribuito nonostante qualche partecipazione a festival nazionali (Torino nel 1999, per esempio): a colmare questo vuoto pensa ora meritoriamente Movies Inspired, che approfitta della concomitanza dell’uscita in sala di Oppenheimer per proporre allo spettatore agostano la versione restaurata in 4K del primo vagito di Nolan.

Chi si imbatterà per la prima volta in Following potrà subito annotare alcune anomalie rispetto alla restante parte della filmografia di Nolan: è infatti il suo unico film interamente girato in bianco e nero, l’unico sotto l’ora e mezza di durata (e a parte Memento, Insomnia, e Dunkirk gli altri superano le due ore, in molti casi abbondantemente), l’unico in cui il regista si trova a doversi occupare direttamente sia della fotografia che del montaggio, elementi cui ha in ogni caso prestato sempre la massima attenzione. Lontano dalle gargantuesche opportunità degli studi hollywoodiani, che hanno foraggiato l’ambizione tonitruante della visione nolaniana, Following possiede in tutto e per tutto le qualità intrinseche del cinema indipendente degli anni Novanta, quello che in modo autarchico cercava la propria via espressiva ben conscio di non poter (ancora?) confrontarsi con la professionalità pura. Sotto questo punto di vista fatta la tara alle ovvie divergenze espressive il film può essere apparentato ad altri classici del decennio che mise fine al Novecento, da Clerks di Kevin Smith a El Mariachi di Robert Rodriguez, da Slacker di Richard Linklater a π – Il teorema del delirio di Darren Aronofsky. L’utopia di un cinema che potesse sganciarsi dalle logiche produttive canoniche per ricercare una propria via, nel tentativo per registi esordienti o quasi di mettersi in luce rispetto al panorama complessivo. Produttivamente Following non può essere preso a modello, visto che le riprese occuparono circa un anno potendosi svolgere solo nel weekend, quando le persone coinvolte – a partire dal regista stesso – non erano impegnate al lavoro, e considerato che i circa 9000 euro attuali spesi vennero investiti quasi esclusivamente nell’acquisto della pellicola 16mm la cui grana contraddistingue con forza la messa in scena, eppure la sua totale libertà espressiva dovrebbe ancora oggi essere un punto di partenza indispensabile per qualsivoglia regista. La stessa scelta del bianco e nero, così anomala per l’appunto nell’abitudine successiva di Nolan, è figlia delle contingenze del caso e delle ristrettezze economiche: la bicromia è più semplice da gestire rispetto al colore in situazioni di scarso controllo dell’illuminazione (il film sfrutta solo le luci naturali, non potendosi Nolan permettere l’affitto di fari e stativi).

In questa necessità che si tramuta in virtù si sviluppa quello che invece si paleserà ben presto come l’approccio tipico del regista britannico; Following “sfrutta” già il genere – in questo caso il noir e il thriller con colpo di scena, tipico del decennio in cui viene prodotto il film – per consentire a Nolan di focalizzare l’attenzione su alcuni dei suoi temi portanti, a partire dalla dialettica tra verità di ciò che si vede e illusione (o prestigio che dir si voglia), fino ad arrivare al tema del doppio incarnato in due figure distinte, speculari e compensative l’una delle mancanze dell’altra. In tutto questo l’allora ventottenne cineasta, che pur si era fatto notare con un paio di corti tra cui particolarmente significativo è Doodlebug (1997), esplora i cliché del noir mescolandoli però alla funzione del pedinamento, dell’impossibilità di avere un’identità nel mondo dovendosi dunque limitare a seguire e spiare altri esseri umani. Il classico, vale a dire il genere, si fonde dunque col moderno, nella storia dello scapestrato Bill (sarà il suo vero nome?) che da aspirante scrittore pedina sconosciuti in giro per Londra, e non sa resistere all’idea di diventare il discepolo di Cobb – anche il personaggio centrale di Inception, interpretato da Leonardo DiCaprio, si chiama così –, topo d’appartamento che quindi può consentire a Bill di evolvere la propria ossessione per il pedinamento, conducendolo fin dentro le case, che prima gli erano ovviamente precluse. Si compie dunque qui il punto di contatto tra il cinema moderno e quello classico, con i punti cardine del noir (a partire dalla bionda femme fatale) che devono confrontarsi con uno stile rapsodico, tutt’altro che d’antan, frenetico anche per le suddette necessità produttive. In questo sposalizio ideale Nolan mescola ancora di più le carte, producendosi già in quella narrazione su diversi piani temporali che ben presto verrà letta come una delle peculiarità più evidenti del suo approccio alla regia. Tra qualche riflesso lynchiano – agevolato anche dalla partitura sonora composta per l’occasione da David Julyan, a sua volta esordiente nel lungometraggio e con un budget a disposizione, così pare, di ben 8 sterline –, la ricerca assoluta del “volto nella folla”, e il desiderio in ogni caso di lasciare di stucco lo spettatore con un colpo di scena che è in fin dei conti l’aspetto meno interessante del film, Nolan articola un discorso sullo sguardo che si fa da subito narrativo, rifuggendo dunque la mera cornice teorica. Quel che ne viene fuori è un esordio affascinante, in cui la brevità si mostra come anima del senno, e che costringe lo spettatore – pur di fronte a un impianto di genere – a spremere le meningi, per riannodare i fili. Un paio di anni più tardi sarà il Leonard Shelby interpretato da Guy Pearce, affetto da amnesia anterograda, a dover ricostruire pezzo per pezzo la propria memoria. Con Memento, e poi con Insomnia, il cinema di Nolan diventerà parte dominante dell’ingranaggio industriale facendo dimenticare ai più, purtroppo, una Londra che più sgranata non si può, dove solo la ricerca di persone sconosciute può ancora mostrare un minimo di senso.

Info
Il trailer di Following.

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