Stepne

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Presentato nel concorso internazionale del 76 Locarno Film Festival, dove si è aggiudicato il Pardo per la migliore regia, Stepne della regista ucraina Maryna Vroda è il racconto di un ritrovo famigliare in occasione di un funerale, dove i vecchi ricordano ancora l’epoca sovietica. Un mondo antico, rurale, destinato a scomparire.

Il bel Dnepr blu

Ambientato tra splendidi paesaggi invernali ucraini e crescenti sentimenti di alienazione tra i membri della società post-sovietica, Stepne è la storia di Anatoliy, un uomo che torna a casa per prendersi cura della madre morente. L’incontro con il fratello e con una donna che ama lo fa riflettere sulle scelte fatte nella sua vita. E, poco prima di morire, la madre rivela ad Anatoliy dell’esistenza di un tesoro… [sinossi]

«Difficile seguire le tradizioni con tutte queste guerre e rivoluzioni»: una frase detta durante il ritrovo degli anziani nel film ucraino Stepne, della regista Maryna Vroda, presentato nel concorso internazionale del 76 Locarno Film Festival dove si è aggiudicato il Pardo d’oro per la miglior regia. Tra le poche velate allusioni, che tutti si sarebbero aspettati, al conflitto in corso, cosa che interessa solo relativamente ai personaggi del film che vivono fuori dal mondo, come in un limbo, in un ambiente rurale estremo, popolato di persone anziane, evidentemente ben lontano dai punti nevralgici del paese, più ancorati al passato che non a vivere il presente. Ma forse un passato con cui non si sono mai fatti i conti si ripercuote ai nostri giorni.

Stepne è incentrato su Anatoliy, un uomo di mezza età, che giunge, su una corriera che attraversa un paesaggio di neve e pozzanghere, in un casolare tra i boschi dove accudirà la madre negli ultimi suoi giorni di vita. Ci sono momenti elegiaci, con l’uomo che accarezza la madre a letto, un’immagine pittorica illuminata da un fascio di luce che viene dalla finestra, tra Sokurov e Friedrich. Dopo una mezz’ora di film, la madre lascia questa valle di lacrime, in un momento lasciato fuori campo. È la fine di un’epoca, di un piccolo mondo antico. Quando all’inizio Anatoliy arriva in casa, consulta dei registri cartacei davanti a un focolare: è l’emblema di questa dimensione arcaica che non sembra conoscere la modernità. Segue la veglia funebre e il lutto, che durano svariati giorni. Stepne comincia come Nostalgia di Martone e prosegue come un film giapponese dedicato alla riunione famigliare, come The Funeral di Itami o Still Walking di Koreeda. I vecchi attorno al feretro raccontano i propri ricordi, chi rievoca la guerra, chi il passato sovietico. Si parla dell’alimentazione di una volta, a base di erbe e sansa, e si cantano le canzoni retrò come Le albe luminose su Dnipro. Si passano i giorni, a mangiare, bere, giocare a scacchi, nel ricordo della defunta. Sono personaggi veri, quelli messi in scena da Maryna Vroda, anziani dai volti scavati dalla vita.

Quando si arriva alla processione funebre vera e propria, la mdp inquadra la partenza del corteo, al canto degli alleluia, rimanendo ferma e finendo con un lungo momento di vuoto, sui casolari dove trascorreva la sua vita la madre di Anatoliy. L’inquadratura successiva vede le persone in fila al cimitero, rese come delle silhouette in campo lungo. Tutto procede come in un lento e inesorabile tragitto verso il nulla e il baratro. La desolazione aleggia, anche nel violino rotto, che non emette suoni. Si allude alla recente rivoluzione dei giovani, facilmente decifrabile come l’Euromaidan del 2013. Non interessa a Maryna Vroda valutare quell’evento, cui pure lei ha partecipato, in questa sede. Quanto segnare un ulteriore salto in avanti rispetto alla rimozione di un passato, troppo sbrigativamente cancellato nell’euforia di un mondo nuovo. E la scena dello sciopero dei lavoratori alla fine rappresenta la disillusione rispetto alle premesse di quel mondo nuovo capitalista. Pure il ritratto di Stalin è tagliato a metà: la memoria è quanto mai ambigua. E il film si conclude con la soppressione dell’amato cagnolino della madre, una volta che Anatoliy ha verificato che nessuno nel villaggio avrebbe potuto prendersene cura. Ulteriore lapide tombale e segno di mancanza di speranza.

Info
Stepne sul sito del Festival di Locarno 2023.

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